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Vanloon – Thomas Paine

Creato il 09 luglio 2013 da Ilcasos @ilcasos

Puntata 15 – anno 2, 29 giugno 2013
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Ciao a tutte e tutti da Debs e Bas

Sono sotto gli occhi di chiunque gli infami attacchi alla ministra Cécile Kyenge: volgari insulti razzisti, sessisti. Gli emittenti? Leghisti delle istituzioni gli stessi che sbraitano contro i migranti che attraversano gli improbabili confini “italiani”. Ma oggi vi raccontiamo una storia molto più vecchia del xenofobo partito leghista, una storia che tratta di un concetto di cittadinanza più ampia e di una lunga lotta per i diritti.

Negli ultimi anni è diventato sempre più frequente sentire l’espressione «cittadino del mondo» applicata a persone particolarmente in grado di sentirsi a proprio agio in diverse parti della Terra. La nostra epoca ha ridotto le distanze effettive fra territori che prima erano molto lontani fra loro, rendendo più facile la conoscenza di Paesi diversi dal nostro.
Non dobbiamo però pensare a questa categoria di persone come esclusiva dell’epoca contemporanea. Le idee e gli individui hanno sempre trovato il modo di circolare, anche se prima si spostavano più lentamente.

ritratto di Thomas Paine

Thomas Paine (1737-1809)

Gli Stati nazionali non hanno sempre potuto chiudere al loro interno tutte le istanze conflittuali con cui avevano a che fare. Esse trovavano spesso il modo di uscire dai confini e riuscivano a diffondersi in aree anche molto lontane dal luogo di partenza. Simbolo di questo movimento è la nave, mezzo di trasporto sul quale lavoravano equipaggi variopinti. Quello spazio sospeso sull’acqua era capace di formare un ambiente meticcio che era naturalmente una sfida ai confini razziali e politici. È in particolare la nave pirata a darci un’idea di questa atmosfera. Il capitano faceva valere il suo grado solo in battaglia o in circostanze particolari, le decisioni venivano prese in comune e il bottino veniva spartito equamente fra i membri dell’equipaggio. La gerarchia che esisteva sulla terra cessava di avere validità in acqua.

Un ottimo esempio di questa tendenza è il pensatore inglese Thomas Paine. Non dovete immaginarvi un aristocratico ben vestito, chiuso nell’agio del suo palazzo. Al contrario, con la sua esperienza di vita Paine è riuscito a interpretare l’Oceano Atlantico come uno spazio vivo, capace di influenzare con grande efficacia la terraferma.
Da adolescente per poco non entra nella ciurma di pirati del capitano Death e poi si imbarca come corsaro su una nave chiamata King of Prussia. Nella natia Inghilterra non riesce però a trovare la sua vera vocazione e a trentasette anni si trasferisce in America. Qui viene fuori il suo vero talento.

Nel 1776 viene pubblicato Common Sense, un testo molto breve ma decisamente incisivo che diviene immediatamente un successo editoriale. Paine sostiene che l’America non ha più niente da guadagnare dal legame con l’Inghilterra. L’indipendenza deve essere ottenuta immediatamente, non si può indugiare. L’America, una sorta di terra promessa per gli europei costretti a lasciare il loro continente, è cresciuta abbastanza da poter ormai camminare con le sue gambe.
Vero e proprio intellettuale militante, Paine sceglie di arruolarsi nell’esercito che si opporrà agli inglesi continuando nel frattempo a usare la sua penna affilata per sostenere la causa dei neonati Stati Uniti.

Qualche anno più tardi Paine intraprende un nuovo viaggio atlantico che gli consentirà di prendere parte alla rivoluzione francese. È convinto che l’ancien régime sia ormai prossimo alla fine in tutta Europa e perciò difende la rivoluzione. Paine è convinto di poter portare nel Vecchio Continente le idee con le quali si era confrontato negli Stati Uniti e non esita ad attraversare di nuovo l’Atlantico per cercare di diffonderle. I diritti dell’uomo sono una costante nel suo pensiero, sono la vera molla che lo spinge all’azione. Non è un caso se fra il 1791 e il 1792 Paine pubblica un testo per difendere la Rivoluzione e lo intitola proprio Rights of Man. Nessuno deve essere abbandonato al proprio destino, nemmeno i più poveri. Lo Stato deve includere, non deve creare aree di marginalità. Paine non si accontenta di elencare gli obiettivi. Spiega anche come raggiungerli. Propone un sistema per garantire l’istruzione ai giovani, la pensione agli anziani e un salario minimo per tutti.

In base a queste considerazioni qualcuno ha definito Paine un «proto-socialista». Forse questa etichetta non è adeguata fino in fondo, ma è difficile negare che Paine avesse al centro della sua visione sia l’individuo sia la collettività. La struttura del sistema capitalista non viene mai messa in dubbio, ma la sfida di Paine sta proprio nel cercare di conciliare l’utile individuale con quello della comunità. Rimane comunque la figura di quest’uomo pronto a difendere il risultato ottenuto e disposto a rischiare in prima persona per difendere le sue idee, anche a costo di rimanere isolato. Le sue idee deiste gli costano una buona parte della fama che era riuscito ad acquisire durante la sua avventurosa esistenza.

Paine terminerà la sua vita nel 1809 quasi in solitudine, lontano dalle persone che si erano emozionate leggendo i suoi scritti. Thomas Paine muore ma lo fa senza rimpianti, senza rimorsi per aver mancato delle occasioni. Muore orgoglioso di ciò che è riuscito a fare, spesso usando solo un penna e il pensiero. Sono passati due secoli ma le idee difese da Paine sono molto attuali, così come sarebbero attuali la sua coerenza e la sua capacità di essere cittadino del mondo: per una rivoluzione senza confini il tempo non passa mai!

E con queste riflessioni vi salutiamo, Vanloon si ferma per l’estate!

Approfondimenti

È possibile consultare i principali lavori di Thomas Paine nella sua pagina in Wikisource.

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Cécile Kyenge, cittadinanza, Commons Sense, confini, pirateria, Riforme sociali, Rights of Man, Rivoluzione francese, Stati Uniti d'America, Thomas Paine Radio


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