In foto: I signori Domenico Briscese e Pasquale Giura
Antonio Conte – In foto i signor Briscese e Giura. Era tanto che non tornavo a Venosa da cronista, avevo quasi dimenticato di esserlo stato. Ma il 26 Agosto presa la mia reflex mi inoltro a piedi tra le vie del centro storico. E’ bello passeggiare, leggere le modifiche che il tempo ha portato in questi 13 anni, da quando non abito più nella Città di Orazio”, come scrivevo una volta ed i miei lettori erano abituati a leggere negli articoli che inviavo alla Gazzetta. Ora Venosa sarà anche di Gesualdo, per le prossime celebrazioni del quarto centenario della sua morte.
Qui a Bari, dal 2009 scrivo un blog in tema militare (ndr.: www.rassegnastampamilitare.com ), ma incontro poche persone interessate a questi fatti. Quando accade però è bellissimo, sembra che ci conosciamo già, si sente quello “spirito di corpo”, quel senso di appartenenza e di condivisione, proprio come una volta quanto ero in servizio. Fare informazione in tema di difesa è un impegno davvero particolare e che non tutti comprendono.
Ma tornare a Venosa ed essere salutato da Domenico e Pasquale, nell’ordine in foto, così come hanno fatto loro è stato per me molto gratificante. Spero di aver ricambiato la stima dimostrata. E, li ringrazio molto soprattutto per non aver fatto finta di nulla. Anche quando scrivevo tutti i giorni non tutti ammettevano di leggere i miei articoli, ma io mi accorgevo che lo avevano fatto. Magari non tutte le volte.
Una volta un amico mi riferirei che alla Gazzetta c’era uno con il mio stesso nome che scriveva di Venosa e mi chiese se era un mio parente. Molti altri invece telefonano ad un mio omonimo per complimenti o per rimproveri. Mio padre mi diceva di smetterla e di trovarmi un lavoro serio, e forse avrei dovuto ascoltarlo.
Ma girare per Venosa e notare che molti preferivano ignorarmi era un dato, specie durante la malattia di mio padre. Ma smettere di pubblicare la cronaca da Venosa come corrispondente per la Gazzetta del Mezzogiorno non è stata in realtà una decisione presa quanto piuttosto la conseguenza di un trasloco a Bari per motivi familiari.
Ma tornado alla foto ed a questo incontro, almeno questi due amici non mi hanno fatto sentire come uno sconosciuto nella mia città alla quale per oltre tre anni ho dedicato oltre trecento articoli e 34 anni. Forse Venosa merita giornalisti che la sappiano raccontare, nel bene e nel male. Ogni città dovrebbe coltivare con attenzione questi talenti, come fossero vocazioni, perché in qualche modo possono regolare anche l’attività politica, se ovviamente lo si fa bene: il “cane da guardia intendo”.
In ogni modo ho fatto delle foto, non le solite e forse non piaceranno ai più, ma credo che sia tempo che certe cose ce le dobbiamo dire, magari amichevolmente, ma non si può fare più finta di nulla.
Forse molti avrebbero preferito che scrivessi quanto è bella Venosa, come è importante dal punto di vista storico, architettonico, culturale ecc. Si crede in realtà che ciò sia ben noto, il lavoro da farsi non è di scrivere bene, ma di far parlare la città stessa, solo così il cronista potrà sentirsi disimpegnato dalle segnalazioni di disservizi e dedicarsi alla promozione turistica.
Mi è capitato varie volte di ingaggiare questioni con commenti non proprio lusinghieri sull’accoglienza che Venosa riserva ai turisti. Costruire una città accogliente è un compito di ciascuno. E, come si vede da questo reportage, il lavoro non mancherebbe. (A.C.)