#Venezia71 – The Humbling: Al Pacino Show

Creato il 31 agosto 2014 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

“Ha portato il cinema in un’altra dimensione” potremmo dire di Al Pacino variando leggermente una frase detta in The Humbling di Barry Levinson di cui è indiscusso mattatore. Il mitico Al interpreta un attore teatrale che si è ritirato dalle scene perché ormai, da come dice lui, ha perso il talento di un tempo. Ma soprattutto è confuso, sospeso tra la vita e il teatro, tra realtà e immaginazione, tra battute (teatrali) e dialoghi (reali). Non ne distingue più il confine. Assistiamo alle sue confessioni psicanalitiche e a come l’arrivo improvviso di una giovane donna lo riavvicini alla vita vera.

Dopo Disastro a Hollywood, incentrato sulle smanie e le manie dei divi dello star system hollywoodiano, Barry Levinson continua a sondare l’anima più intima, tra la testa e il cuore, memoria e improvvisazione, di un attore. Dopo aver dato spazio a Robert De Niro, ora tocca al suo storico amico/nemico: Al Pacino. E The Humbling è spassoso, riflessivo, shakespeariano grazie a lui. Al traguardo dei 70 anni, proprio come un vino d’annata che più invecchia e più è buono, Al Pacino ci regala una prova invidiabile. Mette in mostra tutto il suo campionario di smorfie, con quel suo volto ancora ricchissimo, soprattutto sul lato comico, di pungente espressività. Con ironia riflette sul mestiere dell’attore e dell’uomo dietro l’attore, ma anche sul suo passato più strettamente personale (vedi il suo celebre Riccardo III).

Insomma, pur diretto con estrema maestria e fluidità da Barry Levinson e supportato da una grandiosa colonna sonora, The Humbling è una sorta di primo “saggio di fine carriera” per Al Pacino, momento di puro godimento per chi ha voglia di lasciarsi trascinare, tra il serio e il faceto, dall’istrionismo di un attore unico.

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