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Veramano.

Creato il 31 dicembre 2012 da Philomela997 @Philomela997

I Monologhi di Sana – Rubrica

Forse bisogna…

Forse…

Forse…

Cercando di capire questi pezzi discordanti di anima che si ricompongono

in frammenti di specchio.

Brucio i ricordi.

Dò fuoco alla mia ultima umanità.

Perdo anche l’ultimo pezzo di me.

E ora non c’è che caos

e rovina.

Ma non c’è dolore

in questo nulla primordiale.

Vorrei cercare un accordo

oltre l’apparenza e la paura;

ma mi dico che forse non ce ne sono affatto.

Forse, non c’è nulla da cercare oltre la luce;

solo vivere

di luce di luna.

Sono la Dea o il sacrificio?

Entrambi,

nel calderone di Ceridwen.

Un attimo di assoluta dissoluzione.

Polverizzo qualsiasi cosa

oltre la coscienza di me.

Vorrei urlare di terrore e chiederti aiuto,

implorarti di salvarmi.

Ma sei distante

come il fuoco

che manca

in questa notte gelida

di solitudine e distruzione.

Non provo nessuna paura.

Non mi importa più di nulla,

nemmeno di me

o del tuo cuore che canta

nenie ammaliatrici.

Niente, non esiste più nulla.

Devo perdere.

Perdere tutto.

Perdere me

Te

I ricordi

I sogni

La vita.

Perdere tutto.

Rinunciare.

Lasciar andare.

Smettere di trattenere.

Smettere di aggrapparmi.

Stanotte io muoio

uccisa dalle mie stesse parole,

dalle tue mani

di neve.

Lasciami andare.

Feriscimi ancora

così che possa morire,

morire e dimenticare.

Nessuno saprà del sacrificio cruento

alla dea della luna e della caccia.

Nessuno saprà del pianto.

È chiuso a chiave in un luogo che non è.

Nessuno, nemmeno tu,

mai

saprà della ragazzina morta stanotte.

Dei suoi sogni di nebbia

persi per sempre nel gelo del nulla.

Abbandonarsi al gelo della morte

è…

è…

è…

dolce

e non fa così paura come credevo.

Muoio,

cado,

e ritrovo me stessa nel centro del caos;

sono sempre stata qui

con le mie mille facce:

la donna, la figlia, la bestia.

È tutto come dovrebbe essere,

come solo può essere.

E comprendo,

non si poteva salvare.

Quel rottame, quel residuo

di vita e umano.

Per rinascere dovevo morire

ma serviva un cuore più spietato del mio

per soffocare quegli occhi

pieni d’amore e di sogni.

Uccidimi ancora, ti prego,

con la cattiveria e la violenza

della bestia

che ti porti dentro.

Immolami,

su questo altare di notte

e niente.

Sorge il sole e io ho

occhi puliti e

un’anima appena nata.


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