Le facce in giro appaiono stanche e logorate dallo sbattimento festivaliero (derivato da festini o orgia di film fa poca differenza), le occhiaie si rinforzano, l’entusiasmo per vedere la prossimo pellicola va scemando, molti non vedono l’ora di andarsene, o l’hanno già fatto. Il programma della Mostra si adegua a questo andazzo e spara gli ultimi fuochi, ma i nomi da giocarsi ormai sono esauriti dopo che ieri è passato anche Johnny To, l’ultimo personaggio con un vero richiamo, almeno per il sottoscritto.
WUTHERING HEIGHTS di Andrea Arnold
GB, 2011, 128 min. voto: ★★½ /4
IN CONCORSO
Questo adattamento di Cime tempestose della talentuosa Arnold (Fish Tank) stupisce per la modernità della messa in scena e per la rielaborazione intelligente del romanzo classico. La regista toglie ogni romanticismo all’amore tra i protagonisti e lo rende logorante, ne accentua l’impossibilità sottolineando la disparità di condizione tra i due (Heathcliff è un nero preso a servitù nella famiglia di Rebecca) e, spogliando di ogni orpello il contesto, fa emergere la brutalità e la cattiveria umana non cedendo a distinzioni nette fra buoni e cattivi. Tutto ciò con una camera a mano che rimane sempre addosso ai personaggi, mantendendo però una grande attenzione per la natura anche grazie all’ottimo lavoro sul sonoro; utilizza inoltre una fotografia naturalista lontana anni luce da quella patinata che ci si aspetta dai film in costume. Forse però proprio questa eccessiva volontà di riportare su un piano reale una storia romantica ha prodotto un’umanità tutta al negativo a partire dal protagonista, schivo e rancoroso, fino ad arrivare a tutti i personaggi di contorno, quasi sempre carnefici, poche volte vittime, neanche troppo inconsapevoli. I ritmi poi non sono tra i più frenetici e la durata si fa sentire.
EVA di Kike Maillo
Spagna, 2011, 94 min. voto: ★★/4
Bizzarro esperimento di sci-fi spagnolo (ma con molti più soldi del film dei Manetti Bros.) che ha tutte le carte in regole per essere un film commerciale dai buoni incassi. In un mondo sostanzialmente uguale al nostro, ma nel quale la robotica è d’uso quotidiano, un genietto impudente viene chiamato dalla sua ex università per portare a termine il progetto su un robot-bambino da commercializzare. Reincontrerà il fratello e il vecchio amore mai dimenticato, oltre ad una vivace bambina – Eva – che sembra la candidata ideale per fare da modello al robot. In questa pellicola spagnola ci sono tutti gli ingredienti giusti per intrattenere: una storia d’amore combattuta, tormenti esistenziali, spalle comiche divertenti, svolte drammatiche al momento giusto (anche se alcuni colpi di scena sono un pò telefonotati) e buoni effetti digitali usati senza esagerare. Certo se cercate la complessità etica di un Asimov o di un Dick avete sbagliato porta, ma Eva rimane un buon esempio di prodotto mainstream.
THE EXCHANGE di Eran Kolirin
Hahithalfut, Israele, 2011, 94 min.
voto: ★★/4
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Vi è mai capitato di sentirvi fuori posto a casa vostra, magari tornandoci in un orario inusuale? E’ quello che accade ad un fisico israeliano che a partire da questa apparentemente innocua esperienza, inizia a percepire la realtà in maniera differente e compiere azioni che dall’esterno appaiono sicuramente bizzarre. The Exchange è un film straniante, tutto incentrato sull’alienazione del suo protagonista e sul carattere anestetizzante della routine; uscire da essa vuol dire uscire dalla realtà conosciuta, nella quale persino tua moglie non ti riconosce passandoti accanto. Il film si basa su questo unico ma interessante spunto, il quale produce tra l’altro alcune trovate comiche riuscite, ma rischia così, soprattutto nella seconda parte, di smarrire il senso dell’operazione per prendere derive nonsense e surreali.
L’ULTIMO TERRESTRE
di Gian Alfonso Pacinotti (Gipi)
Italia, 2011, 100 min. voto: ★★/4
IN CONCORSO
L’opera prima del fumettista Gipi si può considerare un buon esordio, dotato sicuramente di spunti e trovate interessanti, a partire dal soggetto tratto, guardacaso, da un romanzo a fumetti italiano: gli alieni stanno per sbarcare sulla Terra, ma i suoi abitanti non sembrano curarsene molto e, tolti alcuni che vi lucrano sopra, la maggior parte continua la propria vita come nulla fosse. Il protagonista (un catatonico Gabriele Spinelli) è un uomo chiuso e misogino, incapace di relazionarsi con gli altri e in particolare con le donne che spera che l’avvento marziano possa riportare un pò di normalità (e giustizia) nel mondo. Gli alieni si rivelano un pretesto per raccontare una storia di debolezza e crescita personale e descrivere nel contempo un’umanità meschina e abbietta, interessata solo al proprio tornaconto. Pacinotti riprende il tutto con sobrietà e pennellate ironiche, dimostrando di avere le possibilità per sviluppare uno stile originale. Il film però risulta spesso macchiettistico, mentre significato e scopo dell’avvento alieno vengono semplificati fino ad una banalità che non apporta nulla all’economia della pellicola, nè alle sue conclusioni, rischiando di rovinare così i riusciti ritratti personali fino ad allora tratteggiati. Buone le prove del cast, con una menzione d’onore per l’acciaccato ma sempre grandissimo Roberto Herlitzka.
EDA