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Vecchia e nuova follia

Creato il 10 gennaio 2013 da Federbernardini53 @FedeBernardini

Vecchia e nuova follia

Tra le centinaia, o migliaia, non so, di persone che ogni giorno si recano in pellegrinaggio al nuovo santuario dell’effimero e del consumismo, il neonato centro commerciale “Tiburtino”, credo che nessuno abbia mai gettato lo sguardo su quel tetro, inquietante e oramai fatiscente edificio davanti al quale, come per uno scherzo del destino, si è obbligati a passare. Nessuno, penso. Tutti troppo impegnati a fare conti su come e quanto impoverirsi per apparire più ricchi.

Quel fabbricato, ora in disuso, è stato in passato uno dei tanti padiglioni dell’ospedale psichiatrico o, come più popolarmente e frequentemente definito, il manicomio. E non era un padiglione come tutti gli altri. “Ospitava”, infatti, i pazzi agitati e, non a caso, era collocato ai margini estremi della struttura, quasi a voler rappresentare un ulteriore e definitivo isolamento dal mondo dei matti più matti degli altri.

Quelle pareti, ormai, racchiudono solo ricordi, ma i monumentali cartelli pubblicitari presenti all’esterno, con enormi frecce di indicazione, ci riportano alla realtà e i ricordi rivivono, immutati. Il “reparto agitati”, infatti, si è solo trasferito di fronte, a pochi metri di distanza. L’unica differenza consiste nel fatto che nel vecchio reparto si entrava coattivamente, contro la propria volontà, e ci si rimaneva a vita perché nello scarno e arrogante vocabolario del potere, la parola uscita non era contemplata; nel nuovo reparto, invece, le persone entrano ed escono volontariamente e liberamente, per celebrare il rito dell’omologazione al branco, condizione considerata necessaria per continuare a mantenere il privilegio dell’appartenenza al genere umano. 

Tutto cambiato, si potrebbe pensare. Invece così non è. Sono solo la società moderna, il moderno potere, che hanno modificato le proprie regole. Perché privarsi di corpi e menti (seppur malate) rinchiudendoli con la forza nei manicomi, all’interno dei quali non si può consumare niente oltre che rabbia, dolore e ribellione? E così la nostra più nobile creazione, la società moderna, appunto, ha messo a punto tecniche di coercizione più raffinate, subdole e perverse, consentendoci di entrare e uscire liberamente dai nuovi manicomi, consapevole del fatto che le persone…vi rientreranno spontaneamente, al primo accenno di “prendi tre e paghi due” e…dopo sei mesi, ovviamente.

Solo chi ha conservato un minimo di capacità di osservare e capire l’animo umano può ancora cogliere una differenza. In quelle vecchie stanze, popolate di pazienti in delirio, si sono di certo consumati drammi inimmaginabili, ma certamente anche momenti di vita vera, seppure interpretati in modo surreale e grottesco, se non altro per la sicurezza di trovarsi, in qualche modo, al riparo dalle storture del mondo. Nelle nuove stanze, invece, si consumano solo drammi, anzi, uno solo: il fallimento della nostra società.

Chi è in grado di capire questo, da quelle segrete e ormai vuote stanze, potrà ancora udire le grida disperate e le risate sguaiate e impertinenti, volutamente esasperate, unico modo per i folli di affermare e imporre la propria esistenza. Ma anche chi rimarrà sordo a questi antichi lamenti, prima o poi, con quelle grida e risate dovrà fare i conti.

Vecchia e nuova follia

Alfredo Bernardini

Foto di Alfredo Bernardini



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