Vedremo
Creato il 11 agosto 2012 da Malvino
Ve lo dicevo. Cinque mesi fa, per l’esattezza. Vedrete, vi dicevo, che i radicali arriveranno a chiedere la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica. Beh, ci siamo, ora ne chiedono la testa. Per alto tradimento, ovviamente. Formalmente, il tradimento sarebbe stato consumato, e tuttora si consumerebbe, in danno della Costituzione: Napolitano sarebbe colpevole di non inviare alle Camere un messaggio che Pannella ritiene doveroso. L’art. 87 della Costituzione recita che il Presidente della Repubblica «può» farlo, ma per Pannella «deve». Voilà, in culo al rispetto della «lettera» del testo costituzionale, che per i radicali è sempre stato un dogma, in culo alla dottrina, da sempre cara ai radicali, secondo cui il Presidente della Repubblica dovrebbe limitarsi ad essere arbitro e garante, evitando di interferire nei processi legislativi, ora la Costituzione dovrebbe piegarsi all’interpretazione che ne dà Pannella e il Quirinale dovrebbe farsi motore di un’iniziativa legislativa di amnistia, contro ogni condizione che nei fatti la rende pressoché impossibile.Sostanzialmente, dunque, ad essere tradita non è la Costituzione, ma la promessa che Pannella ha pensato fosse implicita nell’intervento che Napolitano ha tenuto il 28 luglio dello scorso anno al convegno sullo stato della giustizia in Italia promosso dai radicali e che grazie al solito sciopero della fame riuscì a strappare il patrocinio della Presidenza della Repubblica.In quella occasione Napolitano riconobbe le catastrofiche condizioni in cui versa la giustizia in Italia e parlò di una «prepotente urgenza» di soluzioni adeguate, possibilmente strutturali (fece cenno a iniziative del Governo per l’ampliamento della capienza penitenziaria e per il varo di norme che consentissero pene alternative alla detenzione in carcere, stigmatizzando l’umoralità sociale perennemente oscillante tra «ciclica depenalizzazione e ripenalizzazione»), «non escludendo alcuna ipotesi» in grado di colmare l’«abisso» tra il dettato costituzionale e lo stato dei fatti. Rammentò inoltre che più volte era «tenacemente intervenuto nei [suoi] già trascorsi cinque anni di mandato su preoccupazioni ed esigenze relative sia al superamento di gravi inadeguatezze e insufficienze del sistema giustizia in Italia sia al rispetto degli equilibri costituzionali tra politica e giustizia», ma che di più non poteva e dunque non voleva fare, riconoscendo i meriti di Pannella nell’aver sollevato la questione del sovraffollamento carcerario, precisando che tale riconoscimento andava «al di là di tutte le differenziazioni legittime rispetto a suoi giudizi o a sue iniziative». In più, il termine «amnistia» non gli scappò neanche con la più allusiva delle possibili perifrasi: si limitò a dire che «dalla politica devono venire le risposte», ma rammentò che «la politica è debole e divisa, incapace di produrre scelte coraggiose».Tant’è, ma in quell’intervento Pannella lesse solo la promessa di un appoggio alla sua battaglia in forma di un solenne messaggio alle Camere per sollecitare un dibattito sull’eventualità di un’amnistia che a quanto pare nessuno vuole e perfino i detenuti rinunciano a coltivare come speranza, ritenendola vana (meno di un terzo dei 67.000 che attualmente sono nelle carceri italiane hanno aderito all’iniziativa di Pannella).Vedremo. Vedremo se i radicali riusciranno a ottenere l’impeachment di Napolitano come riuscirono ad ottenere quello di Leone, nel 1978, dopo una violenta campagna di delegittimazione. Quella volta ebbero per alleati i media e la sinistra, stavolta dovrebbero trovarsi accanto Grillo, Di Pietro, Ingroia e la Lega. La storia si è incaricata di dimostrare che le accuse mosse dai radicali a Leone erano false e vent’anni dopo, nel 1998, sul Corriere della Sera, con affettuosa letterina, Pannella e Bonino scrivevano: «La pregheremmo, Signor Presidente, di accogliere l’espressione sincera del nostro rammarico e le nostre scuse». Le scuse a Napolitano dovrebbero esserci nel 2032. Vedremo.
Potrebbero interessarti anche :