Cosa dire di un Paese in cui la moglie e la figlioletta di sei anni del principale oppositore del presidente del Kazakistan, Mukhtar Ablyazov, vengono rapite da una cinquantina di poliziotti, di fatto sequestrate per tre giorni e poi rimpatriate a forza? Cosa dire di un Paese che rimanda una donna e una bambina, compromesse politicamente per l’impegno del padre contro il regime kazako, in una nazione dove “la tortura e l'uso di forza letale da parte della polizia rimangono una pratica comune” (Corriere della Sera)? Cosa dire di un Paese dove dopo tutto ciò il Ministro degli Esteri (Emma Bonino) dice di essere all’oscuro di tutto? Cosa dire di un Paese dove il capo di uno dei partiti di governo (Silvio Berlusconi) è notoriamente molto amico del presidente kazako Nursultan Nazarbaev tanto che è lecito immaginare una richiesta di favore soddisfatta? Cosa dire di un Paese dove il Ministro dell’Interno, responsabile dell’operato della Polizia, è Angiolino Alfano, delfino di Berlusconi? Cosa dire di un Paese che ora che le due povere criste sono state rimpatriate “dispone un’inchiesta”? Cosa dire? Nulla, silenzio, vergogna e senso di vomito….
Luca Craia