Lezioni condivise 61 – Fortuna e ruina
Trattando di storia, penso di aver già separato i due concetti di nazionalismo, del tutti opposti, di cui abbiamo avuto esempio a cavallo tra ottocento e novecento.
Il più antico, positivo, di carattere popolare e libertario, nasceva dalla necessità di dare la libertà alle nazioni oppresse da stati invasori, coloniali e dal primo imperialismo. In questo caso il riconoscimento dei diritti delle nazioni all’autodeterminazione rappresentava un principio democratico i cui effetti dovevano essere solo positivi ed evidenti; il più recente e più noto, il nazismo, non nasce come bisogno di libertà, ma come tentativo di imporre la razza “ariana”, prevalentemente tedesca, sulle altre inferiori; non è neppure un’ideologia politica, ma un progetto criminale tout court, nato e sviluppato in menti malate.
L’esperienza nazista ha evidentemente dato una connotazione negativa al concetto di nazione, che solo contingenze relative al terzo e quarto mondo, ma anche ai diritti dei popoli oppressi e minoritari nel nuovo e antico mondo, portano necessariamente a recuperare il significato originario, scevro di significati inquietanti.
Se il mondo andasse avanti su basi puramente etiche, non ci sarebbero problemi, sappiamo invece che anche oggi esistono vari stati gendarme che l’etica la applicano solo secondo la propria convenienza e con il supporto di tanta propaganda, rendendo il falso vero e viceversa, liberando alcuni e opprimendo altrove o in casa propria.
Come può districarsi in questo bailamme dei poteri occulti il cittadino etico, ce lo hanno insegnato in vari modi gli Huxley, i Silone, gli Orwell: mantenendo la capacità critica, non facendo contaminare il proprio pensiero da derive ideologiche discriminanti dell’uomo sull’uomo, riuscire a concepire il pensiero logico come tale, non assimilando contorsioni mentali tendenti a far accettare l’inaccettabile. Basti pensare che la propaganda, in passato, ha fatto passare l’idea che non si può essere tutti uguali e noto che solo oggi, dopo circa trent’anni di oscurantismo culturale, si torna a parlare di uguaglianza, sebbene il potere sia in mano alla finanza, ma è già qualcosa che il Movimento (dagli Indignati a Occupy, a Internet) l’abbia individuata come il nemico da abbattere.
Detto questo, è evidente che l’essere etico, deve stare all’erta; è evidente che i fraudolenti, i ruffiani, i manipolatori, i demagoghi, sono sempre all’opera e bisogna guardarsene, combatterli e smascherarli senza pietà. Il governo Monti e chi lo appoggia, ad esempio, è gente di questa risma e spero che ci si accorga a cosa è dovuta la differenza tra quel che si dice e quel che si fa realmente, metodi beceri da medio evo, ma non ne conoscono altri.
La capacità critica è necessaria in un mondo di questo tipo, così complesso, ed è necessaria in ogni campo, in storia, in letteratura, in giustizia, in politica.
Tornando dunque al concetto iniziale, occorre distinguere, e sebbene la distinzione tra bene e male non sia più netta, all’essere critico gli si drizzano i capelli al momento giusto.
E’ naturale che ciò accada leggendo il Principe di Machiavelli e anche, per stare al tema affrontato, alla sua conclusione, l’exhortatio ad capessendam italiam in libertatemque a barbaris vindicandam.
Avrebbe almeno dovuto spiegarci quale Italia e a quali barbari si riferisse e soprattutto quale diritto avrebbero potuto avere i Medici o altri a “pigliare” cosa… Lo avrebbero fatto i Savoia più di tre secoli dopo e con i risultati che vediamo oggi, quando comincia ad emergere con qualche ritardo (i tentativi passati sono sempre stati messi a tacere) la verità sull’unificazione forzata, violenta e di fatto mai avvenuta.
Sotto il profilo puramente storico-letterario, trae delle conclusioni da pessimo profeta, perché giudica quei tempi per l’Italia, analoghi quelli che fecero la fortuna di Mosè, di Ciro, di Teseo, ma l’Italia schiava, serva, dispersa, disordinata, spogliata, non si è mai ripresa e certamente non al tempo del nostro, che riteneva fosse tutta pronta e disposta a seguire una bandiera, pur che ci sia uno che la pigli. Esorta i Medici a farsi promotori di questo riscatto che non ci sarà.
(segue…)
(Letteratura italiana – 17.5.1996) MP
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