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Vedute di Castel Sant'Angelo, meraviglie d'Italia

Creato il 09 dicembre 2013 da Artesplorando @artesplorando

Vedute di Castel Sant'Angelo, meraviglie d'Italia

Camille Corot, Castel Sant'Angelo

Castel Sant'Angelo è uno dei luoghi più carichi di fascino a Roma, ed è forse la più bella spiegazione immediata della pratica architettonica degli italiani, quella che consiste nel non abbattere, ma nel metabolizzare gli edifici esistenti. Progettata dall'architetto-imperatore Adriano per la sua sepoltura, doveva far concorrenza alla settima meraviglia del mondo, la tomba che Artemisia, vedova del satrapo di Persia Mausolo, fece costruire ad Alicarnasso, generando l'archetipo del mausoleo. Era sormontata orogonariamente da una teoria di grandi statue di bronzo che si esaltavano sopra i marmi che la decoravano. Fu tutto condannato allo spoglio negli anni catastrofici del V e VI secolo. Poi le famiglie patrizie che si contendevano l'ammasso di rovine ch'era diventata la Roma dell'alto medioevo scoprirono che chi di trincerava nella tomba si trovava in una fortezza inespugnabile. Quando passò finalmente alla Santa Sede nel Quattrocento, divenne roccaforte del Vaticano. La tomba-rocca si collega quindi ai nuovi uffici apostolici con il Passetto di Borgo, papa Borgia fa intervenire il Sangallo, Giulio II forse Raffaello e Bramante, Clemente VII ci mette il bagno dove si sollazzerà durante il sacco di Roma del 1527, Paolo III ci mette la cassaforte e fa decorare le stanze da Perin del Vaga. Nel frattempo ci fu collocato l'Angelo di bronzo al quale deve il suo nome attuale, fu rimodernato il ponte d'accesso con le statue del Bernini, poi andò tutto in decadenza e divenne galera, finchè Puccini non ci piazzò la Tosca. E oggi è museo. Ogni altro popolo d'Europa lo avrebbe abbattuto varie volte, come fecero i francesi con la Bastiglia. 

Vedute di Castel Sant'Angelo, meraviglie d'Italia

Gaspar van Wittel, Castel Sant'Angelo

E tutto ciò affascinò due pittori che realizzarono le vedute che vi propongo.L'olandese Gaspar van Wittel, a cui si deve il primo sviluppo del paesaggismo narrativo, la veduta è del 1693, una Roma dolcissima e pacifica, piena di stranieri, raffinata e decadente in attesa del rinnovamento intellettuale del Settecento col ventennio di Clemente XI.L'altra è di Corot il Barbizonnier anticlassicista e antiromanticoretorico che dipinge la campagna piatta fino a quando non scopre le colline d'Italia, ed è anche per lui meraviglia.La stessa meraviglia che mi piacerebbe provassero gli italiani pensando e vedendo il proprio patrimonio.

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