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Vera Pelle - un romanzo di Fabio Musati

Da Stesan74

Vera Pelle - un romanzo di Fabio MusatiAnno 2048. In un mondo sconvolto da crisi che hanno dissolto Stati e mercati, Milano è ancora una città, anzi è la Città, un regno ‘eutopico’ retto da un tiranno esteticamente fin troppo simile a certi politici attuali, il quale fonde in sé potere materiale e spirituale. In questo mondo alla fine del mondo, brulicante di Anonimi biancovestiti al servizio del potere, protetto da una barriera invisibile che lo isola da un Fuori selvaggio dove ululano lupi e dimorano contadini folli, si muovono anche personaggi non allineati, ironici, disillusi, ostinatamente fieri di ogni scampolo di libertà vissuta nel salotto di un’Ikea abbandonata, evocata nel passato di porno star o nei ricordi da vecchio aviatore. 
Nel croguolo di Musati, tuttavia, ben presto viene versato anche il sangue. Nella città si muove un serial killer che asporta i tatuaggi, nel frattempo vietati e quindi divenuti rarità, dal corpo delle sue vittime. Uno dei protagonisti, Colabrodo, ne subisce l’attacco ma la scampa. Entrano in scena la bellissima e orgogliosa Vera Pelle, i fratelli Yuri e Trementina, quest’ultima impiegata in un luogo emblematicamente denominato ‘Cacatombe’, e personaggi minori ma ugualmente indimenticabili come il maestro tatuatore Quick Egg, il vecchio chirurgo plastico e rapper folle Doctor Skin, il pistolero Ciucciapistola, il prete giustiziere Don Fusìl. Tutti a vario titolo impegnati a risolvere il mistero e a salvarsi la pelle (nel senso letterale del termine); e allo stesso tempo, tutti alimentati da un irresistibile desiderio di indipendenza.
Il romanzo di Fabio Musati è un affresco visionario disegnato con i pennelli del citazionismo, dei rimandi alla Storia, alla letteratura, al cinema e soprattutto alla cultura pop che lo pervade senza soffocarlo. E’, soprattutto, un libro venato di quella ironia sofisticata e che a tratti, senza che il lettore se ne accorga, ci accompagna fuori dal roboante procedere della storia e dentro ripari silenziosi, dove si colgono messaggi discreti sul rispetto di noi stessi e sull’importanza capitale della libertà.    
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