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Via Foria. Perché si chiama così e cosa si faceva in questa strada?

Creato il 21 novembre 2015 da Vesuviolive

foria

Una delle strade più famose e percorse di Napoli, via Foria, perennemente intasata dal fitto traffico urbano è lunga un chilometro esatto ed estendendosi da Piazza Carlo III a Piazza Cavour attraversa i quartieri Stella, San Carlo all’Arena e San Lorenzo. Un fascino, quello di questo antico nucleo del centro storico, ingrigito da decenni di smog e inquinamento. Oppresso da fenomeni criminali che costituiscono chiari segni di decadenza ma che, nonostante tutto, non potranno mai nascondere la genuina bellezza dei suoi secoli di splendore, dei suoi percorsi verdi e floreali.

Ma da dove deriva il suo toponimo Foria? Esistono varie interpretazioni circa la sua origine.

Si dice possa derivare da Florita dal nome di una villa, villa florita, appartenente ai Caracciolo; molti propendono, invece, per foria, da “fuori”, fuor-via poiché un tempo la strada era da considerarsi fuori le mura della città; c’è persino chi ritiene che Foria possa derivare dal latino fori(c)a, sostantivo femminile che indicava le antiche latrine pubbliche ma che tra i suoi significati contiene anche “cloaca”, “sversatoio”. Un’ipotesi, quest’ultima, assai curiosa ma non priva di senso in quanto in realtà un tempo questa strada era un lungo e profondo canalone nel quale convergevano acque pluviali e non.

Tuttavia l’ipotesi più accreditata fa risalire il toponimo al secolo XVII e alla corruzione di Forino, il principe della famiglia dei Caracciolo che in questa contrada edificò un palazzo con bellissimi giardini, parte dei quali furono espropriati a cittadini che cominciarono la costruzione dei loro edifici privati.
Come già anticipato la strada di Forino o Foria non era altro che un grande collettore di acque che raccoglieva tutte le acque torrentizie (la cosiddetta lava) provenienti dalle colline sovrastanti come la Stella, il Moiariello, l’Infrascata, la Veterinaria e dai valloni della Sanità e dei Vergini. Una volta rettificata e selciata nel 1767, per la sua larghezza questa strada divenne uno dei campi preferiti per le petriate, un gioco diffuso dalla plebe napoletana che consisteva nel dividersi in due squadre e tirarsi scambievolmente delle pietre.

Via Foria- Marittone Antonella

Nel 1812 il re Gioacchino Murat ordinò di rettificare la strada e prolungarla fino al colle di Poggioreale facendo abbattere parte del gruppo di case difronte alla porta di S.Gennaro. Più tardi fu edificato, all’angolo con via Duomo, un mercato adibito prima alla vendita di alimentari e poi, nel XX secolo, a quella di fiori fino al 1958, quando fu abbattuto per fare posto ad un enorme edificio-torre, realizzato dal famigerato costruttore emblema del laurismo Mario Ottieri, che rovina la lineare altezza dei preesistenti edifici.

Al XIX secolo risale la costruzione della Caserma Garibaldi, ottenuta inglobando importanti strutture antiche come i due torrioni e parte della cinta muraria aragonese, che scorreva parallela a via Cesare Rosaroll. Dopo la caserma, sempre sulla destra, troviamo il palazzo Ruffo di Castelcicala, costruito tra il XVII e il XVIII secolo, ambientazione dei due film di Luciano De Crescenzo, Così parlò Bellavista e Il mistero di Bellavista. Più avanti, sulla sinistra, il palazzo dei Franchis con la chiesa di Santa Maria Addolorata dei Franchis, un tempo cappella nobiliare. Proseguendo ancora è possibile raggiungere l’antichissima chiesa di Sant’Eframo Vecchio, probabilmente risalente al V secolo, nella cui zona esisteva il cosiddetto cimitero delle cetrangolelle (termine utilizzato dai napoletani per indicare i cedri, un tempo presenti in questa zona), luogo sconsacrato che riceveva le spoglie di prostitute, atei o scomunicati.

Di fronte all’Orto Botanico, il più importante vivaio in Italia per il numero e la qualità delle specie presenti, sorge palazzo Lariano Sanfelice, opera del grande architetto Ferdinando Sanfelice. Superato l’Orto Botanico a destra della strada troviamo ancora la maestosa chiesa di Sant’Antonio Abate di fondazione angioina e terminando il percorso in Piazza Carlo III il Real Albergo dei Poveri costruito da Ferdinando Fuga.


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