Autore: Roberto Riccardi
Titolo: Venga pure la fine
Anno: 2013
Pagine: 231
Casa editrice: Edizioni E/O
Genere: Giallo, thriller
Formato: Cartaceo e Ebook
Trama: A Rocco Liguori, tenente dei carabinieri impegnato a risolvere semplici casi
nella sonnacchiosa Alba, nel cuore delle Langhe, arriva inatteso un ordine dal Comando Generale: dovrà recarsi a L’Aja e mettersi a disposizione del Tribunale internazionale per la ex-Jugoslavia. Non ci vorrà molto a scoprirne il perché: il colonnello Dragojevic, condannato per la strage di Srebrenica e altri delitti, è in coma per aver ingerito farmaci pericolosi. Il procuratore Silvia Loconte non crede all’ipotesi del tentato suicidio e ha chiamato a indagare proprio lui, Liguori, che sette anni prima in Bosnia aveva arrestato Dragojevic. Per il tenente è una valanga di ricordi: l’indagine costretta al segreto, il disinteresse della politica, il silenzio degli ufficiali, la bella Jacqueline, avvenente funzionaria della Croce Rossa. Ma non c’è tempo per i ricordi, il tempo stringe e i responsabili del delitto devono essere assicurati alla giustizia: mentre sullo sfondo la politica porta avanti il suo teatrino fra vecchi compromessi e nuove alleanze, Rocco Liguori rischia di nuovo la propria vita, ancora una volta in prima linea, ancora una volta da solo.Giudizio: “Venga pure la fine” è un romanzo decisamente diverso da “Undercover”, pubblicato nel 2012 sempre da E/O (e da me recensito qui). Mentre il primo libro ha un ritmo abbastanza sostenuto e ha la giusta dose d’azione, “Venga pure la fine” si svolge in tutt’altro modo. L’indagine sul tentato suicidio/omicidio di Dragojevic funge da occasione per rielaborare esperienze passate come il conflitto in ex-Jugoslavia e per riflettere sulla vita, sulla condizione umana. Si tratta di un romanzo sicuramente più lento del predecessore, che acquisisce un ritmo da thriller solo nelle ultime decine di pagine.
I personaggi sono credibili, proprio come quelli del libro precedente. Riccardi può attingere da esperienze dirette, e ciò si nota. Lo stile, già delicato e letterario, si è evoluto ulteriormente in questa direzione, divenendo ancor più lontano da quello secco e a tratti brutale di alcuni romanzi del genere.
Dire che “Venga pure la fine” sia inferiore a “Undercover” sarebbe ingiusto; ma la radicale differenza tra i due titoli potrebbe deludere qualche lettore alla ricerca di un romanzo sulla scia del primo, una sorta di “Undercover 2”, e per questo mi sembra giusto sottolinearla.
Si tratta di un romanzo un po’ insolito all’interno del panorama del genere. Un titolo non adatto a tutti i palati, da valutare con attenzione prima dell’acquisto. Ma oggettivamente ben fatto.
Sull’autore: Roberto Riccardi è colonnello dell’Arma e direttore della rivista Il Carabiniere. Ha lavorato per anni in Sicilia e Calabria e ha comandato la Sezione antidroga del Nucleo investigativo di Roma svolgendo indagini in campo internazionale. Ha esordito nel 2009 con Sono stato un numero (Giuntina) a cui è seguito il thriller Legame di sangue (Mondadori, 2009), il romanzo storico La foto sulla spiaggia (Giuntina, 2012) e il giallo I condannati (Giallo Mondadori, 2012). Per le Edizioni E/O è uscito nel 2012 Undercover.
Aniello Troiano