Venti di rivolta sull’Europa
Scritto da Valerio Rizzo
Non è uno scherzo, non è un’esagerazione e non è nemmeno un annuncio di avverse condizioni meteo. Dal 15 maggio scorso in Spagna la gente ha riacceso il cervello, il popolo è sceso in piazza per dire e gridare che il Sistema, politico, economico e sociale, è arrivato al capolinea. O si cambia o il cambiamento verrà direttamente dai cittadini.
Forse i venti di rivolta del mondo arabo hanno sconfinato, portati dallo Scirocco, oltrepassando l’esile Stretto di Gibilterra.
Fatto sta che le piazze di Madrid, Barcellona e delle principali città della Spagna sono piene di “teste pensanti” e c’è la totale assenza di qualsiasi bandiera o partito.
Il popolo spagnolo chiede a gran voce quei cambiamenti che la storia avrebbe dovuto già portare con naturalezza e che invece la classe dirigente ha ben frenato, poiché le elite di potere vedono in essi la fine dei loro privilegi.
La gente che protesta si è data un nome:”gli indignados”, proprio perché sono indignati di tutto quanto accade, da decenni, intorno a loro. Quello che chiedono al Sistema è riassumibile in una decina di punti:
- Abolizione delle leggi ingiuste: ad esempio la censura ai siti di pirateria, la riforma universitaria, la legge sull'immigrazione, la legge sui finanziamenti ai partiti e la legge elettorale.
- Terza Repubblica: poter fare un referendum per scegliere fra monarchia o repubblica.
- Riforme fiscali: si chiede che vengano favoriti i salari più bassi, che si approvi la Tobin Tax sulle speculazioni finanziarie e che il ricavato di tale tassa sia investito in politiche sociali; lo slogan "paghi più (tasse) chi più ha" dilaga per le strade e si invoca la nazionalizzazione delle banche.
- Trasporto e mobilità: si vuole favorire il trasporto pubblico e alternativo all'automobile, creare sovvenzioni per i disoccupati.
- Riforma della politica e dei suoi costi: si richiede l'abolizione della pensione vitalizia, la formazione regolamentata, la revisione del bilancio dei costi della politica, liste elettorali pulite e libere da imputati per corruzione.
- Svincolamento totale della chiesa dallo stato e divisione dei poteri: la religione deve essere circoscritta alla vita privata di ciascun cittadino.
- Democrazia partecipativa e diretta: si punta a un'organizzazione fatta di assemblee di tipo popolare (per quartieri, distretti...) con il supporto di Internet e delle nuove tecnologie, a una maggiore partecipazione pubblica in temi relativi alla gestione dei fondi per le amministrazioni locali e che le leggi siano precedute da referendum.
- Miglioramento e regolarizzazione dei rapporti di lavoro: si vuole porre fine alla precarietà salariale e allo sfruttamento degli stagisti, stabilendo un salario minimo di 1200 euro.
- Ecologia e ambiente: si richiede la chiusura immediata delle centrali nucleari e appoggio all'economia sostenibile.
- Recupero delle imprese pubbliche privatizzate: l'amministrazione deve farsi di nuovo carico della loro gestione.
- Forze Armate: si intende ridurre le spese militari, chiudere le fabbriche di armi e vietare ogni sorta di intervento militare.
- Recupero della memoria storica : condanna del franchismo.
Leggendo le richieste degli Indignados sembra di ritrovarsi in una discussione tra amici sui problemi che attanagliano l’Italia. E’ impressionante notare come tali temi calzino a pennello alla nostra realtà politica e persino l’ultimo punto, da noi si trasformerebbe in “recupero della memoria storica: diffusione delle verità e delle atrocità del Risorgimento”.
Per questo motivo bisogna guardare con estremo interesse al vento che soffia nel paese iberico, soprattutto perché nel meridione d’Italia non c’è un vento, ma un fuoco che arde e che prima o poi diventerà incontrollabile.
Il popolo spagnolo ha sollevato la testa, ha sradicato quel cartello, che da noi, invece, è ben piantato nella testa. Quel cartello riporta la scritta: “Non disturbare!”.