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Vi lascio la pace, vi do la mia pace - 6^ Domenica di Pasqua (Anno C)

Creato il 04 maggio 2013 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

5 maggio 2013
Vi lascio la pace, vi do la mia pace - 6^ Domenica di Pasqua  (Anno C)
Antifona d'Ingresso Cf Is 48,20Con voce di giubilo date il grande annunzio,
fatelo giungere ai confini del mondo:
il Signore ha liberato il suo popolo. Alleluia.

CollettaO Dio, che hai promesso di stabilire la tua dimora
in quanti ascoltano la tua parola e la mettono in pratica, manda il tuo Spirito, perché richiami al nostro cuore tutto quello che il Cristo ha fatto e insegnato e ci renda capaci di testimoniarlo con le parole e con le opere. Per il nostro Signore...

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 15, 1-2. 22-29È parso bene, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie.Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati». Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agl’idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!». - Parola di Dio
Salmo Responsoriale Dal Salmo 66
Rit. : Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. - Rit.
Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. - Rit.
Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra. - Rit.

Seconda Lettura Ap 21, 10-14. 22-23L'Angelo mi mostrò la città santa che scende dal cielo.
Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello. In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello
sono il suo tempio.
La città non ha bisogno della luce del sole,
né della luce della luna:
la gloria di Dio la illumina
e la sua lampada è l’Agnello.
- Parola do Dio

Canto al Vangelo
 Gv 14,23
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserva la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia.

Vangelo Gv 14, 23-29
Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Dal vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù disse [ ai suoi discepoli ]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate». - Parola del Signore
RIFLESSIONI
  • Venire alla lettura biblica significa rispondere ad una chiamata. Non è una risposta formale, ma un aprire il cuore all’orizzonte e al messaggio che il Signore ci propone.
La nostra presenza è un primo passo con un seguito di vita che si lascia trasformare e arricchire dalla potenza della Parola. Non si tratta di imparare qualcosa, ma di vivere in forza di una potenza di grazia che parte da Dio e ci raggiunge per cambiarci. Vi propongo di affrontare il brano del Vangelo cogliendo prima di tutto i temi più concreti per segnalarli per un lavoro personale e familiare secondo le possibilità che abbiamo. I temi di stassera sono i motivi con cui realizzare questa pista di lavoro. 1- La promessa, di cui parla Gesù, è quella di inviare lo Spirito Santo in grado di aprire la porta del cuore per fare spazio alla Sua presenza. È quel tratto che viene detto ‘inabitazione’, cioè Gesù promette di prendere dimora in noi. Questo riguarderà in modo prevalente la mia riflessione dopo l’accenno ai punti da prendere in considerazione personalmente. 2- Importanza del legame tra l’obbedienza ai comandamenti e l’amore che Gesù è venuto a rivelarci. Chi ama, ascolta e vive la chiamata del Signore. Questo richiama anche il legame tra l’obbedienza alla Parola e la vita. 3- La gioia, quella gioia che sembra negata dalle vicende della vita ai discepoli, per cui si ritrovano smarriti. Gesù dice, e ci dimostra nel concreto, che la gioia nasce dall’obbedienza alla verità. Non possiamo fermarci su questo punto per una scelta, ma è importante cogliere il legame tra l’obbedienza e l’amore. Chi ama obbedisce con apertura di cuore. L’amore porta obbedienza e l’obbedienza è la sostanza dell’amore. Non esiste amore verso Dio che non sia obbedienza alle sue proposte di vita, che a loro volta sono sorgente di grazia e di pace. 4- La pace e la gioia che il discepolo deve scoprire e custodire.
  • Questa parola strana ‘inabitazione’ nasconde e custodisce la punta più alta del mistero cristiano. La punta più alta è in realtà la punta della radice più penetrante e profonda.
È una affermazione sconcertante in positivo, per certi versi, ma è per cogliere una grande promessa: Dio pone in noi la sua dimora. Dio è disposto a porre in noi, se siamo obbedienti e abbiamo il cuore aperto, la sua dimora. Dio non è più nelle case e nelle chiese soltanto, ma bensì nel cuore dei credenti. Lo sconcerto positivo nasce da questo: Dio è presente, ma non lo vedi. Dio cambia le cose a partire dall’intimo, cioè cambiando il cuore e ponendo la persona in sintonia con Lui. Senza questa grazia noi non potremmo avere accesso ai doni del Signore, al cambiamento e alla novità di vita. È uno sconcerto, perché è inaudito; è incredibile, dal punto di vista della mentalità corrente, non vedere nulla, ma sapere che Lui c’è. Questa inabitazione dello Spirito è il traguardo estremo dell’opera di Gesù. Gesù è l’incarnazione del Verbo spinta fino all’estremo e si manifesta, nella sua misteriosa presenza, come forza di grazia che cambia la persona e le dà senso. Se non ci fosse questo mistero, inteso come potenza non-mondana, tutto sarebbe solo in apparenza positivo, ma sarebbe senz’anima come uno spettacolo, come qualcosa che si vive e si celebra solo in apparenza. In realtà questa presenza permette al cuore di aprirsi, porta la persona a vivere in profondità la proposta del Vangelo e la salva dall’esteriorità, dall’essere uno spettacolo, dal conformismo e dal gioco delle apparenze. Oggi vediamo come ci lascia desolati lo spettacolo della banalità di tante manifestazioni. L’opera di Dio mira a cambiare alla radice la nostra struttura e la nostra mentalità. Quindi non dobbiamo avere paura di esagerare; c’è il rischio di essere sempre lontani dall’effettiva azione dello Spirito. Per esprimermi in modo concreto: non potrei mai amare il prossimo come ci è chiesto se non ci fosse questa energia che è lo Spirito che abita in noi. Sarebbe improponibile. Dire che lo Spirito abita, significa dire che opera con la sua presenza oltre il visibile. Di fronte a certi testimoni a volte ci chiediamo come mai siano arrivati a quel punto. Tutto questo è opera dello Spirito che non si è accontentato di aggiustare comportamenti esteriori, ma che ha cambiato alla radice la persona e ha dato verità al suo modo di fare. C’è differenza tra chi è mosso dallo Spirito e chi invece è mosso da un amore operato dalla persona. Io posso visitare un ammalato e faccio bene, ma se mi fermo solo al gesto è diverso dal prendermi cura secondo il messaggio evangelico. Il Vangelo ci dice dunque che noi siamo sotto l’azione dello Spirito che abita in noi. A noi è chiesto non di inventare, ma di seguire. Penso che tutti voi abbiate fatto esperienza di una spinta interiore, di una luce che ha modificato in qualche modo, non per uno sforzo umano, la vostra persona. Parlare di queste cose è difficile perché mirano ai fatti, ma occorre fare attenzione a questa sequenza: lo Spirito abita in noi e sostiene il nostro comportamento all’esterno di noi. Quando Gesù dice di essere presente nell’ammalato, nel povero, nell’uomo in ricerca, dice anche che Lui è il povero. Questa ‘inabitazione’ non è visibile, ma sperimentabile nella misura in cui Gesù opera e noi lo lasciamo operare. Questo discorso è arduo, ma è anche il più alto e il più liberante perché ci fa superare il volontarismo. Non è con la nostra volontà che ci apre la strada, ma è l’azione profonda di Dio in noi. Se lo ascolto, sperimento dei passi che non mi sarei mai sognato di compiere. La storia della chiesa è piena di conversioni che non posso spiegare in altro modo se non nel riconoscimento del fatto che Dio sta operando. La conversione è l’esempio più confortante di questa azione. Resta pur sempre la difficoltà di credere, di aderire e di cogliere che Dio effettivamente opera. “ … prenderemo dimora presso di Lui…”
È il punto più profondo del mistero cristiano,
il più prezioso e il più nascosto…
Senza una relazione personale
autentica con il Signore,
senza una vita spirituale nascosta, ma reale,
tutto il resto rischia di essere scena ,
apparenza di vita
più che autentica vita.
Senza l’azione interiore e nascosta
dello Spirito nel credente,
la chiesa rischia di non essere comunione di discepoli.
Solo uomini e donne
resi dimora della vita trinitaria,
coscienti della vita divina in loro,
sanno narrare e annunciare il Regno di Dio.
Il Signore saluta i suoi discepoli
donando loro la pace,
e il suo saluto prelude al suo ritorno.
Ai discepoli è chiesto
di vincere il timore con l’amore
e di entrare così nella gioia
di chi attende la venuta del Signore:
la gioia dell’attesa.

( liberamente “Bose”)
La cosa più consolante è che Dio è in me e che io sono la sua dimora. Se questa certezza davvero ci penetrasse! Che il Signore ci aiuti e ci doni la sua forza di attrazione. Inabitazione’ è un fatto reale, ma è puro dono; non sono io che la compro o la merito, ma è dono che dà significato a tutto. Pensate alla forza che può operare questa consapevolezza in una persona provata o in ricerca! È un piccolo passo, ma di estremo valore. San Francesco diceva che l’ammalato è doppia presenza del Signore. Ogni persona è potenzialmente dimora di Dio. Purtroppo a volte chiudiamo la porta e restiamo al buio. Aiutiamoci con la Parola e l’esempio a camminare per questa strada. Se c’è l’entusiasmo ma non la docilità del cuore, il nostro essere è vuoto. Noi cristiani dovremmo lavorare per essere attenti a questa presenza in noi e nei fratelli.

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