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Veline 2012: un misto di stereotipi e sessismo

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Come mi sono promessa quest’anno guarderò Veline, continuando comunque a mantenere uno sguardo critico e distaccato verso le immagini televisive. Da Miss Italia e o due ragazze che per avere successo deve stare sul bancone (anche se certe volte pure sotto come dimostrano le immagini de Il Corpo delle donne e alcune intercettazioni telefoniche che svelavano i compromessi a cui certe ragazze devono cedere) senza avere alcuni meriti o capacità artistiche. 

Ogni puntata è uguale all’altra, nessuna novità. Pare che Ricci si fosse dimenticato della polemica sull’immagine femminile proponendo un concorso lungo un’estate intera proposto sulle piazze italiane ovviamente a spese dei cittadini come accade per Miss Italia quando viene utilizzato parte del nostro canone per trasmetterlo. Ma sulle tantissime puntate mi sono soffermata su due episodi che hanno particolarmente urtato la mia sensibilità per l’uso di stereotipi maschilisti veicolati: quella del 7 settembre.

La prima: C’è stato un ripescaggio (che ha creato polemiche) di una giovane concorrente, Carola Stasi, 20enne studentessa. La sua esibizione richiesta dall’autore televisivo è fare  in mutande alcuni esercizi aerobici con oggetti da cucina.

Ho pensato all’idea di donna che queste immagini veicolano: la donna da maritare gnocca, disponibile e rigorosamente fissa ai fornelli.

La scelta degli oggetti da cucina non è certo casuale.

Veline 2012: un misto di stereotipi e sessismo

La ragazza presenta la sua esibizione consigliando alle donne di fare esercizi in cucina. La scelta di rivolgersi alle donne adulte racchiude una richiesta anomala di immedesimazione con il modello rappresentato. Fare come lei, essere come lei. Se volete vedere il video è tutto qui:

Il messaggio è maschilista, e quel riferimento alle donne che hanno poco tempo a causa del lavoro domestico e fuori casa, offende le donne e banalizza la preoccupante condizione femminile in italia, compreso il ruolo di casalinga che viene caricaturizzato e sbeffeggiato in modo maschilista. Carola parla di donne che tra lavoro e famiglia non riescono ad iscriversi in palestra consigliandole di tenersi in forma stando ancorate ai fornelli tra acrobazie erotiche con cucchiai e mattarelli il programma insegna suggerendo alle spettatrici di rassegnarsi al loro ruolo imposto divertendovi.

Il secondo caso è quello di un’aspirante Velina è omonima di una famosa pornostar, Jessica Rizzo, e viene eliminata dalla giuria per questo futile motivo. Insomma, puoi mostrare seni, glutei ma mai avere il nome di una pornostar poiché comprometterebbe l’immagine di “ragazza della porta accanto, da marito, con un rassicurante viso d’angelo.

Ma Striscia non è nuova per gli atteggiamenti bigotti e tradizionaliti, malgrado la messa in scena di spettacoli quasi pornografici, oltre alla preferenza di un cognome omonimo dell’assassino di Chiara Poggi rispetto al nome di una pornostar, le regole che Antonio Ricci impone alle Veline in carica sono rigidissime, le veline vengono trattate come proprietà dell’autore televisivo, come oggetti e hanno delle regole morali a cui invece i conduttori non sono sottoposti:

Innanzitutto, niente tatuaggi, vietati comportamenti considerati “sconvenienti” come uscite serali frequenti. Anche i calendari sexy e il topless (nemmeno in spiaggia) non se ne parla nemmeno. Nessun’altra proposta di lavoro. Inoltre alle veline non viene nemmeno chiesto se loro sono d’accordo su qualche modifica inerente al proprio ruolo come ad esempio la scelta del soprannome, “Carline”, scelto in aperta polemica con Carlo De Benedetti.  A noi ricorda molto il ruolo da damina ottocentesca oppure le regole che nella quotidianità vengono imposte alle donne perché reputate consone alla brava donna da sposare tra uno sculettamento e l’altro, non si sa mai che dimenticassero che non devono parlare.



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