Anno: 2013
Durata: 94′
Genere: Drammatico
Nazionalità: Italia
Regia: Enrico Maria Artale
Non esiste nella cinematografia italiana una solida tradizione nel genere sportivo. Seppure, come dire, siamo italiani! A maggior ragione, in pochi finora avevano tentato di aprire una finestra sul mondo del rugby, uno tra i tanti sport messo in ombra dall’osannato calcio. Tuttavia, non ci stiamo dimenticando del percorso teatrale di Marco Paolini.
Ecco quindi che arriva finalmente qui al Lido, l’opera prima di Enrico Maria Artale, per cercare di sensibilizzare il pubblico su questo sport sottovalutato e raccontarne il solido sistema di valori.
Il terzo tempo è la storia di Samuel (Lorenzo Richelmy), un ragazzo dal passato problematico, dentro e fuori dal riformatorio. Al passaggio alla semi-libertà, il giudice lo inserisce in un programma di recupero professionale presso una azienda agricola della provincia laziale. L’assistente sociale che lo sorveglia, Vincenzo (Stefano Cassetti), è un ex-rugbysta che ancora allena la squadra locale, ma che sta attraversando una fase
difficile; intravedendo le doti atletiche nel ragazzo, Vincenzo lo convince ad inserirsi nella squadra. Samuel forse non perderà la sua natura aggressiva, la veracità stereotipata della provincia romana e la presunzione spocchiosa del ribelle medio; ma la personale rivincita che insegue, partita dopo partita, sarà di aiuto per lui e per lo stesso Vincenzo nel riacquistare fiducia nei confronti della vita e di una propria nuova opportunità.
La storia non brilla per quel che riguarda la vicenda di Samuel, che si alterna tra un addestramento alla Karate Kid e l’avversione scontata per “gli sbirri”; tuttavia, l’intreccio denso dei valori sportivi è uno spunto coinvolgente, sapientemente indirizzato da un climax ritmico e spaziale. Il montaggio, infatti, si struttura di pari passo alla confidenza che il protagonista sviluppa con l’attività, il gioco di squadra e i compagni stessi. Così, Il terzo tempo diventa una scorciatoia per svelare questa disciplina di squadra, le regole in campo, quanto i valori del gruppo, del dopo partita (il terzo tempo appunto) e la condotta di vita.
È probabile che il film otterrà maggiori consensi tra coloro che hanno avuto esperienze sportive in prima persona, poiché il punto di vista del giocatore è la lente primaria sulla vicenda; per l’altra parte di pubblico, confidiamo che le corse, le cariche e i calci piazzati facciano nascere nuove passioni.
Rita Andreetti