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VENERE, PIETAS E BELTÁ L'insostenibile leggerezza della generosità. Il mio testo per l'inaugurazione di GiovArti
Creato il 08 giugno 2014 da Massimoconsorti @massimoconsortiDisse Pablo Picasso in una controversa intervista-dialogo con Giovanni Papini: “Oggi, come sapete, sono celebre e sono ricco. Ma quando sono solo con me stesso, non ho il coraggio di considerarmi come un artista nel senso grande e antico della parola. Sono stati grandi Giotto, il Tiziano, Rembrandt, Goya. Io sono soltanto un tipo che diverte il pubblico, che ha capito il proprio tempo e ha sfruttato il più possibile l'imbecillità, la vanità, la cupidigia dei contemporanei. La mia è una confessione amara, più dolorosa di quanto può sembrare, ma ha il merito di essere sincera”. E proprio perché Picasso, più di qualsiasi altro protagonista del suo tempo, conosceva il mondo e se stesso, è stato uno degli artisti più generosi che la storia dell'arte moderna e contemporanea abbia mai avuto. Sempre Pablo Picasso tratteggiò così il suo contesto: “Nell'arte il popolo non cerca più consolazione ed esaltazione. Ma i raffinati, i ricchi, gli sfaccendati, i distillatori di quintessenza cercano il nuovo, lo strano, l'originale, lo stravagante, lo scandaloso. E io stesso, dopo il cubismo e anche da prima, ho accontentato questi maestri e questi critici con tutte le bizzarrie cangianti che mi sono passate per la testa, e meno mi capivano più mi ammiravano. A forza di divertirmi con questi giochi, con tutti questi rompicapi, rebus e arabeschi, sono diventato celebre e rapidamente”.
Non sappiamo quanti giovani oggi siano disposti a ripercorrere le strade del pittore di Malaga, una sorta di prostituzione intellettuale messa in opera solo per raggiungere fama e ricchezza, ciò di cui siamo certi è che vediamo la strada del compromesso più lontana e che il cuore gioca ancora un ruolo fondamentale in una partita aperta a ogni possibile risultato.
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