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Verona accessibile: Chiesa di Santa Anastasia

Creato il 17 settembre 2015 da Dismappa

Coordinate: Verona accessibile: Chiesa di Santa Anastasia45°26′43″N 10°59′59″E ( Mappa)

La chiesa di Santa Anastasia è un importante luogo di culto cattolico del centro storico di Verona, situato vicino al punto più interno della città dell'epoca romana, in prossimità dell'ansa del fiume Adige, dove sorge il Ponte Pietra.

La storia della chiesa e l'ambiguità del nome

L'attuale chiesa fu iniziata nel 1290 e non fu mai completata. Alcuni ritengono che il disegno ed il progetto risalga a Fra' Benvenuto da Bologna e Fra' Nicola da Imola, ma non si riscontrano documenti in merito. La chiesa di Santa Anastasia prende il nome da una chiesa preesistente, di epoca gotica, dedicata da Teodorico ad Anastasia di Sirmio e di culto ariano. La chiesa peraltro ha inglobato successivamente un altro edificio ecclesiastico dedicato a San Remigio, quindi di epoca franca. In realtà la chiesa è intitolata al compatrono di Verona San Pietro, martire domenicano assassinato il 4 aprile 1252 non lontano da Monza. I veronesi l'hanno sempre chiamata col nome precedente e così è conosciuta anche esternamente, in ragione della preesistente chiesa. Fino al 1808 fu pertinenza dei Domenicani, successivamente fu affidata al clero diocesano divenendo parrocchia con il beneficio di Santa Maria in Chiavica. La consacrazione della chiesa avvenne solamente nel 1471.

Nel 1954 si svolsero nella chiesa i funerali del futuro santo Giovanni Calabria.

Descrizione

La struttura della facciata è divisa in tre sezioni che corrispondono alle navate interne. La facciata è incompiuta ed è prevalentemente in cotto. La chiesa fu costruita dai domenicanied ha una struttura analoga alla Basilica dei Santi Giovanni e Paolo anch'essa appartenente allo stesso ordine e costruita quasi in contemporanea. La facciata, simmetrica, ha la capanna centrale con la parte alta che ha nel suo centro un semplice rosone con un settore circolare esterno e la parte interna divisa in sei sezioni divise da un diametro orizzontale. La parte inferiore è occupata dal portone del XV secolo diviso in due sezioni con sovrastanti due archi acuti con intorno il portale gotico del 1330 con una serie di cinque archi acuti sovrapposti. Gli archi sono sostenuti da colonne ornamentali fatte di marmi rossi, bianchi e neri. Sopra gli archi si erge il portale.

La lunetta principale ha al suo interno la rappresentazione della Santissima Trinità con ai lati le figure di San Giuseppe e della Madonna. Il Padre è assiso su una cattedra di stile gotico con il Crocefisso fra le sue ginocchia e il Cristo a fianco con la colomba su di sé. Completa la figura una coppia di angeli sovrastanti la Trinità

Nelle due lunette minori sono presenti il Vescovo alla guida del popolo veronese con lo stendardo della città e nell'altra San Pietro martire alla guida dei frati con lo stendardo bianconero dei domenicani. Tutti e due i gruppi sono incamminati all'adorazione della Trinità

Gli archi minori sono decorati da sei rappresentazioni in ordine cronologico della vita di Cristo: l' Annunciazione, la Nascita di Gesù, l'Adorazione dei Magi, la via verso il Calvario, la Crocifissione e la Resurrezione.

La colonna divisoria ha tre altorilievi sulla fronte e sui due lati. Di fronte San Domenico con la stella sotto i suoi piedi, a sinistra San Pietro Martire con il sole sottostante e a destra San Tommaso che sovrasta la luna, con in mano il libro dei dottori della chiesa, mentre istruisce un giovane monaco.

Sull'architrave sono presenti tre statue, la centrale e di dimensione maggiore rappresenta la Madonna col Bambino di scuola veneziana con ai lati due piccole statue, quella di destra rappresenta Sant'Anastasia e l'altra Santa Caterina della ruota.

A sinistra, guardando la facciata si nota in alto, posta sopra un arco di passaggio verso un cortile interno (dell'attuale conservatorio musicale) la bellissima arca sepolcrale dove giace Guglielmo da Castelbarco. Si tratta del primo esempio di arca monumentale detta "a baldacchino" che pochi anni dopo avrebbe ispirato e avuto seguito nelle splendide "Arche Scaligere" dove hanno sepoltura i Della Scala, i signori della Verona trecentesca Ai lati della capanna centrale due sezioni con delle lunghe bifore vetrate che percorrono la parte alta delle parti, all'esterno delle sezioni due camini che superano i profili laterali.

Campanile e campane

In prossimità del braccio sinistro del transetto, si eleva la torre campanaria.

Alto 72 metri, il campanile gotico presenta una canna lesenata in laterizio che termina con una trifora per ogni lato. Questa è coronata da una balaustra in pietra bianca che circonda la guglia conica, solcata da vertebre lapidee.

Le prime cinque campane, poste in opera dal 1460, erano in accordo di Mi♭ minore e vennero rifuse più volte nel corso dei secoli. Gli attuali nove bronzi, forniti dalla famiglia Cavadini nel 1839, sono in scala di Do maggiore. Decantati in numerosi sonetti ed inni sia per il pregio acustico che decorativo, il più grande pesa 1787 kg per un diametro di 145 cm. La scuola campanaria di S. Anastasia, fondata nel 1776, è stata la principale esponente dell'arte del suono dei concerti di campane alla veronese e ad essa sono legati i nomi dei maestri Pietro Sancassani (1881-1972) e Mario Carregari (1911-1997). È tutt'oggi in piena e fiorente attività.

L'interno è suddiviso in tre navate congiunte con volte a crociera. Le navate sono separate da due serie di sei colonne l'una in marmo bianco e marmo rosso veronese con capitelli gotici. Le due coppie di colonne oltre l'altare maggiore hanno lo stemma dei Castelbarco di Avio con il loro leone rampante. La famiglia trentina fu una delle più generose per la costruzione della chiesa. Guglielmo di Castelbarco, già podestà di Verona volle legarsi alla chiesa costruendo l'arca a lato della piazza della chiesa che divenne la sua tomba. In questo senso precorse le arche scaligere. La chiesa ha una grande abside, quattro cappelle e numerosi altari che si dispongono su una pianta a croce latina.

Il pavimento è ancora quello originario del 1444 ed è di tre colori: il bianco ed il nero ricordano la veste dei frati domenicani, il rosso ricorda che la chiesa è dedicata a san Pietro da Verona martire.

Una caratteristica quasi unica della chiesa sono le due acquasantiere a fianco delle prime colonne, sono sostenute da due gobbi baffuti, il primo con le mani posate sulle ginocchia ed il secondo con una mano posata sulla testa in una posa che esprime preoccupazione. Il gobbo a sinistra è attribuito a Gabriele Caliari padre di Paolo detto il Veronese, il secondo (chiamato anche Pasquino perché entrò in basilica la domenica di Pasqua del 1591) è di Paolo Orefice.

Presbiterio

Il presbiterio è rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa ed occupa interamente l'area dell' abside maggiore, preceduta da una campata a pianta quadrata coperta con una volta a crociera; sulla parete di destra, vi è il Giudizio Universale, attribuito a Turone di Maxio(seconda metà del XIV secolo), mentre su quella di sinistra si trova il Monumento a Cortesia Serego.

L' abside è poligonale ed è illuminata da cinque alte monofore ad arco. Esse sono chiuse da moderne vetrate policrome, risalenti al 1935. Esse raffigurano, da sinistra, San Tommaso, Santa Caterina da Siena, San Pietro martire, Santa Rosa da Lima e San Domenico.

L' altare maggiore è in marmo ed è stato realizzato e consacrato nel 1952. Dalle forme semplici, al centro della mensa si trova il tabernacolo, sormontato da un grande Crocifisso ligneo dipinto.

Monumento a Cortesia Serego

Sul lato sinistro del presbiterio si trova uno dei monumenti più interessanti per quanto riguarda la commistione fra scultura e pittura d'inizio '400: il monumento a Cortesia Serego.

Il cenotafio figurato si trova a sinistra dell' abside. Il monumento è costituito da un nucleo centrale in cui spicca la figura di Cortesia a cavallo con l'armatura e che tiene in mano il bastone del comando. Il cavallo è posto sopra un sarcofago, che è sempre rimasto vuoto, e porta sette nicchie: cinque nella parte frontale e due laterali; in queste nicchie dovevano essere presenti delle statue bronzee rappresentanti le virtù della famiglia, attestate da un documento presente nella biblioteca civica. La parte scolpita rappresenta due soldati che scostano una pesante tenda lapidea e in segno di rispetto si tolgono il cappello. Sopra la tenda si legge l'arma della casata Serego e in alto un altro soldato; questi non ha nessun elemento che lo riconduca a un santo, come in monumenti analoghi, perché si presenta con un'armatura all'antica, una spada e una corona d'alloro e si può pensare sia una figura allegorica delle virtù della famiglia (la spada è lo stemma della famiglia Serego). Tutt'attorno un grande fregio di foglie d'acantocon movimenti mistilinei incornicia la scena, è costituito da grandi fiori carnosi, che erano dipinti di bianco con venature dorate e contornati da pigne laccate di rosso, l'importanza del tralcio è legata alla divisione tra parte pittorica e scultorea e di unione allo stesso tempo, ovviamente il tralcio risaltava fortemente sullo sfondo azzurro con soli dorati. La parte più in alto, il Paradiso, presenta forti echi pisanelliani nella cura del dettaglio, nell'applicazione di tavole e nella citazione del pulviscolo dorato, unite a ad applicazioni a pastiglia e a applicazioni metalliche. La parte affrescata ci mostra un' Annunciazione, nella fascia in alto, con una grande mandorla, in pastiglia, contenente il Padre eterno avvolto da una nube di angeli. In basso due Santi domenicani ( Pietro martire e Domenico). Nello zoccolo sotto il monumento si trova un bellissimo velario affrescato che sembra un arazzo millefiori.

Il figlio di Cortesia Serego, Cortesia il giovane (portava lo stesso nome del padre) nel 1424 stilò un testamento nel quale chiedeva di essere sepolto e ricordato con un monumento in Sant'Anastasia. Pochi anni dopo, nel 1429, in un nuovo documento scrisse che il monumento eretto in Sant'Anastasia serviva come ricordo del suo onesto padre. Probabilmente il monumento fu scolpito da un toscano che da anni si era spostato in Veneto: Pietro di Nicolò Lamberti. La parte affrescata, invece, potrebbe essere di Michele Giambonoartista veneziano. È possibile che Lamberti abbia lavorato tra il 1425 e il 1426, mentre Giambono terminò il suo lavoro solo nel 1432.

Cappelle laterali

Cappella Pellegrini

La cappella Pellegrini è soprattutto celebre perché contiene quello che è considerato il capolavoro di Pisanello, il San Giorgio e la principessa, affrescato tra il 1433 ed il 1438 sulla parete esterna sopra l'arco di accesso. Pittore di gusto tardo-gotico, operante nella società delle corti, ha evocato in questa sua opera un mondo favoloso e cavalleresco, utilizzando un tratto nitido ed elegante. Notevoli sono anche le terrecotte di Michele da Firenze, tra cui le scene della Vita di Cristo, le figure di Santi e del committente Andrea Pellegrini.

Alle pareti si trovano due tombe: a destra Giovanni Pellegrini ( 1382), con un'architettura di Antonio da Mestre e una parte decorata di Martino da Verona; a sinistra di un personaggio della famiglia Pellegrini e famiglia Bevilacqua, sempre realizzata dagli stessi artisti.

Cappella Salerni

A sinistra affreschi votivi di Stefano da Zevio, risalenti alla prima metà del XV secolo, mentre a destra altri affreschi votivi di Bonaventura Boninsegna della stessa epoca. In fondo sulla destra altro affresco votivo di Giovanni Badile: San Giacomo presente alla Vergine un membro della famiglia Maffei.

Cappella Lavagnoli

La cappella è dedicata a Sant'Anna; a partire dalla sinistra sono presenti i seguenti affreschi:

L'autore è ignoto, anche se è chiara l'origine mantegnesca delle pitture; sono attribuite o a Francesco Benaglio o a Michele da Verona.

Cappella Cavalli
Verona accessibile: Chiesa di Santa Anastasia

Subito a destra si può ammirare l' Adorazione, unica opera certa di Altichiero da Zevio in Verona. Nel dipinto, come un antico omaggio feudale, i nobili cavalieri s'inginocchiano davanti al trono della Vergine. Fu eseguito forse dopo il ritorno di Altichiero da Padova, poco prima del 1390, anche se alcuni studiosi lo datano al 1369, in base ad un documento ritrovato negli archivi veronesi.

L'affresco nella lunetta del sarcofago di Federico Cavalli è di Stefano da Zevio e risale alla prima metà del XV secolo.

Gli altri affreschi della cappella e cioè la Vergine con Gesù bambino, San Cristoforo e il Miracolo di sant'Eligio sono lavori di Martino da Verona, pittore comparso nel 1412.

A sinistra compare l'affresco con il Battesimo di Gesù, attribuito a Jacopino di Francesco, pittore bolognese della prima metà del XIV secolo, considerato uno dei padre della pittura padana.

Altari laterali

Altare Bevilacqua-Lazise

L'altare è dedicato all' Immacolata Concezione. Il gruppo marmoreo è opera di Orazio Marinali e la fascia marmorea attorno all'altare è opera di Pietro da Porlezza. Sono presenti affreschi di Liberale da Verona.

L'altare, dedicato al Redentore, in memoria del capitano della milizia veneta, il genovese Giano Fregoso morto nel 1529, fu commissionato dal figlio Ercole allo scultore carrarese Danese Cattaneo, un discepolo del Sansovino. Il disegno e le sagome del manufatto furono forse forniti da Andrea Palladio, amico di Cattaneo. Quest'opera fu anche celebrata da Giorgio Vasari nelle sue celeberrime .

Altare di san Vincenzo Ferreri

L'altare è dedicato ad uno dei maggiori santi domenicani. La pala d'altare è opera di Pietro Rotari, mentre la fascia attorno all'altare è una realizzazione di Pietro da Porlezza, cugino dell'architetto Michele Sanmicheli.

Realizzato nel 1541, ha una pala d'altare di Francesco Caroto dedicata a San Martino. Il pittore fu allievo di Liberale da Verona, dal quale derivò le tendenze formali e cromatiche. Subì anche l'influsso del Mantegna e, in misura minore, del Francia e del Bonsignori.

Altare di san Raimondo di Peñafort

L'altare è dedicato al grande santo domenicano ed è presente la pala iniziata da Felice Brusasorzi e terminata da Alessandro Turchi.

  1. ^ La chiesa di Sant'Anastasia, Associazione Chiese Vive Verona, senza data.
  2. ^ Altichiero a Verona aveva anche realizzato un ciclo di affreschi nel Palazzo Scaligero, ora perduti.
  3. ^ http://mediateca.cisapalladio.org/opera.php?id=163

Bibliografia

  • Arturo Scapini, La chiesa di santa Anastasia, Verona, Edizioni di Vita Veronse, 1954.
  • Giorgio Borelli (a cura di), Chiese e monasteri di Verona, Verona, Banca popolare di Verona, 1980, BNI 828559.
  • Giovanni Cappelletti, La Basilica di S. Anastasia, Verona, Edizioni di Vita Veronese, 1981, BNI 828558.
  • Gian Paolo Marchini, Santa Anastasia, Verona, Banca Popolare di Verona, 1982.
  • Caterina Giardini, Santa Anastasia - storia e guida della Chiesa di Sant'Anastasia in Verona, Verona, Associazione Chiese Vive, 2011.
  • Nicola Patria, Il canto della torre, Verona, 2013

Collegamenti esterni


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