In qualche caso, i protagonisti dello spettacolo entro le cui fauci azzardavo di porre delicatamente la mia testa, hanno tentato il morso. Più che la forza, stava per prevalere la furbizia tipica dei giocatori delle tre carte. Una volta, per avere ragione, ho dovuto aspettare parecchio tempo, quando una notizia data qui da me (e smentita dagli interessati), è stata poi riproposta da un articolo apparso su queste colonne.
Conosco quello che è successo durante lo spettacolo, posso immaginare che qualcuno abbia chiesto la mia testa, non riuscendo ad azzannarla in diretta. C'è sempre chi colleziona trofei. I direttori mi hanno lasciato tranquillo, l'adrenalina prodotta, è tutta colpa mia. Li ringrazio. Come il gagà di Enrico Montesano, posso ripetere: «Ah, come mi sono divertito...!». A volte ho pensato che se un bel gioco dura poco, era ora di mandare in soffitta la rubrica. Tentazione subito scacciata da premure di amici e lettori.
Ho cercato di fare cronaca. Cinque anni fa parlavo di sindaci con redditi da cinque milioni all'anno, che non potevano permettersi mai una cravatta nuova, per cui erano costretti ad indossare soltanto la fascia tricolore. Adesso si scopre che hanno una pensione da tre milioni al mese. Congelata. Nell'84 riferivo l'allarme dell'on. Servadei sul racket in Romagna. Tre anni fa raccontavo che per il Questore di Forlì, Rimini non era Palermo. Adesso, la Commissione antimafia viene a dirci i suoi dubbi. Nove anni fa, alla Biblioteca Gambalunga il problema era di «eliminare i teppisti». Adesso forse elimineranno gran parte del pubblico, per mancanza di personale. Di questo passo, il Comune introdurrà l'ingresso a pagamento. Un Vigile multerà i clandestini, così come chi dà da mangiare ai piccioni: pennuti delle piazze cittadine, non aspettate più che vi getti il cono del gelato. In un'Italia che ha fatto tante indigestioni, a voi tocca l'unica dieta imposta dalla legge. Auguri.
Lo spettacolo continua. Come domatore non sono un granché. Ma anche molti leoni che agiscono sulla scena, tendono a rassomigliarmi. Forse un ipnotizzatore gira nottetempo in città.
(500, 7.11.1993) Antonio Montanari