Nei giorni scorsi è stata diffusa una notizia, pubblicata da Metropolis, un giornale locale del napoletano, e poi ripresa anche dai mezzi d’informazione a carattere nazionale, che raccontava che in alcuni negozi della città stabiese venissero vendute alcune magliette che riportavano una scritta scioccante: “Meglio morto che pentito”!
Il negoziante, avvicinato in seguito dalla stampa locale ha poi negato l’accaduto, facendo prudentemente sparire la t-shirt incriminata, ma ormai la frittata era fatta!
Impatto devastante sulle persone perbene, la quasi totalità degli Stabiesi è bene sottolineralo, e messaggio intimidatorio lanciato alla cittadinanza ed agli avversari malavitosi o indecisi, coloro che potrebbero farsi passare per la testa l’idea di uscire dal mondo della criminalità, cioè di pentirsi!
Nei giorni precedenti peraltro era avvenuto un altro preoccupante episodio, i familiari di un boss avevano inibito la vendita di un giornale locale che riportava notizie non gradite sul loro congiunto.
E’ evidente che siamo in una realtà “caldissima”, e nessuno o quasi si muove in maniera decisa e consistente per contrastare questa realtà lasciando le persone perbene in balia di pochi delinquenti senza scrupoli.
E’ bene chiarire, per chi non conosce il tessuto locale, che la criminalità (la camorra!) governa il territorio non più con le pistole, con gli spargimenti di sangue come nei decenni passati, ma con redditizi strumenti economici-commerciali, e solo raramente quando c’è da convincere qualche irriducibile a piegarsi ai loro dicktats vengono imbracciate le armi.
Il territorio viene governato imponendo il pizzo, imponendo alle varie attività commerciali di rifornirsi da fornitori indicati dall’organizzazione malavitosa, di acquistare e vendere beni di prima necessità a prezzi imposti dall’organizzazione. In particolare due enormi business sono da decenni quello del caro-estinto e soprattutto la gestione dei rifiuti, meglio se tossici!
L’episodio della maglietta, se vogliamo, è una quisquilia nel panorama criminale locale, ma “la comunicazione” è diventata uno strumento importante anche le organizzazioni criminali, e se ne servono in maniera incisiva. Pensate all’impatto di un tale messaggio “meglio morto che pentito” sulla popolazione, sui giovani, sui ragazzini che mancando spesso alternative, esempi positivi, passano le loro giornate per strada, facile preda di organizzazioni malavitose senza scrupoli!
Il problema è sostanziale, e si combatte con la repressione a mio avviso solo per una piccola percentuale, ma con la cultura, con l’educazione, con la scuola, con esempi positivi e col dare possibilità alternative e positive, e concrete a chi ha avuto la nefasta sorte di nascere e crescere in certi ambienti pericolosi…
Sostegno a chi, come il giornale sopra citato, combatte in prima linea tutti i giorni, nonostante le intimidazioni, le minacce e spesso l’omertà!
nanni