Quadri, funzionari ed impiegati alla ricerca di un nuovo endorsmentVEDOVE IN GRAMAGLIE IN CERCA DI UNA RICOLLOCAZIONELa guerra dei dirigenti provocherà vittime anche nei livelli inferiori
Nei miei ultimi scritti, mi sono dedicato esclusivamente ad una personalissima analisi della struttura di primo livello di EAV 1.1(purtroppo, non di 2.0 trattasi). Ovviamente, ho forzatamente seguito la logica del ubi maior minor cessat, ma questo non vuol dire che non ci sia alle viste un terremoto epocale anche per la struttura di secondo livello, anzi. Come è facile intuire, il rimescolamento delle carte, a cui abbiamo assistito relativamente ai vertici aziendali, avrà effetti collaterali anche per le strutture ad essi pertinenti. Senza contare, poi, la obbligata necessità di melting pot fra le risorse di staff delle tre aziende fondenti. Ragioni di opportunità organizzativa, vincoli di natura logistica, e non ultime, motivazioni strettamente personali saranno, le linee-guida che piloteranno gli accorpamenti delle truppe, scelte e non. Come è lecito supporre, non tutto sarà deciso solo servendosi di parametri logico-funzionali. Chi ha qualche carta da giocarsi, ovviamente, la calerà sul tavolo, anche perché: se non ora, quando?In questi giorni, passeggiando per i corridoi aziendali (nel vano tentativo di dare riposo alla mia prostata), mi è capitato di osservare reazioni individuali, spesso, in netto contrasto fra loro. I comportamenti dei singoli, pur nella varietà, possono essere tassonomicamente catalogati in poche semplificatorie categorie. Innanzitutto, c’è la stragrande maggioranza degli “spaesati”, popolo transumante privo di guida che ha perso l’orientamento e si aggira smarrito ed impaurito, in attesa di notizie che non giungono mai. A questi si aggiungono gli “scettici” di professione, i quali non avevano riferimenti prima né ne avranno dopo. Costoro attendono con ieratica disattenzione che gli eventi abbiano a manifestarsi, convinti come sono che niente cambierà. Ci sono, poi, quelli che, avendo trascorso gli ultimi anni in “castigo”, sperano che la rivoluzione prossima ventura apporti loro benefici insperati. Questi sono gli apologeti del cambiamento: fra questi, anche se con molti distinguo, potrei annoverare me stesso. Certo, personalmente sono non catalogabile e nemmeno facilmente riconducibile ad un’integrazione forzosa, ma insomma da qualche parte dovranno pur mettermi, pur “minacciando” fin d’ora che la mia scelta apocalittica di bastian contrario professionista non troverà mai pace.
La categoria più interessante, sotto il profilo umano ed organizzativo, è quella delle “vedove in gramaglie”. Sono quelle che avevano legato i loro destini personali alle sorti specifiche di un dirigente. Avevano scelto un cavallo, magari convinte da fumosi segnali di potente ascesa, e ora si ritrovano con un ronzino per le mani, buono nemmeno per il macello. Anzi, un cavallo che nonostante non possa galoppare, azzoppato proditoriamente durante la “Notte dei Lunghi Coltelli”, necessita pur sempre di biada per la sopravvivenza fisica: un puro costo da ammortizzare. Negli ippodromi, in passato, quando un purosangue rimaneva vittima di un incidente in gara, veniva con misericordia finito con un colpo di pistola, esploso dal suo stesso fantino. Era un rito solo in apparenza crudele ma, in fondo, aveva un valore simbolico forte perchè restituiva alla vittima una dignità imperitura, consegnandolo ai posteri come fulgido esempio di una carriera vittoriosa che, solo il destino cinico e baro, aveva potuto impedire.
Alcune delle vedove in gramaglia, qualcuna in maniera particolare, per il dolore che stanno provando in questi giorni, meriterebbe di essere accomunata al fatale destino del proprio cavallo. Che vita può mai essere la sua sapendo che il destriero, a cui aveva affidato il suo riscatto personale e professionale, sarà costretto a soggiornare, chissà per quanti anni, in qualche umile stalla, dovendo, peraltro, pietire la razione di biada quotidiana, appena bastevole per una misera sopravvivenza indecorosa? Orsù, proviamo ad avere l’animo compassionevole e pietosamente abbattiamoli insieme, evitando loro di dover sottostare ad un futuro così poco glorioso. Solo il mito della “bella morte”, infatti, potrebbe in qualche modo sottrarli alle pene di una squallida quotidianità.
Ciro Pastore – Il Signore degli Agnellihttp://golf-gentlemenonlyladiesforbidden.blogspot.com