Verbale Assemblea Democrazia Reale Ora - Roma 10 Settembre 2011 Piazza San Giovanni

Creato il 12 settembre 2011 da Nineteeneightyfour

L'assemblea di sabato10 settembre nasce spontaneamente da una riflessione collettiva a margine della visione del video “#spanishrevolution- movimento 15M” (http://vimeo.com/24395865), e dall'appassionata testimonianza di Mara, un'italiana che vive a Madrid da alcuni anni, e ha partecipato al movimento spagnolo. Sottolineiamo positivamente la spontaneità con cui tale assemblea si è costituita, tanto da richiedere la nomina di un moderatore, un verbalizzatore, e un incaricato per gli interventi, nonostante l'ora relativamente tarda, e la stanchezza dopo una giornata piuttosto intensa di iniziative.

Cercando di riassumere il percorso che ha portato dalla riflessione all'assemblea vera e propria, gran parte degli interventi è stata incentrata sulla necessità o meno della nonviolenza, sulla specificità della situazione italiana rispetto a quella spagnola e su quali possono essere le strategie per superare le divisioni e coinvolgere una società civile da più parti riconosciuta come inattiva e rassegnata.

Data l'eterogeneità dell'assemblea, si decide di iniziare a presentarsi prima di intervenire. La discussione prosegue quindi sulle intenzioni e le prospettive di un movimento questo, e sul significato di “democrazia reale”.

Interviene Mauro: il sistema partitico fa schifo, è vero, ma le istituzioni no, e pertanto vanno salvaguardate. Non facciamo sì che le parole “democrazia rappresentativa” siano un tabù. Le istituzioni sono il luogo deputato a fare quelle leggi che noi vogliamo.

Risponde Claudio che la voglia di ragionare in un modo nuovo sulla politica è conseguenza di una crisi del sistema, che non ha più futuro. I rappresentanti dei cittadini non sono più fedeli al loro mandato; rispondono solo alle banche e alle multinazionali. La democrazia diretta deve essere realizzata a partire dai quartieri, perché la partecipazione alle assemblee, lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle, cambia in meglio le persone, nel modo di vedere le cose e relazionarsi con le persone; in generale si può dire che le rende più felici. Alcune assemblee di quartiere sono già attive: l'invito è ad attivarne di altre.

Secondo Mirko non bisogna partire dalle soluzioni, ma dai problemi stessi. In Libia, anche se pensiamo che ci sia stata la rivoluzione, la gente non esce dalle case, per paura di essere ammazzata dall'una o dall'altra fazione. Perché questi Paesi non riescono a ribellarsi veramente? Perché il sistema non lo permette. Per questo il movimento deve essere internazionale, e deve portare la sua solidarietà a questi popoli, che sono ancora oppressi perché il sistema non permette che si liberino. Per quanto riguarda l'Italia, propone di costruire una rete di lavoratori dal basso, per proclamare scioperi generali a oltranza.

Mara ribatte a Mirko dicendo che la rivoluzione in Libia non è nelle mani dei fondamentalisti salafiti... Questa è la verità mediatica. In realtà le istanze dei ribelli libici sono molto vicine, con la dovuta contestualizzazione, a quelle del movimento internazionale europeo “Take the square”.

Sofia propone una riflessione sui valori che sono alla base della modalità assembleare. Il lavoro, la necessità di produrre, sono talmente radicati nella mente della gente, e nella loro vita, che non esiste nient'altro. Lavorare, consumare, il più delle volte inutilmente; in questo si esauriscono le preoccupazioni, e il tempo delle persone. Queste assemblee, invece, educano all'essenzialità, e questo deve essere il nostro obiettivo.

Emanuela parla di coerenza, e pone a tutti la seguente domanda. Chi sarebbe disposto a rinunciare ai compromessi raggiunti per arrivare alla vita fa adesso, a favore degli altri? Emanuela racconta di aver smesso di fare ricerca proprio perché non voleva più che attraverso quei compromessi dovesse calpestare altre persone.

Francesca richiama invece al senso di responsabilità di ognuno di noi. Le cose devono essere fatte in prima persona, non delegate. Anche nel guardare il mondo e viverlo secondo i valori che coltiviamo. La speranza è che questo luogo possa costituire un passo avanti, un'evoluzione rispetto ai movimenti studenteschi dell'autunno-inverno passato, che già avevano espresso un bisogno di cambiamento.

L'alienazione di oggi è dovuta al atto che mancano gli spazi di condivisione. Per portare avanti questo percorso ci vuole costanza; non si risolve in 3 mesi questo percorso.

Il momento di scambio di idee non deve prescindere dal'azione, in accordo con gli strumenti che ci siamo dati. Anche noi dobbiamo prenderci delle responsabilità; cominciare a pensare di governare questo Paese in modo diverso da come ci hanno sempre insegnato. Per prima cosa, ad esempio, potremmo richiedere di abolire (non ridurre) gli stipendi dei parlamentari. Implementiamo lo strumento del referendum.

Pensiamo che tutta la gente che non è qua, magari ha delle idee; bisogna stimolarle a tirarle fuori.

Secondo Andrea c'è molto romanticismo nei pensieri che stanno venendo fuori, il che non è necessariamente qualcosa di negativo, ma nemmeno di positivo. I veri poteri forti non sono nelle istituzioni, nella politica, ma nel sistema economico e religioso. Quando diciamo “che cosa possiamo fare?” dobbiamo fare i conti con quello che ci permettono di fare e quello che ci impediscono. Bisogna prima di tutto ripulire l'Italia dal suo tumore, la classe politica.

Francesco invoca alla calma, a non percorrere questa strada in fretta, e evidenzia come nonostante qui si stia parlando dei problemi di tutti, non ha visto ancora cassintegrati in queste assemblee. Un altro Francesco gli risponde a stretto giro di posta che non devono essere i cassintegrati, bensì noi a iniziare a muoverci, perché abbiamo il tempo e il modo per farlo, se lo stiamo facendo ora.

Giulia evidenzia che molte persone hanno difficoltà logistica a fare politica, e che questo problema potrebbe essere risolto proponendosi, per esempio, di stare con i bambini mentre i genitori sono in assemblea, oppure, più in generale, mettendo in condivisione i saperi.

Dario si presenta come facente parte della commissione Lavoro. Dall'operato di questo gruppo è venuto fuori come i lavoratori siano di fatto lasciati soli da una struttura autoalimentata e autoreferenziale come il sindacato.

Paolo, riprendendo l'intervento di Emanuela di poco prima, commenta che i compromessi sono una conseguenza del sistema stesso. Siamo vittime di una guerra, che nel primo mondo si esplicita come una guerra finanziaria all'interno dell'Eurozona. I Paesi del Mediterraneo sono attaccati da quelli del Nord Europa. A proposito di cassintegrati; l'assegno di cassa integrazione è pagato dallo Stato, che così va ad accrescere il suo debito.

Per Alessandra, governare non è semplice, anzi, è difficilissimo. Difficilissimo è passare dalle parole ai fatti. Stiamo qui a parlare di niente, perché è necessario programmare. Serve serietà e la capacità di produrre dati reali e concreti. Il vero punto fondamentale è l'informazione, che dev'essere il più possibile reale.

A questo punto, data l'ora tarda, il moderatore propone di sciogliere l'assemblea, e che chiunque voglia continuare la discussione può farlo, ma i lavori assembleari riprenderanno il giorno successivo alle ore 10 e 30. La proposta viene approvata e l'assemblea si scioglie.


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