Verbale Assemblea Democrazia Reale Ora - Roma 10/11 Settembre 2011 Piazza San Giovanni

Creato il 12 settembre 2011 da Nineteeneightyfour
VERBALE ASSEMBLEA GENERALE 10/09/2011
Il benvenuto viene dato da Adele del Popolo Viola che spiega perchè l'evento è stato ribattezzato "Piazza Pulita": dobbiamo liberarci di ciò che impedisce il funzionamento del sistema democratico. La politica, spiega, è qualcosa che dovrebbe essere al servizio dei cittadini ma che invece viene utilizzata dai politici per ottenere privilegi. Il coinvolgimento deve partire dal basso, dobbiamo lasciarci alle spalle il vecchio e iniziare un percorso di rinnovamento. In Piazza San Giovanni stiamo usando il modo più democratico possibile: l’assemblea, dove ognuno può portare le proprie idee e le proprie istanze. Il discorso si sposta poi sui diritti calpestati dei lavoratori, richiamando l’articolo 1 della Costituzione e facendo riferimento alla realtà dell’Isola dei Cassintegrati, presente in piazza. La crisi pesa solo sui cittadini, e la manovra finanziaria del governo non è certo d’aiuto: dobbiamo riappropriarci della nostra dignità. Adele ribadisce che la nostra è una manifestazione totalmente autorganizzata, denunciando così che anche il diritto di manifestare è un privilegio dei partiti. Conclude il suo intervento sottolineando la bellezza dell’incontro e della contaminazione tra realtà diverse.

Prende la parola Chiara F., che, diversamente da Adele, resta seduta, preparando così alla modalità assembleare: non si tratta di una “passerella” e tutti sono invitati ad intervenire. Una nuova sensibilità si sta diffondendo su tutto il pianeta: esistono accampate in Israele, Francia, a Berlino, mentre in Cile stiamo assistendo alla rivolta degli studenti. Il movimento 15M si basa su un profondo rispetto per l’essere umano e sulla non violenza, e proprio l’innamoramento delle modalità spagnole e la fiducia in un mondo migliore ci ha portato a condividere le nostre idee e speranze in piazza. A conclusione del suo intervento, Chiara invita tutti a sedersi in cerchio in modo da dare il via all’assemblea vera e propria.

Intervengono poi gli amici spagnoli venuti a trovarci per portarci la loro esperienza. Deme partecipa all’assemblea di Madrid, nello specifico fa parte della Commissione Quartieri e di quella Internazionale. Secondo lei non bisognerebbe paragonare quanto è successo a Puerta del Sol con quello che sta succedendo altrove, anche se è interessante vedere che la fiamma nata a Madrid si sta diffondendo. Lì non sono scesi in piazza solo per protestare contro la crisi ma anche per rivendicare il diritto alla felicità. Stiamo facendo qualcosa che dà speranza: si tratta di una rivoluzione sociale libera, chi sente di partecipare lo fa. La gente è stanca di lottare e di competere, di sentire l’altro come nemico: questo movimento continuerà perché non si nega la realtà dell’altro e perché si basa su valori esistenziali condivisi. È un’evoluzione sociale e personale: Deme definisce Puerta del Sol una “macchina del tempo” perché si sta costruendo il mondo del futuro. Dobbiamo avere speranza per mantenere viva la fiamma. È poi il turno di Carlos che fa parte della Commissione Rispetto e di quella “Pensamiento” dell’assemblea di Madrid. Nota con piacere che l’assemblea romana ha già sviluppato molti punti e che siamo convinti e sicuri di quello che facciamo. Nessuno prima di maggio avrebbe mai immaginato che potesse succedere una cosa del genere in Spagna, la gente si sentiva senza speranza di cambiamento e all’improvviso ci si è resi conto che si può fare molto se la gente è unita. Prima ci si lamentava soltanto mentre poi si è iniziato a ripianificare le proprie vite. All’inizio non è stato facile, c’è stato bisogno di uno sforzo mentale perché non si era abituati a un modello che prevede orizzontalità, inclusività (ma senza bandiere), non violenza, consenso (e non maggioranza), in una parola al metodo assembleare. Nunci fa parte della commissione dinamizzazione dell’assemblea di un quartiere di Madrid, e quello che le preme sottolineare è lo spirito: c’è qualcosa che si sta diffondendo nel mondo e che non si può trasmettere tramite internet. Lo definisce un “canale magico” ma non sa spiegare esattamente di cosa si tratti. Nei quartieri di Madrid si stanno vivendo esperienze straordinarie, grazie a gente normale, senza esperienza politica. Siamo padroni della nostra vita e del nostro futuro e stiamo cercando di trasformare noi stessi. La crescita del movimento è legata a un nuovo modo di porsi nei confronti degli altri. Mario parla di un attentato ai nostri diritti: abbiamo bisogno di spazi nostri per condividere l’intelligenza collettiva: possiamo arrivare in posti mai immaginati perché le capacità umane non hanno limiti. Fa poi riferimento alla Cooperativa Integrale Catalana, un’alternativa al sistema attuale che agisce parallelamente allo Stato ma senza escluderlo (principio di inclusività). Ognuno di noi può cambiare la realtà: dobbiamo credere maggiormente in noi stessi e volerci più bene, perché così rispetteremo maggiormente gli altri e vivremo meglio. La partecipazione è una forma di creazione. Rosario partecipa alle assemblee di Alicante e di Elche, collaborando nella sezione internazionale di Democrazia Real Ya. Questo è un grande movimento internazionale: sono in contatto con Brasile, Argentina, Cile, Italia, Francia, Belgio per l’organizzazione del 15 ottobre, e addirittura la Malesia vuole preparare qualcosa. Lei si fermerà a Roma per conoscerci e collaborare. Siamo cittadini con diritti e doveri e dobbiamo partecipare alle decisioni e non avere paura dei cambiamenti: Rosario propone che il nome della piazza in cui si riuniscono ad Alicante diventi “Piazza della Liberazione”. Stanno lavorando tramite chat e videoconferenze, e pur non vedendo le persone con cui si collabora c’è fiducia e rispetto perché si condividono le stesse idee. Bea, tornata momentaneamente a Roma, è felice di vedere tanta gente in piazza: gli italiani non avevano fiducia che potesse succedere anche qui.
Tocca a Claudio, che espone il funzionamento dell’assemblea: si tratta di una nuova cultura, una pratica politica, di intelligenza collettiva, rispetto per l’umano, non sottomissione all’economia, ossia di democrazia diretta. Ognuno rappresenta se stesso e in caso di disaccordo ha il diritto/dovere di spiegare all’assemblea le sue ragioni, perché si può sempre tornare su una decisione. Spiega le gestualità utilizzate per esprimere accordo, disaccordo, ripetitività, nota tecnica: così facendo non si interrompe chi sta parlando; passa poi ai divieti (no bandiere, no droga, no alcol), ai vari ruoli (moderatore, lista interventi, verbale) e alla differenza tra gruppi di lavoro e commissioni. La priorità in assemblea non è quella di prendere decisioni ma di elaborare idee e punti di vista; ogni assemblea è indipendente e l’assemblea cittadina non è che il coordinamento delle varie assemblee di quartiere.

Marta propone un esperimento di assemblea per coinvolgere tutti i partecipanti, dividendoci in gruppi di lavoro per confrontarci sulle nostre opinioni e aspettative, imparando così le dinamiche assembleari e permettendo a tutti di prendere la parola. Chiara F. spiega che la gestualità è un nuovo modo di ascoltare gli altri, di confrontarsi lasciando a tutti la possibilità di parlare. Marta infatti sottolinea che non siamo abituati ad ascoltare a guardare al “noi”; per evitare di prevaricare sull’altro è stata istituita la figura del moderatore, che fa rispettare il tempo stabilito per ogni intervento. Le altre figure fondamentali sono quella del verbalizzatore (per amore di trasparenza il verbale a fine assemblea viene messo on line) e della persona che prende la lista degli interventi. Su richiesta di un ragazzo Marta racconta la storia degli Indignati italiani: molti sono stati folgorati dai video spagnoli e hanno deciso di smettere di lamentarsi e di iniziare a fare qualcosa. Per quanto difficile non è impossibile: bisogna tentare. Antonio racconta la sua esperienza a Bologna: come a Roma, il movimento si è diffuso grazie alla presenza di studenti Erasmus spagnoli, con la differenza che lì hanno subito optato per l’accampata. Il presidio a oltranza è durato 19 giorni con un’assemblea principale ogni sera. Secondo lui l’assemblea è uno strumento: siamo un gruppo di persone che vuole impegnarsi e che ha bisogno di un cambiamento. A Bologna le idee sono state tradotte in azioni concrete, come ad esempio l’assemblea che si è tenuta nel Consiglio Comunale, con proposte e workshop o l’impegno nel settore dell’emergenza abitativa.L’assemblea decide di dividersi in due grandi gruppi: alcuni continuano a parlare delle linee generali e gli altri si riuniscono in una commissione tematica sul lavoro proposta dall’Isola dei Cassintegrati.Intervengono le associazioni di disabili: saranno loro a pagare maggiormente la crisi. Alle famiglie dei disabili arrivano solo le briciole: il governo vuole negare l’indennità e tagliare l’integrazione scolastica. Sono 17 anni che aspettano la legge sul prepensionamento, mentre si stanno favorendo di fatto costose case di cura. I fondi per la disabilità dovrebbero arrivare direttamente alle famiglie senza passare dalle associazioni.

Si comincia con gli interventi liberi: qualcuno sostiene l’importanza dell’unità (riferendosi alla manifestazione indetta da Beppe Grillo a Montecitorio in contemporanea con quella di San Giovanni), fondamentale per diventare una vera forza. Gianfranco del Popolo Viola ribatte che ciò che conta non sono i numeri quanto piuttosto che la partecipazione sia attiva. Questo evento è iniziato da un appello contro la casta e si è invece arrivati all’assemblea, lasciando fuori le nostre ideologie e i nostri pregiudizi: ciò che conta sono le idee. Andrea ricorda la grande vittoria del referendum del 13 giugno, denunciando che con la finanziaria si sta violando quanto è stato deciso dagli italiani attraverso una lotta vinta senza mezzi di informazione. Ricorda inoltre a tutti che il comitato referendario si sta già riunendo. A proposito della manovra c’è un intervento che sottolinea come stiano mettendo in contrasto giovani e meno giovani: in realtà siamo tutti vittime dato che le crisi vengono create per aiutare le aziende ad ottenere maggiori profitti, mentre invece, seguendo il modello degli altri paesi europei, servirebbe maggior sostegno alle famiglie e assegni di disoccupazione. Intervengono Cecilia ed Eleonora, liceali, per denunciare la situazione dei giovani, la crisi culturale e sociale ed il tanto sbandierato nichilismo giovanile: c’è bisogno di fiducia e di impegno (proposta di una Commissione Giovani). Niccolò aggiunge che ai giovani non vengono concessi spazi e che questo provoca uno sbandamento generale. Antonio di Bologna propone una commissione sulle opere inutili, ad esempio la TAV, e un’altra che si occupi del 15 ottobre, ribadendo che ciascuno può mettere il suo contenuto in commissioni sulla base della propria esperienza in associazioni, nei settori in cui si lavora etc. Angelo sostiene l’importanza di espropriare, occupare e riprenderci i beni che ci appartengono, come ad esempio le fabbriche. Carlo mette in evidenza che si parla tanto di sovranità del popolo ma in realtà non abbiamo alcun potere a parte votare: perché ci sia democrazia oltre al suffragio popolare ci dovrebbe essere anche il diritto alla votazione popolare, in modo da decidere personalmente del nostro benessere. Alessandro sottolinea l’importanza di trovare nuovi modi di coinvolgimento oltre alle piazze: bisogna far crescere un certo tipo di cultura. Hector ribadisce l’importanza della pacatezza e della delicatezza quando ci si rivolge a qualcuno, e soprattutto il rispetto del tempo stabilito per ogni intervento. Mario, ex volontario per l’ambiente carcerario e manicomiale, evidenzia il disprezzo delle autorità per il cittadino. Il carcere è l’ambiente più adatto per mostrare come trattare con le persone senza diritti. Per Jonas ci stiamo riappropriando di spazi che ci vengono negati: serve un diverso ordine delle cose. Basta con l’esclusione dai processi sociali ed economici: l’unica fede che regola questo mondo è il mercato, definito come “una foresta che avanza in questa desertificazione” (proposta di Commissione Ecologia e Cultura). Giulia di Napoli ribadisce che siamo pochi ma che non dobbiamo perderci d’animo. A Napoli sta collaborando all’organizzazione di una tre giorni sulla precarietà con workshop sull’ambiente e il 15O tra il 29 settembre e il 1 ottobre. È fondamentale la capillarità del movimento sul territorio, anche nei paesi. Christian interviene per ricordare che la manifestazione è totalmente autorganizzata e che abbiamo bisogno della collaborazione di tutti per raccogliere fondi. Secondo Mirko dobbiamo focalizzarci sullo “stomaco”, su ciò che ne esce e poi rielaborarlo con la testa: abbiamo bisogni che non vengono corrisposti (ad esempio vivere come vorremmo), il sistema cioè non li soddisfa. Dobbiamo poter avere la possibilità di esprimere i nostri bisogni e di poterli soddisfare: nel modello assembleare vede il superamento della società. Una signora interviene per spiegare che non si tratta di bisogni ma di diritti, altrimenti vengono declassati e facciamo sì che se ne occupi il mercato. Mirko replica che col mercato ci si confronta solo con la lotta. Valerio parla dell’iniziativa della Marcia Popolare Indignata che dovrebbe partire il 17 settembre e arrivare nei dintorni di Roma l’8 ottobre per confluire in città il 15: ipotizza la partecipazione a una delle tappe, pur sapendo che il discorso non si esaurisce con la marcia. Lorenzo è interessato a discutere di come l’attivazione spontanea può contribuire al cambiamento sociale e si chiede perché, nonostante il carattere inclusivo dl movimento, ci sia poca gente. Secondo lui la causa risiede nella frantumazione e nella mancanza di fiducia nell'entusiasmo del nostro popolo: c’è bisogno di spontaneità. Riguardo la tematica dell’accampata, per Mauro Piazza San Giovanni è la migliore in quanto più difendibile e con maggiori vie di fuga. Christian si interroga sull’importanza di raggiungere gli altri: abbiamo bisogno di strategie di comunicazione. Alma ripercorre un po’ la sua esperienza nel movimento e propone la Commissione Spiritualità. Elena, che ha partecipato alle assemblee di Siviglia, Malaga e Barcellona, propone la Commissione Internazionale e parla di coscienza planetaria: numericamente potremmo sembrare pochi ma non è così dato che siamo tanti sul pianeta. Antonio ringrazia gli spagnoli per essere presenti e per quello che ci hanno portato, sottolineando però che già nel movimento per l’acqua o nella rete Lilliput si possono trovare le basi del movimento italiano. Sofia propone di unire la Commissione Economia a quella Ecologia e Cultura, sottolineando come l’essere umano non sia solo un consumatore o un elettore. Siamo qualcosa che è in potenza: abbiamo il diritto e il dovere di portare avanti i nostri sogni anche per quelle persone che non hanno la possibilità di farlo. Gabriele evidenzia l’importanza di spiegare chi siamo e propone di volantinare ai semafori informando i passanti e di spostare gli striscioni all’esterno in modo che siano visibili dalla strada. Sostiene inoltre che le spese per l’evento non siano giuste: serve una ribellione, abbiamo bisogno di avvocati che possano aiutarci (proposta Commissione Legale). Bea annuncia che contemporaneamente a Madrid si sta svolgendo un’assemblea sul 15O: faremo una chiamata in diretta alla fine.

Alla fine dell’assemblea queste sono le proposte di commissioni per il giorno successivo,che comunque andranno definite meglio:

-disabilità e diritti umani
-giovani
-opere inutili
-lavoro
-15O (in cui confluisce comunicazione)
-ecologia e cultura
-spiritualità
Durante il collegamento con Madrid si discute del 15O, delle nostre e delle loro proposte, e di come sta procedendo qui in Italia.


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