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Per molti siciliani Windjet, nata nel 2003, più che una compagnia aerea low cost è diventata un proverbio, un luogo comune, un nome da criticare a prescindere. Soprattutto nei primi anni della sua attività è stata caratterizzata da ritardi esagerati e disservizi vari, a tal punto che anche chi non era mai salito su un aereo con la livrea arancio-azzurra ne parla ancora malissimo. Io ho avuto problemi solo un paio di volte, nulla di tanto diverso da quello che mi è successo con molte altre compagnie, italiane e non. Ma il passaparola ha anche questa caratteristica, di creare opinioni e convinzioni. E così gente che probabilmente non ha mai pagato qualche decina di euro alla compagnia di Antonino Pulvirenti, proprietario tra l'altro del Catania Calcio, non ha dubbi: "per carità, io non prenderò mai un aereo Windjet".
(per la cronaca, nel maggio 2010 con Windjet andai a Parigi Charles de Gaulle, arrivando con cinque minuti d'anticipo)
A me non interessa fare pubblicità positiva a Windjet, che intanto negli anni ha anche aumentato le tariffe e spesso propone biglietti non proprio a basso costo. Appena una ventina di giorni fa sembrava che la compagnia fosse in crisi di liquidità, con pagamenti ritardati di stipendi e Tfr. Però allo stesso tempo si parlava di una quotazione in Borsa entro il 2012, per cui Windjet potrebbe diventare la seconda società siciliana a Piazza Affari. La compagnia catanese è la sesta per quota di mercato nazionale (6,2% nel 2011), con basi operative a Catania, Palermo e Rimini, una flotta di 12 Airbus e oltre 2,8 milioni di passeggeri trasportati nel 2011.
La novità è adesso la procedura d'integrazione tra Windjet e Alitalia. Nei giorni scorsi è stato firmato un protocollo con la società di Pulvirenti (e pure con l'altra low cost Blue Panorama), per «rafforzare la dimensione industriale degli operatori, aumentarne la competitività e svilupparne la capacità di affrontare e gestire le variabili del quadro macroeconomico», recita una nota entusiasta della compagnia di bandiera salvata nel 2009. Insomma, integrazione vorrà dire moltiplicare «le opportunità per i clienti italiani e la capacità del Paese di attrarre i flussi turistici internazionali».
Parole da comunicato stampa, senza dubbio. Se però questa intesa dovesse dare vita a un nuovo monopolio, o meglio (cioè peggio...) a un cartello, sul mercato del trasporto aereo, forse i toni potrebbero essere molto meno trionfanti. E per una volta le critiche non sarebbero infondate.
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