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Verba volant / Scatto

Creato il 08 gennaio 2014 da Margheritapugliese

Scatto, sost. m.

Questa parola – dal latino ex, ossia fuori, e captare, intensivo di capere, ossia prendere – ha indubbiamente un valore onomatopeico: infatti la parola riproduce in qualche modo il suono dell’azione. I più giovani dei miei lettori non possono ricordarlo, ma la grande maggioranza di voi ha fatto esperienza degli scatti di un telefono a gettone e può testimoniare che quando il gettone scendeva faceva proprio quel suono lì. Uno scatto.

Oggi però non è lo scatto di un archeologico telefono a essere balzato agli onori delle cronache, tanto da meritare una definizione in questo pur umile dizionario. Sono invece gli scatti allo stipendio degli insegnanti, prima concessi e poi frettolosamente ritirati; come noto nei prossimi mesi i lavoratori della scuola dovrammo restituire il maltolto.

Ora mettiamo le mani avanti e anticipiamo le vostre facili ironie: noi dipendenti pubblici non scattiamo, mai; è contro la nostra natura.

scatto

Tornando al tema del giorno, questa repentina decisione del sedicente governo italiano ha provocato uno scatto d’ira, un moto di sdegno, non solo tra gli insegnanti – come era legittimo e doveroso aspettarsi – ma anche da altri.

Perfino un politico che ora va per la maggiore, già sindaco di una bella città del centro Italia, si è improvvisamente ricordato che esistono gli insegnanti e – dato che qualche suo consigliere gli ha spiegato che votano perfino – è andato in televisione – anche se l’ha fatto di malavoglia, vista la sua naturale ritrosia – per difendere i loro diritti. Naturalmente a questo qui, come a tutti gli altri che in queste ore hanno difeso gli scatti acquisiti degli insegnanti, poco importa della scuola, ma ogni occasione è buona per dare una stoccata a questo governo e quindi hanno usato anche gli insegnanti.

Il problema francamente – non me ne vogliano gli amici e le amiche insegnanti, siete un buon numero tra i miei lettori più fedeli – non è tanto quello degli scatti in sé. Naturalmente spero vi lascino quei quattro spiccioli, che si aggiungono a uno stipendio già inadeguato per un lavoro come il vostro.

Il problema vero è che già domani – al massimo dopodomani – finita la flebile eco della polemica di giornata, della scuola non importerà più nulla a nessuno. La scuola sparirà dai titoli dei giornali e dalle home page dei siti per tornare nel dimenticatoio in cui l’hanno relegata i nostri governi - tutti i nostri governi, di centrodestra e di centrosinistra – in questi anni. Abbiamo purtroppo assistito a una girandola di riforme e di controriforme, di cui abbiamo ormai perso il conto, nessuna delle quali ha migliorato davvero la scuola, la situazione è sempre peggiorata.

matita

Alcune cose sulla mia idea di scuola, le ho scritte pochi giorni fa nella definizione di educare e non ci torno. Voglio solo dire che se andassi al governo – cosa che non succederà mai – la prima cosa che farei sarebbe quella di tornare a mettere l’aggettivo pubblica nel nome del ministero.

Comunque, passati gli scatti – che forse vi saranno perfino lasciati, cari amici insegnanti – continueremo a non parlare dello stato fatiscente di molti edifici scolastici, continueremo a non parlare del problema degli abbandoni – che in alcune zone d’Italia raggiunge picchi spaventosi – soprattutto continueremo a non parlare di un’istituzione che ha perso progressivamente il senso della propria missione civile.

Questo è avvenuto, nonostante il lavoro di molti di voi, ma anche per colpa di qualcuno di voi, che ha vissuto e vive la scuola in modo superficiale, lo considera un lavoro come un altro, che gli garantisce un magro stipendio, pochi problemi e parecchio tempo libero. Io sono un dipendente pubblico, orgoglioso di esserlo e della funzione pubblica del mio lavoro; mi arrabbio molto con ci addita genericamente come fannulloni, ma mi arrabbio anche perché i fannulloni ci sono, prendono lo stesso stipendio che prendo io e non fanno quello che dovrebbero fare. E questi ci sono anche tra i colleghi della scuola, magari sono anche quelli che oggi fanno più caciara perché hanno tolto loro gli scatti.

Il nostro paese – come ogni altro paese che vuol essere democratico - ha bisogno della scuola pubblica, di una scuola pubblica che funziona bene, con insegnanti preparati, che lavorano e ben retribuiti per il lavoro che fanno. In Italia siamo lontani da questo obiettivo, e infatti siamo sempre meno un paese democratico.

Servirebbe proprio uno scatto d’orgoglio.


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