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Vanloon – Nixon vs Kennedy

Creato il 30 ottobre 2012 da Ilcasos @ilcasos

Puntata 2 – anno 2, 29 ottobre 2012
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immagine dal dibattito Kennedy Nixon 1960

Il dibattito televisivo

Ciao a tutte e tutti da Debs e Lara.

Obama-Romney: è giunto quasi al termine lo scontro mediatico, portato avanti a suon di tweet ed eclatanti apparizioni televisive. Infatti, la vincita nell’arena televisiva decreta il favorito per le elezioni presidenziali. La campagna politica statunitense è difficilmente paragonabile ad altri sistemi: s’incentra tutta sulle tattiche “pubblicitarie” del candidato, mettendo in moto una macchina elettorale gigantesca, e si focalizza sull’essere simbolo della volontà della nazione. La televisione, per questo, diventa lo strumento migliore per uno scontro tra simbolo, volontà e progetto.

Si può datarne un inizio ben preciso? Il primo dibattito televisivo è del 1960 e mette a confronto due dei più leggendari presidenti degli Stati Uniti: Richard Nixon e John Kennedy. Richard Nixon era, all’epoca, il vice-presidente di Eisenhower, John Kennedy era senatore del Massachusetts. Entrambi membri della Marina durante la seconda guerra mondiale. L’entrata al Senato avvenne nello stesso anno, quasi insieme, avendo perfino gli uffici vicini. Nixon entra al Congresso come vicepresidente e come una delle figure pubbliche più simboliche della middle class del dopoguerra, preoccupata di fronte al pericolo comunista. Kennedy è di famiglia irlandese (una delle comunità di migranti più numerose e malviste), cattolico in un paese dove i protestanti avevano accesso al potere e, come altro fattore negativo, più giovane di Nixon di quattro anni. Durante il loro lavoro al Senato i loro rapporti erano cordiali e quasi amichevoli, soprattutto da parte di Nixon.
Erano i primi candidati presidenziali ad essere nati nel XX secolo. Il predecessore era l’eroe militare Eisenhower, stratega dello sbarco in Normandia, “conservatore dinamico” (per quanto possa essere dinamico un repubblicano) in quanto mantenne i contorni essenziali del welfare state di Roosevelt, ma allo stesso tempo consolidando l’imperialismo statunitense più sfrenato basato sulla dipendenza economica. Le elezioni del 1960 per dinamica, struttura e modalità ricalcano già il passaggio da una società in corsa per il benessere e l’egemonia culturale ad una più matura, divisa tra la sicurezza della propria superiorità e la disparità e ingiustizia sociale interna.

Nel 1950 1 su 10 famiglie americane avevano una televisione, nel 1960 il numero sale a 9 su 10. Questo significa che il pubblico che guarda il dibattito tra Richard Nixon e John Kennedy sarebbe stato uno dei più alti finora avuti. A scontrarsi erano più che altro le figure dei due, le strategie per apparire affidabile o meno al pubblico americano. In tutte le descrizioni di Kennedy si sottolinea la sua abbronzatura (era appena tornato dalla campagna fatta in California), la sua bellezza e compostezza. Nixon invece viene descritto come sfatto, senza trucco (rifiutò infatti di metterlo) e con la barba non rasata ben visibile, le occhiaie e la stanchezza per un malore non del tutto passato ed il viaggio di tutti i 50 stati per la campagna elettorale.

Il discorso di Kennedy è improntato alla compostezza, fotogenia e disinvoltura, e ricalca di più una modalità televisiva rispetto alla goffaggine di Nixon, la sua poca abilità con il mezzo e con la necessità di ribattere a domande e accuse. Il discorso di Kennedy conia insieme charme e retorica, sostenendo la necessità di «rimettere in moto l’America» spingendo su politica estera d’impegno globale, riforme fiscali a sostegno di formazione e ricerca per contrastare l’immobilismo repubblicano. Vulgata vuole che chi guardò lo scontro alla televisione decretò Kennedy il vincitore, mentre chi lo ascoltò alla radio propendeva per Nixon o per il pareggio. Bisogna però notare che le famiglie che possedevano soltanto la radio erano quelle più chiuse e conservatrici delle campagne, solitamente già mal disposte nei confronti del cattolico Kennedy.
In effetti, la cattolicità del candidato democratico smosse una certa coscienza del paese, portando la partecipazione elettorale al 65,4% (allora la più alta dal 1908), ed il suo intervento in favore della scarcerazione di Martin Luther King richiamò una gran parte di popolazione nera finora mai andata alle urne. Le differenze, poi, non si ebbero solo nello scontro televisivo, ma fra le due intere modalità di campagna: quella di Nixon più tradizionale, basata sullo spostamento del candidato di città in città; Kennedy invece utilizzò molte più risorse per finanziare pubblicità televisive e statistiche. Malgrado tutto questo, la vittoria di Kennedy fu tale solo per pochissimi voti: poco più di 100.000.

Nei tre anni della sua presidenza, JFK e la sua famiglia rappresenteranno una nuova Camelot (una famiglia da paragonare ai divi del cinema per bellezza e giovinezza), e la politica americana sarà segnata dall’invasione della Baia dei porci, dalle politiche economiche imperialiste in Sud America, dal discorso a Berlino, dall’inizio della guerra in Vietnam, dallo scandalo Marilyn e dalla ratificazione del Civil Rights Act, fatto a denti stretti nel 1963. Kennedy verrà poi assassinato il 22 novembre 1963, come Abramo Lincoln. La sua morte creerà un mito e un mistero che segnano ancora la storia statunitense.
Le interpretazioni a venire proietteranno sul dibattito del 1960 dei significati che contrappongono due Americhe: l’una liberale e progressista, l’altra conservatrice e reazionaria. Nel 1968, infatti, Nixon avrà la sua rivincita e la presidenza, terminata con lo scandalo Watergate del 1972.

Alla vigilia delle elezioni 2013 constatiamo che il tubo catodico è sempre più metro di giudizio della politica, di una tradizione americana lunga ormai cinquant’anni che, forse, innalza al grado di uomo (o donna) più potente del mondo chi buca lo schermo e non chi ha le capacità reali per guidare una nazione così potente.
E con queste riflessioni vi salutiamo e vi invitiamo a visitare il nostro sito www.casoesse.org e… alla prossima puntata!

Bibliografia e approfondimenti

  • Ferdinando Fasce, I presidenti USA, due secoli di storia, Roma: Carocci, 2008
  • Christopher Matthews, Kennedy & Nixon, the rivalary that shaped postwar America, New York: Simon & Schuster, 1997
  • The Kennedy-Nixon Presidential Debates, 1960, da The Museum of Broadcast Communications, ultima consultazione il 29/10/2012
  • The First JFK-Nixon Debate and related media, da History.com, ultima consultazione il 29/10/2012
  • «Comprereste un’auto usata da quest’uomo?», da Il Post, ultima consultazione il 29/10/2012

Proponiamo anche un bel libro sulla storia degli Stati Uniti:

  • Mario Del Pero, Libertà e impero: gli Stati Uniti e il mondo, 1776-2011, Roma-Bari: Laterza, 2011
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