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Venezia 71: i documentari su Penn, Bogdanovich e Altman

Creato il 06 settembre 2014 da Ifilms
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Scritto da Stefano Lorusso
Categoria principale: Festival
Pubblicato: 06 Settembre 2014
Amir Naderi   Venezia 71   Peter Bogdanovich   Bill Teck   Ron Mann   Arthur Penn   Robert Altman  

arthur pennMISE EN SCÈNE WITH ARTHUR PENN (A CONVERSATION) di Amir Naderi (2014)

Nel mare magnum della kermesse veneziana ogni anno si alternano piacevoli sorprese e cocenti delusioni, incontri fortunati e disastrosi harakiri. Una ancora di salvezza nel caos calmo di Venezia71 la offre la sezione Venezia Classici, densa di titoli che hanno segnato la storia del cinema. Nell’ambito di questa sezione collaterale 3 documentari inediti, dedicati a 3 grandissimi cineasti, innalzano il tasso cinefilo della Mostra.

Il primo ad irrompere, con la forza di un martello pneumatico che instancabile inchioda il suo interlocutore, è stato l’iraniano Amir Naderi, portando a Venezia le 3 ore e mezza di una intervista fiume ad Arthur Penn. Pochi anni prima di morire, il regista di storiche pellicole come Gangster Story (1967) e Il piccolo grande uomo (1970), ha concesso a un entusiasta Naderi il privilegio di filmare una lunghissima chiacchierata con lui. Sulle prime schivo e quasi intimidito dalla macchina da presa, Penn si è via via concesso alle incalzanti domande dell’iper-cinefilo Naderi con sempre maggiore naturalezza, mettendo a nudo la sua vita personale e il suo mestiere di cineasta. Il materiale che Naderi ha presentato a Venezia, non sottoposto a nessun intervento di montaggio, restituisce in presa diretta tutta la spontaneità di quegli incontri. Compresi i deliziosi gap di comunicazione tra l’inglese a volte approssimativo di Naderi fuori campo e lo sconcerto filmato sul volto di Arthur Penn. Mise en scène with Arthur Penn (a Conversation) ci offre la rara opportunità di vivere l’incontro tra due uomini di cinema da distanza ravvicinata e senza alcun filtro, rendendoci testimoni privilegiati di un’intesa che trascende ogni diversità.

Voto: 3/4

ONE DAY SINCE YESTERDAY: PETER BOGDANOVICH & THE LOST AMERICAN FILM di Bill Teck (2014)peter bogdanovich

Molto diverso, più classico ma ugualmente efficace, il lavoro svolto dal documentarista Bill Teck con il suo One Day Since Yesterday: Peter Bogdanovich & The Lost American Film, che focalizza l’attenzione su un film in particolare tra i molti che compongono la variegata filmografia di Bogdanovich. Il film in questione è …E tutti risero (1981), pellicola che Bogdanovich ancora oggi considera la più personale e amata della sua carriera. Al di là del valore intrinseco del film, uno spumeggiante incrocio tra spy-story e commedia romantica ambientato in una meravigliosa New York, è facile comprendere perché il regista sia ancora così legato a quel titolo. Nel cast, oltre a star del calibro di Ben Gazzara e Audrey Hepburn, Bogdanovich inserì una giovane e bellissima modella di Playboy, Dorothy Stratten, al suo debutto nel mondo del cinema. Ben presto durante le riprese tra regista ed attrice nacque un’intesa che andava oltre la semplice collaborazione professionale e Bogdanovich, sebbene la Stratten fosse all’epoca sposata, fu travolto dall’amore più grande della sua vita. Tutto venne drammaticamente troncato il 14 Agosto del 1980, poco prima che il film appena terminato andasse in montaggio, dalla tragica morte della Stratten, uccisa dal marito in un raptus di gelosia. Bogdanovich scelse di montare e far uscire quel film comunque, affrontando con enorme coraggio il momento più difficile della sua vita. Oggi quel film quasi dimenticato è ancora al centro del cuore di uno dei cineasti americani più importanti e questo documentario ci permette di conoscerlo in profondità.

Voto: 2,5/4

robert altmanALTMAN di Ron Mann (2014)

Completa la tripletta Altman di Ron Mann, dedicato al cinema di un autentico, inarrivabile maestro della settima arte come Robert Altman. L’intera carriera del cineasta di Kansas City è ricostruita in un viaggio che parte dagli esordi come sceneggiatore e regista televisivo e si conclude con l’ultimo, magnifico epitaffio di Radio America (2006). In mezzo, insieme a brevi cenni su una vita privata sempre tenuta un passo dietro l’attività di cineasta, si susseguono ricordi e commenti su capolavori assoluti come M*A*S*H (1970), I Compari (1970), Il Lungo Addio (1973), Nashville (1975) e America Oggi (1993). Insieme a un elegante lavoro di elaborazione grafica che parte dalle locandine originali, il punto di forza del film sta nella scelta di inserire, negli stacchi di montaggio che separano i diversi segmenti, alcune risposte date da amici e collaboratori storici di Altman alla richiesta di definire l’aggettivo “altmaniano”. Pochi uomini di cinema hanno avuto l’onore di entrare nel lessico comune. Ed è molto curioso che questo destino sia toccato in sorte proprio ad uno dei cineasti più indefinibili, liberi e meno etichettabili di sempre.

Voto: 2,5/4

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