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Venezia. Una lacuna. Da colmare. Con delle bombole. Di gas.

Creato il 10 giugno 2012 da Lucas
Venezia. Una lacuna. Da colmare. Con delle bombole. Di gas.
«La polemica domestica, sull'influsso che i poteri forti avrebbero sulla vita nazionale, ci offre l'occasione per parlare della classe dirigente, soprattutto privata, di questo Paese. [...] Del cosiddetto establishment, il mondo dell'industria, della finanza, della classe dirigente privata, ci occupiamo poco. Una lacuna. Da colmare. Ma la realtà, amara, è ben diversa dalla mistica della tecnostruttura esclusiva, un po' opaca, più incline a rinchiudersi in alberghi di lusso che ad accettare la sovranità popolare. È grave invece che nel nostro Paese abbia perso di significato - non del tutto per fortuna - il concetto di una classe dirigente responsabile, preoccupata anche dell'interesse generale, in grado di esprimere un indirizzo, un'idea di società, come quella che nel Dopoguerra rese possibile il miracolo economico. Insomma fiera di dirigere, non sfacciata nell'esigere. Dedita per prima a dare il buon esempio
Non so se De Bortoli si riferisse anche a questi signori (tranne quello a sinistra David W. Heleniak vice chairman di Morgan Stanley, gli altri due sono: al centro Ignazio Visco, governatore Bankitalia e, a destra, Sergino Marchionne, a.d. Fiat) parlando, in modo critico, della classe dirigente italiana. Forse no. Senz'altro no.
Certo è che se Marchionne si preoccupa dell'interesse generale con idee come il plant sharing mi sembrerebbe legittimo annoverarlo alla categoria dei dirigenti che non capiscono un cazzo.
«Sarebbe possibile, in sostanza, che a Mirafiori una o più linee venissero affittate alla Mazda o a qualche altro costruttore, e che altrettanto accadesse a Cassino o Pomigliano. O addirittura, ipotesi più ardita, che venisse affittato uno stabilimento come quello di Termini Imerese, una volta fallito il tentativo di Di Risio»
Avete capito bene: siccome Fiat non vende abbastanza automobili, dando la colpa di questo alla contrazione del mercato (mentre i produttori tedeschi non se ne lamentano e non chiedono incentivi, chissà perché), Marchionne proporrebbe di dismettere la produzione di auto italiane per far produrre auto straniere - fatto salvo che i produttori stranieri dovrebbero pagargli l'affitto, anche degli schiavi, s'intende.Sono i momenti in cui vorrei che lo Stato facesse valere, con forza, l'articolo 42 della Costituzione, in un certo suo passaggio, questo:
La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale.
L'indennizzo la Fiat l'ha già avuto nel corso degli anni con tutti i soldi pubblici di cui essa ha beneficiato. Quindi, un bell'esproprio, e lo Stato riproduce automobili come la Renault in Francia. Dite che non si può fare? Dite che ci manderebbero i marines?
Comunque, Marchionne a parte, l'articolo di De Bortoli merita una lettura attenta e una risposta approfondita che non dubito commentatori più raffinati di me tarderanno a dare. Anche perché quando sento parlare di classe dirigente a me girano le palle, perché le classi ci sono, eccome, ma dirigenti nel senso di guide, nel senso di coloro che, chissà per quali doti, avrebbero un connaturato diritto all'esercizio del principio di autorità - questo senso di classi dirigenti mi fa rivoltare lo stomaco. Esistono sì, nel mondo, molti imbecilli da controllare e criminali da contrastare. Ma io credo che ogni cittadino, se è cittadino, sia in grado di governare se stesso senza il bisogno di avere padri madri zii e fratelli e dirigenti che lo guidano come se non sapesse camminare da solo.
P.S.
Se il titolo risulta criptico ve lo spiego nei commenti.

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