«Quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l’andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all’orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l’illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama desiderio.»
Henri Laborit– Elogio della fuga, 1982
l veliero va e ti porta via, in alto mare e già sei meno mia. Inevitabile oramai, ma come faccio a immaginare che sarai di un altro uomo! Il veliero va e mi porta via, spumeggiando va, è giusto e sia. Ma mi domando come può il mio destino fare in modo che sarò di un’altra donna! Il veliero va, tutti quanti su, prua al mare va non torna più! Lo smarrimento vince sempre lui, mamma paura come sempre non lasci mai i figli tuoi!
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