(ANSA) – ROMA, 21 GEN – ‘Esponenti di Rifondazione presenti ai funerali di Prospero Gallinari? Bisogna chiedere ad Antonio Ingroia”. Lo ha detto il leader di Sel, Nichi Vendola, ”Tra i suoi candidati – c’e’ Antonio Di Pietro che fu contrario alla Commissione parlamentare sui fatti di Genova del 2001, e poi c’e’ chi va ai funerali di Prospero Gallinari. E’ un guazzabuglio, e’ un coacervo di tante cose differenti. Penso che tocchi a Ingroia esprimere un giudizio su quanto accaduto”. Il link è questo.
“Vendola sente che il terreno gli sta franando sotto i piedi – ribatte Pierluigi Pasotto, candidato di Rivoluzione civile al Senato e assessore di Casalmaggiore – Un giorno Vendola apre a Monti, il giorno dopo smentisce; un giorno parla di patrimoniale e Bersani lo smentisce dicendo che la patrimoniale non la metterà. Capisco lo stato confusionale, ma sulla questione della morte di Gallinari e sulla partecipazione a un funerale non mi pare elegante fare una speculazione politica così, non scendo a quel livello. Il vero guazzabuglio sarà l’alleanza Bersani-Monti, con Vendola sempre in minoranza. Di questo Vendola dovrebbe preoccuparsi, non di ciò che succede dentro Rivoluzione civile”.
La storia dei rapporti fra Claudio Grassi (candidato con Antonio Ingroia) e Prospero Gallinari (Brigate Rosse), è stata chiarita da Paolo Ferrero: cliccare qui per leggere la sua dichiarazione.
Si riaprono le ostilità a sinistra: il clima di battaglia che ha accompagnato Vendola durante la sua uscita da Rifondazione si ripresenta in tutt’altro modo, dopo una complessa storia.
Il legame fra Sel e Pd nasce anni fa, da un legame annodatosi tra Nichi Vendola e Rosy Bindi, che nella propria area Democratici Davvero apriva una porta a sinistra per un’alleanza sulle prime timida poi sempre più forte con Vendola. Era una scelta che abbracciava il balzo di Vendola sul piano nazionale e nello stesso tempo offriva un’alternativa di centrosinistra alla linea di Veltroni, che Bindi contrastava, più legata all’Unione e a Prodi. “Veltroni fondando in quel momento il Pd ha delegittimato Prodi dicendo che non si sarebbe alleato con nessuno: e poco dopo guarda caso Mastella ha dato le dimissioni facendo cadere il governo” affermò in una durissima intervista a Repubblica Tv Rosy Bindi nel 2009.
Poi i successi alle amministrative di alcuni candidati di Sel, come Giuliano Pisapia, e la crescita nei sondaggi di Vendola, che si proponeva anche come premier, hanno fatto brillare Sinistra Ecologia e Libertà. Le difficoltà sono iniziate con il governo Monti, sostenuto da Pd, Udc e Pdl. Sel non ha condiviso proprio, Vendola ha partecipato comunque alle primarie del centrosinistra, aprendo a Rifondazione e Idv solo per raccogliere le firme dei referendum bloccati da Napolitano. E adesso la parabola di Sel incontra una nuova difficolta. Vendola, uscito da Rifondazione per entrare in un’area di governo, si è ritrovato un vuoto a sinistra in cui si è formata Rivoluzione civile. Proseguiamo a parlarne con Pierluigi Pasotto, assessore di Casalmaggiore e candidato al Senato per Rivoluzione civile.
“Le differenze programmatiche con il Pd sono profonde – afferma Pasotto – , i programmi sono molto diversi, forse sarebbe stato meglio cercare un punto d’incontro, anche se non è stato possibile. Io credo che Sel avrà qualche problema, soprattutto se il Pd deciderà di allearsi con Monti dopo le elezioni”. Sel ha firmato la Carta d’intenti di Bersani.
“E nella Carta d’intenti – sottolinea il candidato – è specificato che le decisioni saranno prese a maggioranza, rinunciando a un pezzo di sovranità partitica, e quindi mi immagino che il Pd sarà sempre maggioranza. Penso che Sel abbia fatto un errore. Per carità, non censuro, ma potrebbe essere benissimo essere parte di un programma a sinistra del Pd, che non guardasse troppo al centro e troppo a Monti. In Italia adesso c’è bisogno di alternativa non di alternanza. Ci sarebbe piaciuto presentarci come alternativa anche con Sel, che ha fatto una scelta diversa, che secondo me la metterà parecchio in difficoltà nei prossimi mesi, dopo le elezioni.
La posizione in lista non è decisiva, in una legge elettorale odiosa come il Porcellum: “Bisogna proporre agli elettori tutte le possibilità che ci possono essere, e anche dare a tutti i gruppi che si presentano alle elezioni di presentare il proprio programma, perché siamo in un momento economico, sociale e politico, in cui bisogna saper scegliere. Bisogna anche rischiare e scegliere l’alternativa, non la continuità con i governi Berlusconi e Monti che hanno impoverito il Paese. Penso che l’abbiamo percepito trasversalmente. E’ il momento di fare scelte anche radicali, anche nelle politiche economiche. Dobbiamo informare il più possibile i cittadini sulle nostre proposte e dare possibilità di scelta”.
Come si può togliere il Fiscal Compact e restare in Europa? “Rinegoziando una posizione di non subalternità a livello europeo, rispetto al sistema bancario e finanziario, e speculativo. C’è una questione di sovranità dei singoli Stati. Se uno Stato non può nemmeno decidere dove tagliare e come agire, la cosa inizia a diventare grave, dal punto di vista della sovranità dei singoli Stati. Noi pensiamo che ci siano risorse da recuperare tramite la lotta all’elusione e all’evasione, e che sia necessario anche lavorare sulle riforme sbagliate: mettere un tetto alle pensioni d’oro, reindicizzare le pensioni minime, che si debba lavorare su un grande progetto sull’assetto idrogeologico del nostro Paese, che potrebbe anche dare qualche punto di Pil, e non sperperare soldi nell’acquisto di armamenti, sommergibili o cacciabombardieri che si voglia. Avallare l’acquisto di armamenti e poi dichiarare che il sistema sanitario è a rischio come ha fatto Monti non è accettabile. Nessun buon padre di famiglia lo farebbe. Prima tagli le cose non strettamente necessarie, ma non quelle vitali”.
“Se un pulmann sta andando contro un palo, bisogna cambiare la direzione, non l’autista. E noi vogliamo cambiare direzione perché corriamo un pericolo serio”, continua Pasotto. Che conclude così: “Bisogna mettere una patrimoniale sui grossi patrimoni, come c’è sulla prima casa, come c’è sul tfr. Se uno ritira il tfr paga un’aliquota minima del 23%. Chi invece riporta dall’estero i capitali scudati paga il 3%: c’è qualcosa non va, non possono pagare sempre i soliti”.