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Verba volant / Spiaggia

Creato il 13 novembre 2013 da Margheritapugliese

Spiaggia, sost. f.

A esser sincero io non amo molto le spiagge, un po’ perché mi dà fastidio la sabbia tra le dita dei piedi, un po’ perché non sono un “tipo da spiaggia”. Ma visto che ormai questa parola è entrata prepotentemente nel lessico politico e tutti parlano – più o meno a sproposito – di spiagge, non posso esimermi da darne la definizione.

Al di là del pregnante significato politico del termine, prima di tutto bisogna ricordare che la spiaggia è da sempre fonte di ispirazione per i poeti. Nell’Odissea l’ombra di Agamennone, nell’Ade, ricorda con dolore le “native spiagge”, mentre “muta” è la spiaggia dell’isola di Eea, dove approdano Odisseo e i suoi compagni, chiaro presagio di sventura. Il poeta poi ricorda le “belle spiagge di Trinacria”, che sarebbero ancora ugualmente belle, se non le avessimo deturpate con mostri tali che neppure un grande come Omero sarebbe stato in grado di immaginare.

spiaggia

Ricorderete certamente la bella poesia di Eugenio Montale intitolata Sulla spiaggia, che comincia così:

Ora il chiarore si fa più diffuso. / Ancora chiusi gli ultimi ombrelloni. / Poi appare qualcuno che trascina / il suo gommone.

Un richiamo evidente del poeta ligure alla tassa sulle imbarcazioni di lusso: l’uomo della poesia, di cui per riservatezza non si cita il nome, trascina stancamente il proprio natante, come a dire: “vi pare che sia un bene da tassare questo, non vedete quante pene mi reca”.

Altrettanto intensi i versi iniziali di La spiaggia dalle sabbie bianche di Jacques Prevért:

Celle dei castelli di sabbia / Feritoie finestre dell’oblio / Tutto è rimasto uguale.

Chi ha costruito quella palazzina abusiva sull’arenile ha paura del carcere, ma soprattutto teme che quell’ecomostro sia demolito, ma alla fine una nota di speranza: “tutto è rimasto uguale”.

E’ però nella canzone che la spiaggia diventa metafora dai molteplici significati.

Come non citare due grandi poeti della canzone italiana, gli indimenticati Franco IV e Franco I, e la loro immortale Ho scritto t’amo sulla sabbia: un testo sulla volubilità dei sentimenti e sulla difficoltà dei rapporti di coppia, troppo spesso incostanti e fragili. Mentre Nico Fidenco, in Legata a un granello di sabbia, già prefigura le lotte per l’emancipazione femminile degli anni Settanta. Voglio concludere questa assolutamente incompleta disamina con un testo importante di Micheal e Johnson Righeira – per altro autori del profetico No tengo dinero – la loro Vamos a la playa è un manifesto delle inquietudini degli anni Ottanta.

Capite bene perché in tanti osteggiamo la proposta che viene fatta, in sicura buona fede e con le migliori intenzioni del mondo, dagli amici del Pdl e del Pd di vendere le spiagge italiane. Un tale patrimonio di cultura non può essere svenduto; anche se fosse l’ultima spiaggia per salvare i nostri traballanti conti pubblici. E poi chi ha dato a questi il permesso di vendere qualcosa che non è loro?

Leggo per fortuna che gli amici di Renzi hanno ritirato questa scellerata proposta e che anche gli amici di Berlusconi – per altro in questi giorni molto presi da un dibattitto zoologico di una certa caratura – ora propongono di vendere non proprio le spiagge, ma le aree retrostanti le spiagge; immagino che non se ne farà nulla e che il governo dei rinvii rinvierà anche questo.

In fondo, l’Italia è fatta così: stesse proposte, stessi rinvii. Ha ragione Mina:

Per quest’anno non cambiare: stessa spiaggia, stesso mare.


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