La chiamano “citizen science”, scienza dei cittadini. Nasce quando la ricerca esce dai laboratori ed entra nelle case delle persone comuni, che hanno così l’opportunità di fare importanti scoperte proprio come i più rinomati ricercatori del mondo. Chi fosse interessato alla matematica pura, ad esempio, può mettere a disposizione la CPU del proprio computer per andare a caccia di un nuovo numero primo di Mersenne sul sito mersenne.org. Gli appassionati di biologia molecolare possono cimentarsi nel videogioco Foldit, grazie al quale i partecipanti possono contribuire a determinare la struttura tridimensionale di una proteina. Ma cosa offre internet per gli amanti della genetica?
A giudicare dall’articolo pubblicato su Nature Medicine, la risposta ha il nome di una startup californiana: Genomera. Fondata dall’imprenditore Greg Biggers, questa azienda offre la possibilità di partecipare in modo volontario ai più disparati progetti di ricerca in ambito genomico. L’unico – fondamentale – requisito per entrare a far parte della community di Genomera è di aver acquistato un servizio di genotyping da un’azienda di personal genomics, in modo da conoscere quindi il proprio identikit genetico. Dopodiché, si potrà scegliere a quale progetto di ricerca partecipare: lo scopo è sempre quello di sfruttare i dati genetici della comunità per individuare delle associazioni tra particolari varianti nel DNA e specifici tratti fenotipici. Ad esempio, i progetti partecipativi di Genomera potrebbero voler cercare i geni legati alle performance atletiche, all’umore e all’intelligenza, oltre a cose più bizzarre come i gusti alimentari o la capacità di apprendimento a seconda delle ore del giorno. Biggers è fiducioso che un giorno la sua community potrà pubblicare veri e propri articoli su prestigiose riviste scientifiche, proprio come oggi succede per i GWAS tradizionali.
Il mondo sta diventando sempre più “social” e interconnesso, e non stupisce che anche la ricerca scientifica sia stata alla fine contagiata da questa nuova tendenza. Nei social network tutti vogliono comunicare, esprimersi, dire la loro. In Genomera accade la stessa cosa per la ricerca: gli utenti sono mossi dallo stesso spirito partecipativo, dalla stessa voglia di condividere. In più, hanno l’opportunità di fare scoperte importanti offrendo la cosa più privata e unica che hanno, il proprio codice genetico. Il principio estremamente democratico che sta alla base di Genomera è fantastico: se le condizioni controllate richieste da uno studio scientifico rigoroso saranno garantite anche in questa forma di ricerca un po’ alternativa, sono sicuro che si otterranno moltissimi, grandi risultati. Genomera diventerà il Facebook della genomica? Io glielo auguro.
Dolgin E “Personalized investigation” Nature Medicine 2010, 16: 953-955