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VENEZIANI è ANDATO IN GONDOLA SUI Monti ?

Creato il 04 dicembre 2011 da Conflittiestrategie

 

Gli intellettuali sono razionali

lucidi, imparziali, sempre concettuali

sono esistenziali, molto sostanziali

sovrastrutturali e decisionali.”

Giorgio Gaber
Gli intellettuali appartenenti a quell’infida casta autodefinitasi ‘sinistra’ (in realtà finta sinistra), si dimostrano in questa contingenza sempre i peggiori. Giovedì sera durante la trasmissione ‘Piazza pulita’, l’ex lottacontinuista Guido Viale, riprendendo i termini dell’ex-direttore del ‘Financial Times’ approvava e rilanciava impettito la definizione di Berlusconi come ‘buffone’, di contro la riconosciuta serietà indefessa di Monti acclamato come difensore degli interessi nazionali!

Ma anche sull’altro versante della complementare corrente autodefinitasi ‘destra’ (in realtà finta destra), si avvertono segni di smottamento.

In un articolo del 26 luglio 2011 (1) Marcello Veneziani trattava le evocazioni estive del nome di Mario Monti quale candidato premier in pectore presentandolo come il ‘Gatto Mammone della Repubblica italiana’.  Etimologicamente “Il Gatto Mammone è una creatura magica della tradizione popolare, con le caratteristiche di un enorme gatto dall’aspetto terrificante. Il suo nome deriva dall’incontro del termine gatto (animale nel Medioevo associato al diavolo) con quello di Mammona, parola dall’incerta etimologia che in lingua aramaica è attributo del demonio. Tale Gatto sarebbe stato infatti dedito a spaventare le mandrie al pascolo e avrebbe avuto movenze ed espressioni demoniache.”.(2) Chiaramente i caratteri terrificanti atti a spaventare erano consoni a promuovere una data politica ancora più funzionale al predominio statunitense di quella che il Cavaliere (servente) aveva ormai iniziato. Il satireggiare  di Veneziani sul personaggio Monti non si fermava però al fatto che la sua figura rimanesse sempre nell’aria senza mai concretarsi nel assumere la leadership politica, ma giungeva a dipingerlo sarcasticamente così: “Lui, poverino, è candidato passivo, come il fumatore passivo, non è lui ad accendere la sigaretta, sono gli altri. Ma per spaventare i politici, o per spaventare i politici di fronte, i dirimpettai agitano il suo nome.” Due sono qui i punti da sottolineare: in primo luogo l’attribuzione del carattere passivo alla candidatura di Monti, voleva svilirne il profilo (“ha il look del Tecnico o meglio dell’elettrotecnico di valore”), ma soprattutto, in secondo luogo, segnalava di complemento che se Monti ricopriva solo un ruolo passivo, altri (peraltro senza mai nominare né gli Usa, nè i loro sicari europei) esercitavano un ruolo attivo nel proporlo come incarnazione di una data politica da loro stessi indicata. L’articolo terminava con ultimo svillaneggiamento del personaggio Monti: “E appena si fa il suo nome esce sul Corriere della sera il suo programma di governo in forma di editoriale. Poi la vacanza finisce e si torna, da mari o monti, in città.

 

Lo stesso Veneziani però, il recente 27 novembre 2011 (3), pur dopo aver rammentato che Monti, allora solo evocato adesso materializzatosi effettivamente quale premier, è espressione di un “governo nominato dall’alto, made in Giorgio, voluto dalla finanza e benedetto dall’estero”, rispetto alle politiche che esso si accinge a varare ne scrive oggi in questi termini: “Però vedo la situazione grave del mio Paese e non me la sento di remare contro il governo d’Italia. Lo dicevo già prima agli sciacalli incoscienti che in piena emergenza erano disposti a sfasciare l’Italia pur di sfasciare il suo premier. E lo dico anche oggi. Prima l’Italia. Non facciamo al governo Monti quel che rimproveravamo, e giustamente, all’opposizione irresponsabile di ieri. Andare al voto subito significa aggravare la situazione e probabilmente non avere un governo dopo. Abbiamo poi bisogno di un periodo di tregua per svelenire e rigenerare la politica, per chiudere un ciclo e aprirne un altro. E per compiere alcune riforme finora a ieri impossibili.”. La logica conclusione delle sue attuali considerazioni non ha quindi potuto essere altro che questa esortazione: “Allora vi dico: restiamo sui Monti fino al 2013 e poi torniamo in città.”

Anche dal punto di vista linguistico il cambiamento di significato degli stessi termini, non solo è evidente ma è eclatante: nell’articolo del 26 luglio, il metaforico ‘ritorno in città’ si riferiva all’auspicabile non realizzarsi dell’ipotesi di un governo Monti, mentre ora nell’articolo del 27 novembre, il metaforico ‘ritorno in città’ si riferisce all’auspicio del mantenersi ed operare positivamente di un governo Monti.

La domanda è: che cosa è intervenuto nell’arco di questi quattro mesi affinché si determinasse una tale svolta di 360 gradi? Perché il 26 luglio Monti è ritenuto una figura scialba ed eterodiretta quindi non degna di nessuna fiducia mentre poi invece il 27 novembre lo si deve riconoscere come possibile salvatore(sic!) della patria? Andando oltre: perché si concede credito ora che, sia le trame che lo hanno condotto alla presidenza del Consiglio che gli obiettivi contrari agli interessi nazionali italiani appaiono più chiaramente di allora?

Appare chiaro che siamo qui in presenza di un processo di tradimento. Perché la negatività dell’ipotesi Monti che si paventava, seppur parzialmente per quanto riguardava i mandanti (Usa), nell’articolo del 26 luglio, è diventata positività (oltre che incomprensibile necessità) per la formazione sociale italiana il 27 novembre, capovolgendo le precedenti posizioni e contribuendo colpevolmente al nascondimento degli obiettivi reali dei mandanti di cui Monti è esecutore?

Il tradimento è un processo oggettivo che poi trova i suoi portatori soggettivi. A proposito di questi fenomeni, La Grassaha scritto: “Che cosa significa allora l’oggettività del processo denominato tradimento? Semplicemente che non dipende da una particolare disposizione d’animo di un individuo o di un gruppo di individui. E’ senza dubbio necessario che occorrano determinate condizioni, che il processo abbia assunto una data direzione in base allo scontro tra più individui o fazioni, nel cui ambito sono precipitate specifiche configurazioni dei reciproci rapporti di forza. Il tradimento può anche non realizzarsi perché si è verificato un errore di valutazione di queste configurazioni e di misurazione dei rapporti di forza in oggetto. Tuttavia, devono poter essere individuati in modo realistico, in base ad un non immaginario calcolo, i possibili sbocchi del processo detto di tradimento. Tuttavia, proprio il fatto che io sia costretto a parlare di individuazione delle configurazioni, di calcolo realistico delle probabilità, fa capire che non esiste realizzazione di alcun processo se non vi sono i portatori soggettivi dello stesso, i quali devono anche possedere quindi peculiari caratteristiche: quelle che li fa appunto definire traditori.” (4) Quindi se è doveroso indignarsi per la disonestà politica ed intellettuale dei Veneziani di turno,  più rilevante è comprendere di quale processo oggettivo di tradimento le posizioni di cui sopra sono il versante soggettivo. Quest’ultimo registra a mio avviso quattro elementi, emersi in tempi successivi dal processo oggettivo, e che in ordine di rilevanza e gerarchia causale sono: a) la scompaginazione dell’asse di politica estera italiana verso Russia e Libia, b) l’acconsentire di Berlusconi—subdolamente mascherato—alla linea obamiana che ci renderà interamente subalterni , c)  il consistente indebolimento organizzativo del Pdl, d) lo sfilacciamento di un embrionale aggregato sociale (mai fatto diventare blocco sociale) ed elettorale che stava dietro Berlusconi.

E’ quindi in corso l’estensione a cerchie sempre più ampie del passaggio al servizio dei subdominanti interni quali referenti dei veri dominanti Usa. Diventa comprensibile come regolarmente accada che, gli agenti che operano nella sfera ideologica, come descrisse magistralmente Benda nel suo ‘Tradimento dei chierici’, ad un tempo promuovano ed allo stesso si muovano secondo “un’ideologia che pretende che anche la verità sia determinata dalle circostanze e rifiuta di sentirsi vincolata da quanto asserito ieri e dato per vero, se le condizioni di oggi ne richiedono un’altra.” (5)

 

NOTE

 

(1) Veneziani ‘Mario Monti, sogno estivo del potere’ Il giornale 26/07/2011

(2) http://it.wikipedia.org/wiki/Gatto_Mammone

(3) Veneziani ‘Per amor patrio, restiamo sui Monti’  Il giornale 27/11/ 2011

(4)La Grassa‘Tradimento e traditori’ 5 dicembre 2010 su http://www.conflittiestrategie.it/

(5) Benda ‘Il tradimento dei chierici’  Einaudi editore pag. 43

 

Per quanto riprovevole il tradimento  portatori soggettivi di un processo  sul Vi sono tre possibilità:

il Nostro ha colto o capito che Berlusconi si era  e si è adeguato

il Nostro ha ricevuto ‘calorosi’ consigli su qual è la posizione da assumere

il Nostro si è uniformato ad un’onda crescente

 

Mario Monti, sogno estivo del potere

 

Sin dallo scorso millennio, Mario Monti è il Gatto Mammone della Repubblica italiana. Quando non si sa che dire, su chi puntare, nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo e in ogni crisi, presagio di crisi, auspicio di crisi, spunta la sua candidatura a Palazzo Chigi

di Marcello Veneziani – 26 luglio 2011

 

Sin dallo scorso millennio, Mario Monti è il Gatto Mammone della Repubblica italiana. Quando non si sa che dire, su chi puntare, nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo e in ogni crisi, presagio di crisi, auspicio di crisi, spunta la sua candidatura a Palazzo Chigi.

Lui, poverino, è candidato passivo, come il fumatore passivo, non è lui ad accendere la sigaretta, sono gli altri. Ma per spaventare i politici, o per spaventare i politici di fronte, i dirimpettai agitano il suo nome. Partecipai alla metà degli anni ’90 a un incontro italo-britannico a porte chiuse a Venezia, organizzato dalle due ambasciate; c’era pure Scalfaro, allora presidente.

 

Monti parlò del caso Italia e i bene informati sussurravano a tavola che sarebbe diventato premier. Passano i decenni e la sua candidatura riappare. Sarà perché è totalmente incolore, anche nella carnagione oltre che politicamente, e dunque non scontenta nessuno; non a caso fu commissario europeo nei governi Berlusconi e Dini, riconfermato da D’Alema e Prodi.

 

Sarà perché ha il look del Tecnico o meglio dell’elettrotecnico di valore; sarà perché in epoca di tagli Tremonti è un spreco, di Monti ne basta uno; sarà perché nelle sue generalità riassume e sintetizza la massima aspirazione estiva degli italiani, comprendendo l’alternativa mari o monti, ma l’Illustre bocconiano riciccia sempre. E appena si fa il suo nome esce sul Corriere della sera il suo programma di governo in forma di editoriale. Poi la vacanza finisce e si torna, da mari o monti, in città.

 

http://www.ilgiornale.it/rubrica_cucu/mario_monti_sogno_estivo_potere/26-07-2011/articolo-id=536952-page=0-comments=1

 

Per amor patrio, restiamo sui Monti

 

Insomma, che vogliamo fare col gover­no Monti? Sento crescere come un’ola irresistibile nel centro-destra la tentazione di dissociarsi e attaccarlo

di Marcello Veneziani – 27 novembre 2011

 

Insomma, che vogliamo fare col governo Monti? Sento crescere come un’ola irresistibile nel centro-destra la tentazione di dissociarsi e attaccarlo, staccare la spina e perfino una punta di sadico compiacimento della sua insufficienza.  Capisco. È stato un governo nominato dall’alto, made in Giorgio, voluto dalla finanza e benedetto dall’estero, o viceversa, segna la resa della democrazia allo spread, si presenta con la faccia feroce delle misure «impressionanti», è benvoluto dalla sinistreria, ha sostituito un governo che, comunque lo si giudicasse, veniva da libere e democratiche elezioni.

Per la stampa di centro-destra, poi, è più facile attaccare, dà più smalto, risponde a un’indole, magari rianima le tirature. Tutto comprensibile. Attaccare un governo dei poteri economici viene naturale anche a me.

 

Però vedo la situazione grave del mio Paese e non me la sento di remare contro il governo d’Italia. Lo dicevo già prima agli sciacalli incoscienti che in piena emergenza erano disposti a sfasciare l’Italia pur di sfasciare il suo premier. E lo dico anche oggi. Prima l’Italia. Non facciamo al governo Monti quel che rimproveravamo, e giustamente,all’opposizione irresponsabile di ieri. Andare al voto subito significa aggravare la situazione e probabilmente non avere un governo dopo.

 

Abbiamo poi bisogno di un periodo di tregua per svelenire e rigenerare la politica, per chiudere un ciclo e aprirne un altro. E per compiere alcune riforme finora a ieri impossibili.

 

Allora vi dico: restiamo sui Monti fino al 2013 e poi torniamo in città.

 

http://www.ilgiornale.it/rubrica_cucu/per_amor_patrio_restiamo_monti/27-11-2011/articolo-id=559209-page=0-comments=1

 

Bauman, Zygmunt

Titolo: La *decadenza degli intellettuali : da legislatori a interpreti / Zygmunt Bauman Pubblicazione: Torino : Bollati

 

Benda, Julien – Il *tradimento dei chierici / Julien Benda – 2. ed. – Torino : Piccola biblioteca Einaudi, c1976


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