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sparato per prime nel duello, a colpi di artiglieria, costato la vita a due soldati di Seul, oltre al
ferimento di 18 persone tra militari e civili. “Nonostante i nostri ripetuti avvertimenti, la Corea
del Sud ha sparato decine di colpi a partire dell’1:00 pomeridiana… E noi abbiamo assunto una
forte iniziativa militare immediatamente dopo. Sappiano i governanti della Corea del Sud che non
permetteremo violazioni del nostro territorio nazionale nemmeno di un millimetro.”, si legge nel
breve comunicato.
Questa è la posizione ufficiale del Governo della Repubblica Popolare Democratica di Corea a
riguardo dello scontro armato avvenuto il giorno 22 novembre u.s. nell’isola di Yeonpyeong, in un
tratto di confine marittimo da sempre rivendicato dalla Corea del Nord.
Purtroppo questa versione dei fatti, sui nostri mezzi di informazione, non è mai comparsa, mentre
si è dato ampio risalto alle dichiarazioni del Governo Sudcoreano e a quelle degli Stati Uniti
d’America.
Ma perché soffiano ancora venti di guerra sulla penisola coreana?
Si potrebbe avanzare l’ipotesi che gli USA vedano non certo di buon occhio, il fatto che la
Repubblica Popolare di Cina stia allargando la sua influenza, a macchia d’olio, in quasi tutta l’Asia
e, quindi, abbiano voluto lanciare un avvertimento al colosso asiatico.
Ipotesi che pur avendo buoni argomenti non sembra sufficiente a spiegare i fatti.
Gli Usa non possono fare tanto la voce grossa con la Cina in quanto la medesima possiede il 21%
del debito pubblico statunitense, circa 850 miliardi di dollari.
Mentre è più accreditabile l’ipotesi che per i nordamericani il vero punto dolente sia la questione
dell’arricchimento dell’uranio da parte della Corea del Nord. Infatti, per fare il punto sulla questione
atomica di Pyongyang, l’inviato speciale USA Stephen Bosworth è volato oggi in Cina per
incontrare funzionari del ministro degli Esteri.
L’amministrazione Obama si trova nella sgradevole posizione di chi da un lato, per riaffermare il
suo ruolo egemone nel Pacifico, deve mantenere una forte presenza militare nel sud della penisola
coreana (circa quarantamila soldati e decine di testate nucleari) e, dall’altro, per dimostrare che
cerca il disarmo atomico deve impedire alla Corea del Nord di fare i suoi esperimenti nel settore
del nucleare. Per questo gli U.S.A. stanno rafforzando il loro dispositivo militare: la portaerei a
propulsione nucleare “George Washington” ha lasciato il Giappone per il Mar Giallo. Da domenica
prossima appoggerà le esercitazioni militari U.S.A.-Corea del Sud. Inoltre sono in arrivo 6 mila
marines, che si andranno ad aggiungere agli 86 mila soldati impegnati nelle manovre, e 75 caccia F
16 falcon.
A questo punto è difficile non pensare che i primi a sparare siano stati i Sudcoreani.
E’ fuori di ogni dubbio, comunque, che la situazione al 38° parallelo potrebbe degenerare e sarebbe
una catastrofe per l’intero popolo coreano.
La soluzione della crisi può essere ricercata nella proposta che il Governo della Repubblica
Popolare Democratica di Corea ha già avanzato da vari anni.
Liberare la penisola coreana da ogni presenza militare straniera, comprese le armi atomiche
(ad oggi gli unici militari stranieri sono statunitensi), abbattere il muro lungo quasi trecento
chilometri e alto dieci metri (costruito dagli U.S.A.) che divide le due Coree.
A questo punto si potrebbe costituire una federazione, tra il Sud ed il Nord, mantenendo i due
diversi sistemi politici ed economici ma ottenendo la riunificazione del popolo coreano, obiettivo
che il defunto Presidente Kim Il Sung ha sempre ricercato.
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