Ve la racconto, la giornata di giovedì; in ritardo perchè ho avuto una settimana un po’ così, piena di corse affannate, di cose da completare, di gente da vedere, di fatti da rimestare.
Ve la racconto oggi perchè ho un po’ di tempo, qualche angoletto libero, due pensieri da intrecciare.
Giovedì, Genova, via San Vincenzo, angolo con via Galata: una figura di donna dall’aria ventosa – cappotto, berretto, occhiali scuri -, l’angolo di un palazzo alle spalle, via Galata davanti e di lato; un’altra figura che si affaccia un po’ incerta sul crocevia, si guarda intorno, osserva la gente che passa – occhiali, capelli tagliati a carrè, giaccone pesante – .
Poi io, che le guardo e le riconosco: forse è l’aria interrogativa di Alexandra che viene avanti e la posizione di attesa di Susanna, ferma e con lo sguardo che vola tutto attorno, ma le riconosco senza l’ombra di alcun dubbio…
Ci siamo, siamo noi: giovedì ventisei novembre duemilaquindici, ore quindici e trenta, via San Vincenzo angolo via Galata, Genova.
Non vi racconto altro, della giornata di giovedì: parole sorrisi parole, un capuccino seduti nella saletta al primo piano di un bar; tre sconosciute molto diverse che in fondo, però, si somigliano: la stessa voglia di comunicare gli stessi argomenti con le stesse parole.
Pomeriggio ricco, a Genova, nell’anonimo bar di via Galata, verso piazza Colombo: mondi nuovi e vecchi ricordi, scoperte inaspettate, coincidenze improbabili ma possibili. Tre realtà lontanissime che si incontrano e si riconoscono nella schiuma di un cappuccino, nel gesto delle mani, nel discorso fluente ed ininterrotto.
Vola, il tempo, si fa quasi buio, è il momento di andare.
Rimane nell’aria, fra le mani, nel ricordo, un lieve frullìo d’ali: il pettirosso di Riyueren che è il Robin di Alexandra.
A presto, addio!
“Io non so come funzioni tra maschi. Tra femmine succede che spesso ci si incontri e si saltino tutti i preliminari della conoscenza reciproca, tutti i passaggi progressivi di una relazione, e ci si ritrovi istintivamente e immediatamente amiche. Come se tutte le vite vissute prima, diversamente e separatamente, costituissero una sorta di alfabeto comune, fatto non solo di sentimenti ed emozioni ma anche di scelte simili, concezioni della vita analoghe, punti di vista coincidenti. Come se – beate noi – ci fosse ripetutamente concessa la possibilità di rivivere la meravigliosa sensazione di avere incontrato una persona nuova e speciale. Vuoi essere mia amica?”
Lella Costa
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