Merda, sost. f.
Probabilmente alcuni di voi pensano che questa parola non abbia bisogno di una definizione e che non dovrebbe neppure esserci in un dizionario che si rispetti. Ma dato che questo dizionario è ben lungi dall’essere rispettabile, ecco questa mia breve dissertazione scatologica.
Come noto i bambini provano una particolare soddisfazione a dire questa parola.
Penso che anche voi, da bambini, abbiate giocato a merda; francamente non credo appassioni tanto il gioco in sé – io ad esempio non mi ricordo neppure le regole e non saprei più giocarci – ma divertiva (e diverte ancora, immagino) avere la possibilità di ripetere diverse volte la parola in questione. Anzi il gioco diventava una sorta di spazio sospeso in cui era permesso ripetere – anzi si poteva perfino urlare – una parola che altrimenti non si poteva pronunciare e che doveva essere sostituita da insulse perifrasi.
In sostanza, quando noi eravamo bambini, era divertente trasgredire la regola e dire merda, ma eravamo ben consci che una regola c’era; e che questa parola era una di quelle da non dire, insieme a diverse altre.
Non so quanti dei 12.500 bambini che domenica scorsa occupavano la curva dello Juventus stadium abbiano urlato merda al portiere dell’Udinese Zeljko Brkic ogni volta che toccava il pallone. Immagino quasi tutti perché urlare merda è divertente – come sopra ho ampiamente dimostrato – e perché è facile lasciarsi trascinare: se anche uno solo comincia a urlare merda è più che probabile che gli altri 12.499 facciano lo stesso. Succede lo stesso anche agli adulti; nello sport come in politica.
La vicenda è nota: dal momento che la curva bianconera sarebbe rimasta vuota, a causa di discriminazione territoriale nei confronti dei tifosi napoletani, i dirigenti della Juventus hanno pensato bene di aprire lo stadio ai giovanissimi tifosi della squadra. La scelta – dettata dagli esperti del marketing per ridare smalto alla società – si è rivelata incauta: a causa dei “cori” dei bambini il giudice sportivo ha comminato una multa di 5.000 euro alla squadra di Conte.
Premesso che personalmente considero quella multa sacrosanta e forse troppo mite, credo sarebbero da multare, uno per uno, i genitori dei 12.500 bambini. Se domenica hanno urlato merda alla stadio al portiere dell’Udinese è perché hanno sentito il padre urlare la stessa cosa ai giocatori della squadra avversaria ogni volta che guarda una partita in televisione. Anzi forse si sono perfino contenuti, perché probabilmente conoscono già un repertorio di contumelie da far impallidire l’ultras più sfegatato.
Il problema non è che quei bambini si siano sfogati urlando merda per un pomeriggio – probabilmente alla loro età lo avremmo voluto fare anche noi allo stadio – il problema è che probabilmente non si sono resi conti di violare una regola, anche perché nessuno gliel’ha mai data.