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Venti corpi nella neve, di Giuliano Pasini - Recensione

Creato il 28 giugno 2012 da Nicola Nicodemo
Ottimo romanzo di esordio, questo di Giuliano Pasini, edito dalla Time Crime lo scorso febbraio. Un thriller dal sapore italiano, dal gusto casereccio, ambientato in un piccolo paesino dell'Appennino, ma che propone una storia non meno importante, conservata sotto la coltre di neve e nei ricordi degli abitanti di Case Rosse.
Un thriller che pone Pasini sul livello di molti altri scrittori internazionali. La grande forza espressiva, l'originalità dello stile impiegato di fronte ad un caso di omicidio, l'idea di impiegare un espediente - la Danza - che, con il suo fascino, maschera la mancanza di vere e proprie indagini, lo rende un buon thriller. Ma un giallo discreto. Anche perché le indagini sono una piccola parte della storia, che si concentra su altri punti focali: l'omicidio, innanzitutto, si ricollega ad un eccidio fascista della Seconda Guerra mondiale; nel piccolo paesino, il ricordo di quel tragico evento, sembra permeare tutto e tutti, creando un velo di paura e di omertà, difficile da scalfire, e che impedisce il corretto svolgersi delle indagini; e infine la particolare psicologia del commissario Roberto Serra, incaricato di risolvere il caso: dopo essersi rifugiato in un piccolo paesino, in cerca di tranquillità, scopre che il suo passato torna a perseguitarlo anche lì, e si manifesta nelle forme di una funesta Danza.
Ed è questa Danza - così è definita dall'autore - l'elemento più curioso del romanzo. Essa è la capacità - posseduta dal commissario Serra - di rivivere gli ultimi istanti di vita delle vittime. Ma questa capacità - che egli scopre dopo l'incidente in cui ha perso i genitori - non si rivela solo d'aiuto alla risoluzione dell'omicidio. Essa si manifesta piuttosto in una modalità così violenta, da sembrare un eccesso di pazzia, una malattia mentale, un disturbo psichico che tende ad allontanarlo, ad isolarlo, perfino dalla sua amata Alice.
Eppure, è proprio grazie a questo dono che Roberto Serra riesce a risalire alle origini dell'omicidio perpetuatosi sul Prà Grand, il monte sul quale vennero assassinati alcuni componenti della Brigata Partigiana Ypsilon. Egli rivive la storia del gennaio 1945, quando essi furono crudelmente uccisi dai repubblichini.
Quando Roberto capisce che non potrà penetrare il muro di diffidenza e di omertà degli abitanti di Case Rosse, i quali lo considerano 'uno di fuori', al quale non poter dare tutta la loro fiducia - forse anche per la paura di rivivere l'eccidio che era ancora motivo di dolore per loro, allora comprende la necessità di stabilire un nuovo rapporto con la Danza: dovrà metabolizzare la sofferenza e superarla. Perché solo così potrà risolvere il suo ultimo caso (che poi sarà l'ultimo?) e fuggire alle persecuzioni psicologiche del suo 'disturbo mentale'.
Ho apprezzato questo romanzo in qualità di thriller. Un po' meno in qualità di giallo - la soluzione della Danza, che rende inutili le investigazioni, sembra ovviare alle difficoltà di riscostruire un buon percorso di indizi e di indagini. Il lettore non risolve l'omicidio insieme al detective - o commissario, in questo caso - come è prerogativa di un romanzo giallo, ma diventa semplice spettatore. Di una bella storia, non c'è che dire.
Autore: Giuliano Pasini Editore: Time Crime
Anno di pubblicazione: 2012 

ISBN:
9788866880028
Prezzo di copertina: € 7,70


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