Di Rosalba Caruso. E’ accaduto su una delle spiagge più belle di Vasto, Punta Penna. I cetacei son stati notati questa mattina alle 7, da alcuni surfisti, che hanno immediatamente avvertito la capitaneria.
Tempestivamente sono state avviate le procedure di emergenza, che hanno condotto al salvataggio di 4 individui su 7, liberati dalla sabbia e indirizzati al largo. L’operazione si è conclusa alle 3 del pomeriggio, con un sonoro applauso. Sul posto sono giunti volontari, operatori della Guardia Costiera, veterinari e il sindaco della cittadina: 50 persone all’opera.
Secondo gli esperti si tratterebbe di cetacei tra i 15 e i 20 anni, stanziati nel Mar Mediterraneo, tra il Mar Ligure e lo Ionio, arrivando anche a 3000 metri di profondità. Di un lunghezza che varia dai 5 ai 10 metri di altezza. Poche settimane fa sono stati avvistati nel mare croato.
Proliferano i commenti. Il presidente dell’ AGI, Sandro Mazzariol, coordinatore della task force del ministero dell’Ambiente che si attiva in questi casi, il Cert (Cetaceans Emergency Response Team) ha dichiarato: “E’ un risultato straordinario, nel 2009 dei sette capodogli spiaggiati erano morti tutti il fatto che questa volta si sia riuscito a riportarne quattro in mare è già un grande risultato che aiuterà a lavorare meglio nelle prossime ore”.”I cetacei ora dovranno riprendere il largo e navigare verso sud per poter uscire dal mare Adriatico e tornare nello Ionio, dove si trova il loro habitat naturale, salvandosi così definitivamente. Il pericolo è rappresentato dal mare davanti il Gargano, molto basso – spiega Mazzariol – dovranno essere aiutati per quanto possibile nella navigazione, sperando che si allontanino dalla costa”. Secondo il coordinatore è ipotizzabile una perdita dell’ orientamento da imputarsi alle condizioni ambientali; “quando entrano nell’Adriatico – ha spiegato – è come se finissero in un “cul de sac” dal quale non riescono ad uscire”.
Basito il sindaco di Vasto, Luciano Lapenna, che con amarezza lo ha definito “uno dei disastri ambientali più pesanti della regione“.
ll presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, dopo aver ringraziato i presenti per l’operazione ha espresso la necessità di “capire le motivazioni e le concause dell’accaduto“. “E’ triste vedere che sette meraviglie marine - ha aggiunto il presidente - si siano arenate davanti ad una delle spiagge più belle d’Italia, quella della Riserva naturale di Punta Aderci. Stiamo allestendo il nostro coinvolgimento per una unità di competenze dedicate sia a gestire l’emergenza sia a capire le motivazioni e le concause dell’accaduto”.
L’attenzione adesso è principalmente rivolta ad individuare le cause dell’accaduto. Il presidente del Centro Cetacei Onlus, Vincenzo Olivieri, ha spiegato che “in letteratura le ipotesi vengono messe in relazione alle attività estrattive”. “La certezza – sottolinea l’esperto – ce l’avremo solo con la necroscopia, perché, ad esempio, potremo trovare tracce di riemersione troppo veloce”.
Divampate le polemiche. Fabrizia Arduini, referente per il wwf Abruzzo, ha affermato: “Il nostro pensiero, anche se è chiaramente da confermare, va all’intensa attività di ricerca geosismica attraverso l’air-gun da parte delle compagnie petrolifere, attualmente utilizzato soprattutto sulle coste dell’altra sponda dell’Adriatico. L’air-gun è una pratica che per l’intensità di suono prodotto nel sottofondo marino diviene micidiale per i cetacei e non solo, come dimostra una ampia letteratura a riguardo”. Il WWF spiega che “anche i sonar militari, in particolare quelli a bassa frequenza, hanno conseguenze devastanti per il mare e sono causa diretta di spiaggiamenti di massa e di emorragie per la risalita eccessivamente rapida degli animali spaventati da suoni mai sentiti in mare“.
Anche i sindaci della costa Teatina chiedono il “fermo di tutte le perforazione petrolifere” e l’Enpa. Il direttore scientifico, Ilaria Ferri, ha dichiarato: “L’areale in cui si sono spiaggiati i capodogli non rappresenta una zona nella quale questi siano abituali, pertanto abbiamo logici e validi sospetti che lo spiaggiamento possa essere stato causato da esercitazioni militari che prevedono l’uso di sonar a bassa frequenza che determina danni irreparabili nei cetacei o che la causa sia da identificare nelle prospezioni geosismiche in atto nell’adriatico e condotte in modo scellerato, anch’esse fonte di disturbo e causa di morte per i cetacei”.
L’associazione Marevivo, infine, commenta: “È l’ennesimo attacco alla vita del mare, è l’ennesima perdita inflitta alle creature del nostro ecosistema marino. Gli esperti cercheranno di capire come sia successo, ma, intanto, sta di fatto e sotto gli occhi di tutti che il mare è sempre più in sofferenza per ragioni arcinote: inquinamento, cambiamento climatico, acidificazione delle acque, sovrasfruttamento delle risorse ittiche, cementificazione delle coste e, infine, le trivellazioni”.