Signore e Signori, ecco a voi l’inizio del viaggio entro l’esimia editrice Vaporteppa, che ci presenta le proprie fiere opere. Dopo la presentazione fatta dal Duca di Baionette stesso, ovvero colui che ha principiato l’ardita avventura, ecco la prima parte dell’intervista con lo stesso.
Lasciandovi in compagnia del temerario, vi ricordiamo che Vaporteppa è avanguardismo e sprezzo del pericolo ad un ottimo prezzo.
iye Facci una breve presentazione di Vaporteppa
Vaporteppa è la prima collana nata sotto il marchio Antonio Tombolini Editore, a febbraio 2014, da un’idea del direttore editoriale Marco Carrara (Il Duca di Baionette, ovvero io).
Nasce con l’intenzione di pubblicare narrativa fantastica in generale (Fantasy e Fantascienza), con un occhio di riguardo per lo Steampunk e lo Science-Fantasy, e una predilezione per opere fantasiose, coinvolgenti e avventurose. A parte qualche opera straniera, Vaporteppa si prefigge lo scopo di pubblicare autori italiani selezionati e formati gratuitamente con lo scopo di renderli in grado di produrre opere di buon livello.
Gli autori formati non hanno vincoli, se non dei brevi contratti di pochi anni sulle singole opere, e possono usare ciò che hanno imparato in Vaporteppa per pubblicarsi da soli o con altri editori: siamo fiduciosi che il valore aggiunto che possiamo fornire li manterrà a lungo con noi.
iye Come nasce il tuo interesse verso la narrativa fantascientifica ?
Non lo so. Essendo narrativa speculativa, nel senso di riflessione sulle conseguenze di una premessa, credo sia normale che se si parte con interessi reali verso la storia e la strategia, in particolare nei suoi elementi più curiosi, il passo successivo sia quello verso l’ucronia, poi verso il What If futuristico e infine verso la fantascienza in generale.
Seguire i ragionamenti di Edward Luttwak nel saggio “Strategia” sulla realizzabilità o irrealizzabilità di una fanteria d’arresto armata di lanciarazzi come principale forza di opposizione alle divisioni corazzate sovietiche, è un esempio magistrale di World Building, per l’approfondimento nella spiegazione di vantaggi (pochi) e svantaggi (molti), proprio come avviene dietro le quinte di tante eccellenti opere di narrativa fantastica.
Cominciando con un certo interesse per il Fantasy tolkeniano e per quello alla D&D o da videogioco, ai tempi delle elementari e delle medie, non ci vuole molto se l’interesse è quello per l’analisi e il What If ad arrivare alla Fantascienza in cui, ben più spesso che nel Fantasy, si trovano risposte fantasiose a domande incredibili.
iye Cosa ha rappresentato per te il sito Fantasy Gamberi ?
Sicuramente, come per tutti, la scoperta che non solo certi metodi di valutazione e criteri il meno soggettivi possibili erano diffusi all’estero, ma che era necessario portarli anche in Italia se si voleva cominciare a discutere seriamente di narrativa.
Mi ha spronato a interessarmi di più al Fantasy e alla Fantascienza, a cui ormai mi ero disinteressato e leggevo quasi solo saggistica, grazie alle tante citazioni di opere di pregio da leggere, molte di interesse puramente contenutistico ma alcune anche ben scritte. Un buon indicatore per capire se qualcuno che critica quel sito sta mentendo oppure se è in malafede oppure se critica con cognizione di causa è vedere se dice che è un sito che fa solo stroncature o che fa in gran parte stroncature: i consigli di lettura sono molti e le recensioni positive o neutre sono in numero pari a quelle negative. È un fatto verificabile facilmente: chi lo nega sta mentendo o non sa di cosa parla.
Quale motivo porti a dover mentire pur di parlar male, cosa terrorizzi certe persone all’idea che approcci di studio basilari negli USA (penso alla New Critic o alla Scuola di Chicago, roba vecchiotta, non teorie futuristiche) vengano portati qui in Italia, mi lascia perplesso. Anche perché sono così nel solco della tradizione europea, una continuazione delle parole di Flaubert, da essere più un pezzo d’Europa finito negli USA che altro!
Mi viene da rispondere che è la paura che deriva dall’ignoranza, male di fondo che uccide la narrativa fantastica italiana a ogni livello: editori incompetenti, autori incapaci … e i poveri lettori che non pensando possa essere meglio di così l’abbandonano, convinti sia solo una massa di stupidate scritte male.
Naturalmente escludendo i casi in cui la risposta è più semplice: coltivare certe amicizie, come si faceva una volta nella speranza di venire pubblicati, è possibile solo aggredendo chiunque osi criticare l’opera del possibile mecenate da adulare. Ma non ci sono solo loro, spesso è sincera paura dell’oggettività, del metodo, dello studio … di doversi informare per esprimere opinioni degne di qualche valore pratico. L’orrore, l’orrore, citando “Cuore di Tenebra”.
Cosa è stato Fantasy Gamberi in poche parole, secondo me?
Un punto di fine di un’epoca e di inizio di una nuova della narrativa fantastica in Italia, soprattutto per i lettori. Un incitamento a studiare e a tornare a leggere narrativa fantastica per me. Senza quel sito e senza Gamberetta, non avrei mai intrapreso quel percorso che ha portato a Vaporteppa.
iye In che modo hai scoperto il New Weird e la Bizarro Fiction ?
Il New Weird discutendo con Gamberetta, che all’epoca come detto seguiva molto di più la scena fantastica di me. La Bizarro Fiction la scoprii io frugando in Wikipedia, proprio mentre parlavamo di New Weird. Poi lei si interessò molto più di me di entrambi i sottogeneri. Io invece non sono stato un gran lettore di Bizarro Fiction fino a pochi mesi fa, anche se il poco che avevo letto mi piaceva tutto e lo volevo vedere tradotto. Metà delle opere le ho lette solo negli ultimi mesi, sollecitato dall’entusiasmo del pubblico per le prime due uscite di Bizarro Fiction, per decidere cosa portare in Italia e trovare traduttori.
iye Per le pubblicazioni Vaporteppa qual è il tuo criterio di selezione ?
Prima di tutto che l’opera sia ben scritta per gli scopi della narrativa di cui ci occupiamo: immersiva, concreta, sensoriale, in modo da convincere il lettore che la vicenda sia “vera” e fargliela vivere tramite i personaggi. D’altronde, come dice Wayne Booth, la narrativa è “retorica della dissimulazione”. Questo di solito lo otteniamo educando gli autori a ragionare a fondo prima di scrivere ogni singola scena, in modo da produrre più naturalmente possibile dettagli concreti scelti con equilibrio e oculatezza (i migliori dettagli e nel numero adeguato alla situazione, soprattutto in relazione al personaggio punto di vista e a ciò che gli accade in quel momento).
Appurata la qualità, mi interessa che la storia abbia un qualche elemento fantastico interessante. Non serve nulla di geniale o incredibile, non lo pretendo: basta che sia fantasioso a sufficienza. Una bella rielaborazione personale di elementi presenti in altre opere, per dare un tocco di originalità, una nuova visione personale, è sufficiente … ma questo in fondo è il criterio di tutta la narrativa fantastica di qualità, non solo nostra! Non facciamo nulla di speciale su questo fronte!
Infine cerco storie con strutture solide. Un arco di trasformazione del personaggio ben curato va benissimo (è l’ideale per me), in tal caso ci appoggeremo a livello di teoria al saggio della Marks. Piace il monomito? Perché no, se rafforza la struttura dell’arco per me va bene, in fondo ha fatto la fortuna de “Il Vecchio e il Mare” e di “Star Wars”. Si preferisce ragionare sulla rete di relazione dei personaggi, come suggeriscono altri esperti? Benissimo, aiuterò l’autore basandomi sulla teoria di Truby. E sempre cerco di aiutare rifacendomi agli insegnamenti di Aristotele (Hamartia! Hamartia!) e ai buoni esempi di Shakespeare, nello specifico nel modo in cui Lajos Egri ne spiega con impressionante facilità le premesse delle opere.
iye Ci puoi spiegare come funziona la vostra scuola di scrittura ?
Semplice.
Guardo i racconti arrivati per capire chi ha potenziale, ovvero chi scrive meno peggio o già abbastanza bene. Lo contatto per parlare su Skype e capire se sembra interessato a studiare e migliorare per davvero. Se è così, fornisco un piccolo manuale di teoria condensata scritto da me e dopo che lo ha letto facciamo circa 8-10 ore di teoria ed esercizi a voce, via Skype.
Queste sono le basi minime.
Dopo si continua: indico dei manuali in italiano dedicati alle strutture narrative (per sceneggiature e prosa), in particolare due, di cui solo uno è fondamentale, li faccio leggere e poi spiego la struttura di un paio di opere impiegando quella teoria e aggiungendo delle estensioni con Egri e Aristotele. È molto più facile far capire l’importanza del personaggio quando si usano Egri e Aristotele (soprattutto ciò che Egri dice riguardo a certe interpretazioni errate di Aristotele).
Da qui in poi è tutto scrittura e produzione di strutture. Gli autori mi presentano idee, le discutiamo, cerco di far loro “partorire” storie a partire da idee iniziali. Se c’è del potenziale, aiuto in caso di bisogno a rendere solida la struttura interrogando su ogni scelta e suggerendo problemi più che soluzioni (la prima opera, di solito, richiede aiuto … poi si è esperti e si sa fare da soli con sicurezza). Non voglio pesare troppo, suggerisco soluzioni solo se vedo l’autore bloccato, in panne. E le suggerisco solo a titolo di esempio, aspettandomi che poi evolvano una diversa soluzione propria da presentarmi la volta dopo (e così accade, infatti).
E ovviamente quando gli autori hanno qualcosa di scritto, sia strutturato in precedenza che semplici brani a mo’ di esercizio o racconti, li leggo e li valuto, per indicare i problemi a livello di line editing. La scuola è quindi un rapporto di supporto e crescita professionale dell’autore direttamente con me, secondo i termini che lui sceglie (escluse le basi), i suoi tempi e le sue necessità. C’è chi ha bisogno spesso di supporto, per essere più sicuro, e chi lavora meglio da solo perché sa già come fare.
iye Qual è secondo te lo stato attuale della scrittura fantascientifica italiana ?
Frequento troppo poco per dirlo, ma dal poco che ho visto, anche pensando agli ultimi 7-8 anni di premi Urania seguiti, pessimo. Il fatto che la fantascienza venga snobbata, che venda poco bene, mi incoraggia a pensare che anche quelle che io non conosco forse non siano opere molto buone: in fondo a noi le prime uscite hanno ottenuto vendite più che buone, senza pubblicità, da sconosciuti in pratica, senza nemmeno i cartacei, e una era perfino un’opera un po’ troppo di nicchia che molti potrebbero aver snobbato a priori (“Caligo”, che invece ha venduto perfino più del romanzo di Swanwick)… il pubblico c’è, se si vende poco è perché non si propongono opere di livello adeguato e che non sembrano interessanti, credo.
iye Ci sono scrittori italiani promettenti ?
Sì. Ce ne sono molti, ne sono sicuro. Ma non ricevono supporto, non vengono formati, non vengono aiutati e quindi non vengono pubblicati. Gli autori promettenti in grado di divenire buoni autori pubblicati ci sono, ma mancano le realtà editoriali che abbiano sia la voglia di formare autori internamente che le competenze per farlo bene, dando loro vere abilità che permettano di produrre opere di buon livello tecnico (nei sensi indicati prima: immersive ecc.).
Senza editori solidi e capaci di aiutare gli autori, gli autori italiani promettenti hanno poche possibilità di emergere. E dopo un po’ uno magari smette proprio di scrivere e si dedica ad altro. Ecco perché è così urgente trovarli.
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