La 66esima edizione del Festival di Cannes sembrava aver preso tutti i migliori presenti sulla piazza cinematografico-festivaliera del 2013. Si era accaparrata come apripista il corteggiatissimo Baz Luhrmann, il premiato con la Palma d’Oro Abdellatif Kechiche, gli attesi Francois Ozon, Asghar Farhadi e Paolo Sorrentino. Ma anche i fratelli Coen, Steven Soderbergh, Nicolas Winding Refn, Alexander Payne. Insomma, aveva fatto incetta di grandi nomi e grandi autori, per una rassegna ricca, in più sezioni, di pellicole prodotte o coprodotte in Francia.
A fine maggio, quindi, le sorti di Venezia70 si davano parzialmente per spacciate. Il team di Alberto Barbera sta invece lavorando nel silenzio alla creazione di un festival di tutto rispetto, dal respiro più ampio e internazionale rispetto a quello del nemico-amico festival francese.
Due, ad ora, le certezze: la presenza di Paul Schrader (anche presidente di Giuria della sezione “Orizzonti”) col noir The Canyons, con protagonista Lindsay Lohan, ma soprattutto il fantascientifico Gravity del talentuoso Alfonso Cuaron (I figli degli uomini), con protagonisti George Clooney e Sandra Bullock, come film d’apertura. Una pellicola d’altissimo livello che, promettendo una sequenza iniziale ambientata nello spazio lunga ben 17 minuti senza tagli di montaggio, ha tutte le carte in regole per “aprire le danze” con grande plauso della critica mondiale. E il tappeto rosso del Lido rischia di infuocarsi subito, poiché, come già sperimentato nel 2011 quando approdò al Lido per presentare Le Idi di Marzo, Mr Nespresso è fonte garantita di furore e calche di fans. Un inizio trionfale che, considerando anche le prime indiscrezioni pubblicate da Variety, preannuncia una kermesse certamente più glamour di quella dello scorso anno (che vide l’unico picco di vita sul red carpet con l’arrivo delle donne-bambine di Spring Breakers).
Tra le soffiate finora emerse è prelibata la probabile presenza di Twelve Years a Slave di Steve McQueen, che potrebbe portare al Lido divi del calibro di Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Brad Pitt, Paul Giamatti e la piccola Quvenzhane Wallis (candidata agli Oscar con Re della terra Selvaggia).
Nella lista dei papabili figura poi Captain Phillips di Paul Greengrass (Green Zone), con Tom Hanks nei panni dell’ufficiale di marina che si offrì come ostaggio ai pirati somali per salvare la propria ciurma. Si parla poi dell’ultima fatica di Terry Gilliam, The Zero Theorem, con Christoph Waltz, Matt Damon e Tilda Swinton. Dovrebbe poi esserci posto anche per Kim Ki-duk, amatissimo al Lido e Leone d’Oro “in carica”, con il suo Moebius, che, causa alcune scene di incesto, subirà 21 tagli di censura prima di uscire nei cinema coreani. Un film quindi già bandito, discusso, speciale.
E ancora Under the Skin di Jonathan Glazer con una bellissima Scarlett Johansson in versione aliena mandata sulla Terra; Devil’s Knot di Atom Egoyan, sulla vera storia di tre adolescenti accusati di aver ucciso, nel 1993, con riti satanici, tre ragazzi del West Memphis; Night Moves di Kelly Reichardt, con Dakota Fanning e Jesse Eisenberg; Foxcatcher di Bennett Miller (Moneyball) con Steve Carell e Mark Ruffalo nel ruolo di due wrestler.
Non meno importanti le probabili presenze anche di Abuse of Weakness di Catherine Breillat, provocatrice sessuale collaudata sin dai tempi di Romance (1999) e Pornocrazia (2003) nei quali compariva Rocco Riffredi; Her di Spike Jonze, che porterà sul grande schermo (e si spera al Lido) l’accoppiata Joaquin Phoenix e Amy Adams; Diana di Oliver Hirschbiegel, con Naomi Watts, e Snowpiercer di Bong Joon-ho.
Insomma, il presidente di Giuria Bernardo Bertolucci e i suoi colleghi rischiano di trovarsi (inaspettatamente) di fronte ad un festival di prima categoria, partito in sordina ma potenzialmente capace di stupire e divertire. E non poco.
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