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Verso l’attacco a Kidal: la Francia tra Maliani e Tuareg

Creato il 07 giugno 2013 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Verso l’attacco a Kidal: la Francia tra Maliani e Tuareg
Situazione operativa

Il portavoce delle milizie del Mali ha confermato che l’esercito sta preparando un assalto a Kidal, l’ultima città in mano ai ribelli nel nord del Mali. Il Tenente Colonnello Souleymane Maiga si è rifiutato di dare informazioni sulla tempistica, dicendo solo che i preparativi per il dispiegamento sono “in fase avanzata”. Al momento Kidal è controllata dai Tuareg separatisti del gruppo ribelle MNLA. Contemporaneamente i leader dei Tuareg nel nord del Mali hanno formato un nuovo gruppo (sotto la presidenza di Mohamed Ag Intalla) che – loro affermano – avrà lo scopo di negoziare con il governo del Mali su come affrontare la questione del futuro della regione del Kidal.

In una dichiarazione di annuncio del varo del Consiglio Supremo per l’Azawad, gli organizzatori hanno detto di non cercare l’indipendenza dal Mali e, al contrario, di volere il dialogo. Ma la nuova organizzazione sembra essere guidata da molti degli stessi dignitari Tuareg che in precedenza avevano sostenuto il Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad (MNLA), un gruppo ribelle che lo scorso anno ha occupato il nord del Mali dichiarandone l’indipendenza. Da allora i Francesi sono riusciti a liberare dagli estremisti tutti e tre i principali capoluoghi di provincia del nord. Ciononostante, sono stati in grado di restituire il controllo in mano all’esercito maliano solo in due dei tre – le città di Timbuktu e Gao. Le forze speciali francesi sono stanziate nell’aeroporto di Kidal ma non controllano la città, dove i blocchi stradali sono presidiati dai combattenti del MNLA. Kidal è adesso governata dai Tuareg che hanno rifiutato di permettere il ritorno delle milizie del Mali accusando l’esercito di prendere sistematicamente di mira i gruppi etnici del nord dalla pelle più chiara.

Analisi

A nostro parere, il nuovo gruppo tuareg è un tentativo di creare una nuova denominazione che non sia macchiata dalla lotta per l’indipendenza del MNLA, ma che si componga di leader riposizionati del MNLA stesso. Oggi Intalla rifiuta di fornire i nomi degli altri tuareg che fanno parte del consiglio, ma un ufficiale locale che è stato informato sulla composizione del gruppo afferma che la nuova organizzazione è composta dalle stesse persone che erano nel MNLA. Ciò significa che, dopo la disfatta, i ribelli stanno tentando di mantenere le loro posizioni, cosa che permetterebbe loro di partecipare alle negoziazioni col governo del Mali e salvare l’influenza politica nella regione. Inoltre solo il rinnovamento dell’immagine del MNLA potrebbe salvare il suo status giuridico e smentire qualsiasi collegamento con gli islamisti locali agli occhi di Bamako e Parigi. Ovviamente il gruppo sta cambiando strategia nel tentativo di prendere le distanze dalla politica di indipendenza dell’Azawad.

La dichiarazione del Consiglio Supremo afferma che si tratta un movimento pacifico che non richiede l’indipendenza per parte del Mali del nord ed è contrario alla stessa idea di partizione. A nostro parere il nuovo gruppo si è focalizzato sullo sviluppo dell’autogoverno tuareg nel nord del Mali anziché sulle rivendicazioni d’indipendenza. Ciò significa che dovrebbe essere libero da ogni accusa in relazione alle forze islamiste radicali. Allo stesso tempo va sottolineato che le élites tuareg sono composte dai capi delle tribù e dei clan. Quindi è impossibile aspettarsi la comparsa di facce nuove. Questa potrebbe essere una strategia intermedia che consentirà un coordinamento di lungo termine per un governo tuareg de-facto e per formare le condizioni in grado di cambiare l’idea del movimento d’indipendenza in una vera e propria governance legale. Kidal, a differenza di Gao e Timbuktu, ha effettivamente una maggioranza tuareg e il MNLA è relativamente popolare nella zona. Dopo che gli estremisti ribelli dell’Ansar Dine sono fuggiti da Kidal, il MNLA ha accolto le truppe straniere cooperando con i soldati provenienti da Francia e Ciad.

A Kidal hanno appena annunciato di aver nominato un proprio governatore, una posizione al di fuori della cornice dello Stato del Mali che indica come stiano andando avanti con il progetto di creare una loro propria amministrazione. Il MNLA ora gestisce anche un posto di blocco ad Anefis, ai confini tra la regione di Kidal e Gao, e si è difeso contro gli altri gruppi ribelli sia nel deserto circostante sia nella città di In Khalil al confine tra Mali e Algeria. In questo modo i signori della guerra tribali potrebbero dimostrare di essere ancora parte attiva nelle negoziazioni e Bamako potrebbe dar loro la responsabilità del controllo della regione. Poiché però l’idea di negoziare con i leader tuareg rimane profondamente impopolare al sud, pensiamo che lo scenario dell’offensiva su Kidal sia altamente probabile. Ma pensiamo anche che tale offensiva sia impossibile da parte delle sole forze maliane senza il supporto delle truppe francesi. Comunque stiano le cose, Parigi guarda al MNLA come ad un partner nel processo di peacekeeping del Mali. Strategia che è stata sottolineata nel nostro precedente ultimo report sul conflitto del Mali. Quindi pensiamo che sia improbabile che le forze francesi partecipino a questo tipo di operazione. Tuttavia nel caso in cui le truppe maliane entrassero a Kidal, i negoziati con le fazioni Tuareg raggiungerebbero un punto d’impasse e il conflitto sarà congelato.

Pensiamo che se Parigi continuerà ad insistere sulla partecipazione al dialogo del MNLA o del Consiglio Supremo per l’Azawad e riuscisse a convincere le autorità maliane ad allargare l’integrazione politica dei Tuareg nel nord del Mali, la possibilità di stabilizzare la situazione nella regione sarebbe molto alta. La conduzione di attacchi da parte dei militanti nei tre mesi passati indica che ad oggi quest’ultimi hanno raggruppato le loro forze nel territorio degli Stati contigui e stabilito una base logistica per le operazioni di sabotaggio nel nord del Mali. Per questo motivo riteniamo che tale ridislocazione abbia la potenzialità di destabilizzare ulteriormente il conflitto nel Sahara occidentale.

(Traduzione dall’inglese di Romina Gurashi)


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