di Valentina Magrin
Il reggiseno e il corpetto - Se i due campioni prelevati dal reggiseno di Simonetta sono riconducibili a Busco (all’epoca fidanzato della vittima), le tracce biologiche individuate sul corpetto di Simonetta identificano “con certezza la presenza di almeno tre soggetti maschili”. Chi sono, dunque, gli altri uomini entrati in contatto con gli indumenti intimi della Cesaroni?
Il morso – Il morso sul capezzolo sinistro della vittima nel processo di primo grado ha rappresentato la prova regina per la condanna di Busco, dal momento che la sua arcata dentaria era stata considerata compatibile con i segni sul corpo della ragazza. Ora però i periti sostengono che “le due minime lesioni escoriative seriate poste al quadrante supero-mediale della base d’impianto del capezzolo sinistro non sono in grado di configurare alcun morso, oltretutto mancando l’evidente traccia di opponente, per cui restano di natura incerta” e quindi “potrebbero essere di tutto”. Ad esempio, potrebbero essere attribuite a un’ “unghiatura parziale per strizzamento tra due dita del capezzolo ove sul posto il contatto avvenne propriamente con il margine ungueale e dall’altra parte ebbe ad agire solo il polpastrello”.
Le tracce di sangue – Nemmeno le tracce di sangue sulla scena del crimine sono attribuibili all’imputato. Si tratta della traccia presente sul lato interno della porta della stanza teatro dell’omicidio, di quella sul telefono e delle due tracce sullo specchio dell’ascensore dello stabile di via Poma: di queste ultime, una appartiene a Simonetta e l’altra, ancora una volta, a un individuo non identificato.
L’ora del delitto – Infine, i consulenti della Corte hanno spostato avanti di circa un ora il momento della morte di Simonetta Cesaroni, che sarebbe quindi da collocare tra le 18 e le 19 di quel 7 agosto 1990. Domani in aula saranno proprio i risultati di questa sorprendente superperizia a essere discussi.
Nottecriminale sarà lì per documentarvi quella che potrebbe essere la svolta di un mistero lungo 22 anni.
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