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Veglia al fiume

Da Fishcanfly @marcodecave

Stavano in macchina.  All’orizzonte si vedevano solo alcuni dettagli, che in fondo rimanevano ancora dettagli. Era buio, dopo la festa i tre della compagnia erano stanchi, ma parlavano. A bassa voce, senza dar troppo fastidio al rumore del motore lungo la strada.

Ettore è morto la settimana scorsa, disse improvvisamente il primo.

Il secondo disse che era stato un buon diavolo, dopo tutto. Niente da nascondere o da condannare. Uno dei tanti se n’era andato. Era morto. Questo lo turbava. Nel silenzio tutti stavano misurando quelle parole. Tutti erano turbati, non dalla morte in sé – dalla paura di scomparire – ma dalla paura di sparire per davvero, che è diverso.

Veglia al fiume

Il primo, che guidava, prese la curva veloce e al che disse Nella vita seguiamo solo le strade già fatte, ecco qual è il punto. Le piazzole di sosta esistono, c’è chi si ferma prima o dopo. Ecco tutto. Voi la chiamate vita?

Il terzo, che non aveva parlato, ripensò ad Ettore buonanima. Cosa aveva fatto Ettore, dopo tutto? Non aveva accusato la sconfitta della vita? forse c’erano stati momenti in cui aveva colto l’attimo e momenti in cui gli attimi l’hanno colto di sorpresa. Ma se ne è andato in punta di piedi.

E se non fosse mai esistito, Ettore, disse il secondo, che sarebbe accaduto? Niente, disse rammaricato il primo che guidava concentrato. Questo è il guaio. I sogni l’aveva lasciati nel cassetto, cioè ne aveva lasciati da parte per le evenienze del futuro. Un futuro che non ha mai avuto, perché oramai è tutto passato.

Vita, disse sospirando il terzo, il più riflessivo dei tre. Ecco il nodo, pensò. Sognare non costa nulla, non si ricordava chi lo avesse detto, ma il problema era quanto costava ammettere di sognare. Seguire i propri sogni è prendere altre strade, non quelle già fatte. Il primo, quasi captando i pensieri del terzo, disse che quasi quasi cambiava strada e tagliava nelle campagne.

Il primo, ad un trattò sterzò. Il fuoristrada si diresse dritto in un sentiero sterrato di campagna. Non si vedeva quasi nulla, fuori c’era silenzio assoluto. Vide di sfuggita un segnale che indicava l’interruzione della strada. Bloccò di botto. Si ritrovarono di fronte al vuoto. Gli altri due guardarono il primo con aria interrogativa.

Eccolo, Ettore, indicando il vuoto di fronte a loro. Sotto si sentiva scorrere l’acqua quieta e lenta. Niente di nuovo, tutto in movimento. Ettore viveva nel fiume. Tutti loro lo sapevano. I dettagli erano nascosti alla luce dei fari. Capirono. Capirono e si spaventarono.  Ettore era davvero sparito. E loro erano gli unici a saperlo.

Veglia al fiume



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