Venire a votare "dall'estero"

Creato il 19 febbraio 2013 da Ilpescatorediperle
Domani tornerò in Italia per le elezioni. È la terza volta che voto alle politiche, la prima che voto per il Senato, la seconda che torno dall'estero. A ben pensarci da quando voto sono in trasferta.Nel 2006 ero a Milano. Andai a Verona per votare, e perché i miei genitori quella domenica avevano organizzato una festa per i loro 25 anni di matrimonio. Il giorno dopo avevo un esame all'università.Nel 2008 ero in Erasmus in Germania. Mi ricordo che passai una notte in aeroporto per poter arrivare. Era la prima volta che il Partito Democratico si presentava come tale. Anche allora, elezioni anticipate.Questa volta non credo nel progetto con la stessa convinzione del 2008. Io però chi non vota non lo capisco, né lo capirò mai. In più mi fa piacere che, quasi sicuramente, tra i prossimi deputati ci sarà Pippo Civati, che seguo da un po', anche se io, che voto in Veneto, non lo potrò votare (del resto nessuno lo potrà votare, con questa legge elettorale, la cui unica bella conseguenza, è che nessuno potrà scrivere sulla scheda nomi come "Berlusconi" o "Calderoli", nemmeno questi ultimi. In ogni caso è da cambiare subito).Ora torno dalla Francia.È la prima volta che gli italiani che si trovano all'estero senza residenza e non fanno parte delle altre categorie che possono votare per posta (militari, docenti e ricercatori universitari) protestano per la difficoltà del voto.Io non ho partecipato alla protesta. In primo luogo perché è stata un po' tardiva, e io avevo già comprati il biglietto, a poco, il 2 di gennaio. In più perché, pur essendo fondamentalmente d'accordo, mi ha fatto un po' ridere che gli studenti Erasmus rivendicassero di non avere i soldi per tornare a votare. Mi ha fatto ridere da ex studente Erasmus e da ex studente Erasmus tornato per votare, sapendo quanti soldi gli studenti Erasmus investono in birra, tapas e corsi di capoeira, a seconda delle latitudini, per vivere questa bellizzima esperrienzza. 
In ogni caso il fatto che il governo, praticamente, non fosse nemmeno a conoscenza del problema - il governo che di più al mondo si è riempito la bocca della parola "Europa" - è interessante. I metodi trovati per porre rimedio sono stati abbastanza divertenti. Premetto che io non beneficerò di alcun tipo di rimborso, e che probabilmente non l'avrei chiesto comunque. Mi arrabbio quando mi dicono "tu che sei all'estero a fare la bella vita", perché è come ridurre una serie di scelte (mie e altrui, al momento sono qui per concorso) non sempre facili a una foto di Facebook dove tengo in mano una birra. E anche un'idea molto superficiale, al contempo eccessivamente positiva (come se fuori dall'Italia fosse il paese dei balocchi) e negativa (come se fuori dell'Italia si "facesse la bella vita" a spese di chi resta in Italia, mentre magari uno è partito per non essere a spese di nessuno). Poi questa cosa de "l'Estero" come se fosse una specie di mostro delle fiabe è anche molto commovente e allo stesso tempo triste. Io al momento non abito allestero, abito in una città francese. E nessuno credo abbia mai abitato allestero, ma sempre in un certo posto. Mi correggo: uno in genere si sente allestero all'inizio, e questo riassume tutto il negativo del primo impatto spaesato. Poi, quando inizi a renderti conto che non sei su Marte ma in una determinata città, è lì che cominci a sentirti a tuo agio.Queste persone hanno comunque ragione nell'invitare ad una certa sobrietà chi non passa la maggior parte del suo tempo sul territorio italiano. Anche per questo, io non ho protestato. Ma dicevo dei rimborsi. Ecco, Trenitalia prevede uno sconto del 70% se ci si reca ad acquistare i biglietti con il certificato elettorale. Immaginatevi quanti espatriati si tengono sotto il cuscino il certificato elettorale, così, per ogni evenienza.Ecco, come vedete venire a votare "dall'estero" non ha nulla di drammatico o particolarmente inedito da dire. Se volete la mia opinione io penso semplicemente che tornare per il voto valga la pena. Io sono ancora della scuola di quelli che si vestono bene (per quanto io sia in grado di vestirmi bene) per andare a votare.Auguro dunque a tutti che quelli del voto siano giorni di festa, e non giorni di cui, in futuro, vergognarci.E ora lasciatemi fare la valigia.da TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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