Dopo Disastro a Hollywood, incentrato sulle smanie e le manie dei divi dello star system hollywoodiano, Barry Levinson continua a sondare l’anima più intima, tra la testa e il cuore, memoria e improvvisazione, di un attore. Dopo aver dato spazio a Robert De Niro, ora tocca al suo storico amico/nemico: Al Pacino. E The Humbling è spassoso, riflessivo, shakespeariano grazie a lui. Al traguardo dei 70 anni, proprio come un vino d’annata che più invecchia e più è buono, Al Pacino ci regala una prova invidiabile. Mette in mostra tutto il suo campionario di smorfie, con quel suo volto ancora ricchissimo, soprattutto sul lato comico, di pungente espressività. Con ironia riflette sul mestiere dell’attore e dell’uomo dietro l’attore, ma anche sul suo passato più strettamente personale (vedi il suo celebre Riccardo III).
Insomma, pur diretto con estrema maestria e fluidità da Barry Levinson e supportato da una grandiosa colonna sonora, The Humbling è una sorta di primo “saggio di fine carriera” per Al Pacino, momento di puro godimento per chi ha voglia di lasciarsi trascinare, tra il serio e il faceto, dall’istrionismo di un attore unico.
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