Di certo il voto non ha praticamente nessun valore nel mondo "Occidentale", legittimando di fatto una classe politica che da sola si è nominata tale e la dittatura dei partiti sulla cosa pubblica.
Eppure, i partiti politici si sentono attaccati da quello stesso voto che finora non ha fatto che confermarli al potere, potendo scegliere gli elettori solo tra una o l'altra compagine, facce della stessa medaglia. Forse la paura viene dal fatto che in Parlamento oggi siedono, pure tra contraddizioni e inadeguatezza, forze sostanzialmente fuori dal loro controllo.
Si parla del M5S, non tanto per la sua azione di governo quanto per il suo peso: nonostante il dissenso che esprimono si trasformi, dato il numero esiguo di seggi che gli sono stati assegnati, spesso in una sostanziale inutilità a livello parlamentare, la loro stessa presenza rappresenta per i partiti politici un rischio. Al di là dei problemi insiti nell'elaborazione di una azione politica e nella scelta degli onorevoli, il M5S rappresenta un pericoloso precedente. Da evitare a colpi di maggioranza. E, visto che ci siamo, perchè non occuparsi anche del Presidente della Repubblica, del Consiglio Superiore della Magistratura e della Consulta?
Così ci si avvia - incostituzionalità permettendo - verso una dittatura tutta renziana che, con buona pace di chi pensa che la "governabilità" sia più importante della "rappresentanza" e dunque che nessuna minoranza debba mettere i bastoni tra le ruote del governo - (il)legittimamente al potere (per motivi legati soprattutto alla legge elettorale che già ci ritrovavamo), dovrebbe essere trattata come tale.