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Verso Herculaneum – Turris, intervista a un doppio ex

Creato il 27 novembre 2014 da Vesuviolive

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Aniello Capiluongo è un indimenticabile della storia calcistica di Ercolano ma ha avuto l’onore di vestire anche la maglia biancorossa della Turris. Con il numero 2 sulla schiena ha fatto gioire tanti tifosi ercolanesi che oggi parlano ancora di lui e delle sue magistrali punizioni di potenza alle nuove generazioni.

In occasione del derby di domenica, lo abbiamo intervistato perché ha vestito la maglia sia di Ercolanese sia di Turris, ma tutti lo ricordano più con la maglia granata perché è nella città degli scavi che ha trascorso più anni (sei stagioni) mentre con i cugini torresi ha giocato solo una stagione.

Arrivò all’Ercolanese dall’Isernia nella stagione 1978-1979 in Interregionale. giocò poi due anni con il Cosenza in C2, allenato da Nedo Sonetti, e approdò a Torre del Greco nel 1981. Nell’unica stagione con la maglia corallina non giocò contro l’Ercolanese nella quale tornò a giocare fino al 1984, quando cominciò la stagione che lo vide con tre diverse casacche: Afragolese, Andria e Akragas, la squadra di Agrigento. Dal 1986 al 1988 vestì ancora la maglia granata, fino a quel giorno di maggio in cui nell’ultima di campionato di C2 al “La Favorita” di Palermo (0-0)  si giocò l’ultima gara della SS Ercolanese. La società fallì e Capiluongo si trasferì alla Juve Stabia ma la carriera la chiuse addirittura all’estero, giocando cinque mesi in Canada.

Al nostro contatto Capiluongo risponde con emozione. Ricorda le tante gare e i derby con la Turris.

«Sono sempre state sfide infuocate - ci ha raccontato – e c’erano anche delle sfide nella sfida. Quando lasciai Torre del Greco per tornare a Ercolano, segnai al mio ex compagno di squadra Vincenzo Strino, un ottimo portiere. Ricordo che nel campionato 1982-83 in casa finì 2-2, segnammo io su punizione e Tufano, ma Strino a volte le mie punizioni le parava anche», dice ridendo.

In merito alla questione dei tifosi e della possibilità (che ormai sembra quasi certa) dell’assenza del pubblico ospite, dice: «Quelle partite erano belle anche perché c’era il pubblico delle grandi occasioni. La partita che ho citato ricordo che lo stadio era stracolmo, sia di tifosi locali che ospiti. C’erano gli sfottò e purtroppo episodi di violenza, ma spesso il tutto finiva con gli sfottò. Il pubblico era il dodicesimo uomo in campo e noi che giocavamo lo sentivamo. Non è calcio senza pubblico anche se comprendo che gli organi preposti all’ordine pubblico devono fare il loro dovere. Sarà un gran peccato che non si dà la possibilità a tutti di vedere la partita»

Partita che lui stesso non potrà vedere per impegni di lavori che lo trattengono fuori regione.

«Mi piacerebbe ritornare, sarebbe anche un’occasione per vedere vecchi amici e conoscenti. Con Ercolano ho un rapporto speciale, la sento sotto la pelle ed è una città che mi ha voluto sempre bene, dal primo momento, e quando ci tornavo trovavo sempre persone squisite. Anche a Torre del Greco ho degli amici e dei bei ricordi, sia chiaro, ma a Ercolano ho trascorso più tempo e non nego che ci sono più legato. La porto sempre nel cuore, sono tifoso e orgoglioso di aver fatto parte dell’Ercolanese».

L’ex terzino ci racconta anche un episodio legato Zdenek Zeman. «Quando allenava il Licata, che abbiamo incontrato in campionato, mi voleva con sé. Io rifiutai il trasferimento in Sicilia soprattutto per un fatto economico, ma lui dalla C2 portò la squadra in B, poi in questa serie giocò con il Foggia e arrivò in serie A».

Chissà, magari qual trasferimento avrebbe giovato alla sua carriera calcistica.

«Spero – dice infine – che sia una bella gara di sport, dentro e fuori dal campo»


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