Ho appena iniziato a leggere Chinua Achebe, scrittore nigeriano in lingua inglese, che si porta in tasca più trenta lauree honoris causa da tutto il mondo.
Ve lo dico subito: è un grande.
Il libro che ho in mano io è “Viandanti della storia”, ma lo trovate anche sotto il titolo “I formicai della savana”.
Paese africano in cui il governo civile è appena stato soppiantato da uno militare. Sono a pagina 68, e fino ad ora ho incontrato due personaggi che parlano in prima persona, il ministro dell’informazione e un giornalista suo amico che, se continua così, farà una brutta fine.
Molto fine l’analisi del potere, che dovrebbe avere basi legislative, e invece è tutto incentrato sui rapporti personali e sull’adulazione del neo-presidente.
Fino ad ora, il principale strumento di potere che ho incontrato, e che all’interno del governo cercano di usare per sottomettere (o per difendersi da?) il popolo, sono le parole: a volte usate a sproposito, perché usano un inglese che ancora non padroneggiano bene; a volte indizio di caduta in disgrazia o di improvviso favore agli occhi del presidente; a volte oggetto di ambigui giochi di parole… in ogni caso, le Parole sono importanti, tanto che il ministro dell’informazione è chiamato ironicamente dal presidente “Ministro delle parole”.
Questo per introdurre il libro. Ma l’estratto che segue lo devo trascrivere. E’ il giornalista che parla:
“Non ho mai capito perché dovrei ‘dormire’ con qualcuno. Un uomo dovrebbe risvegliarsi nel proprio letto. Così una donna. Qualunque cosa si scelga di fare prima di dormire, non è una buona ragione per essere privati di questo diritto. Già l’idea di svegliarsi e trovarsi accanto qualcuno nudo e poco invitante è di per sè assai detestabile. Non è corretto verso di sé, ma soprattutto non lo è verso l’altro. (…)
Ma molte donne lo prendono come un affronto personale, il che mi sembra davvero molto strano. Sono il peggior nemico di se stesse, le donne.”