Tales: racconti. Di vita, vissuta, raccontata, ricordata. Questo è Ghesseha (Tales) di Rakhshan Banietemad, piccola sinfonia in 7 episodi che suonano come note distinte e accordate per raccontare l’Iran di oggi, paese che cambia, in fermento, in transizione. I protagonisti s’incontrano e scontrano lievemente fra di loro, tutti accomunati dal dramma della comunicabilità e comunicazione. Ciascuno parla, racconta la sua verità, la sua storia, il proprio piccolo spaccato di vita presente o passata. Ma chi li ascolta? In questo intervengono, tramite sguardi in macchina che chiamano in causa lo spettatore, le riprese di un cameraman desideroso di raccontare il tempo odierno e l’odierna società iraniana.
Ghesseha (Tales) è una manciata di piccole storie di gente della folla, gente comune (l’operaio, la pensionata, il tassista, ecc.) con le proprie poche gioie e i tanti dolori, mischiati a gelosie, rabbie, incomprensioni, silenzi. Rakhshan Banietemad gestisce con polso fermo ma discontinuo i vari episodi, aprendo e chiudendo il film in modo circolare in interno di automobile, come a sottolineare la tanta strada che l’Iran ha ancora da fare sul piano del dialogo, poiché ancora rinchiusa in un immobilismo eterno che domina le relazioni tra gli individui e tra essi e il Governo.
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