Con grande piacere pubblico il contributo di un lettore che ci racconta qualcosa su Versailles e in un certo senso mi salva la vita. Il fatto è che, fra amici e conoscenti, ormai la mia passione per la Francia è stra-nota ed oggetto di molta ilarità. Tipo se dico “vado via quattro giorni” neanche c’è il dubbio che io possa andare in un luogo diverso da Parigi. Inoltre ho trasformato in francofilo suo malgrado anche un uomo con tutt’altre passioni, il quale, fra l’altro, passando spesso per il sud della Francia dovendo andare in Spagna, in genere tratteneva il respiro. Poi gli ho fatto scoprire la tapenade, l’isola di Port Cros, Versailles d’estate e ha cambiato idea.
Luigi XIII adora la caccia, e tra i luoghi favoriti c’è anche una regione di boschi, stagni e terreni sabbiosi dove, sul fianco di una collinetta, si erge un vecchio castello feudale, una modesta chiesetta e qualche casa. Un villaggio senza storia che si chiama Versailles.
Il duca di Saint-Simon denigra il luogo senza pietà: “Il più triste e il più ingrato di tutti i siti, senza vita, senza boschi, senz’acqua, senza terra, perché là è tutta sabbia in movimento e paludi, e di conseguenza senz’aria, che non può essere buona”. Luigi XIII manifesta, nonostante il disprezzo della corte e dei suoi ministri, una particolare predilezione per questo luogo. Ne acquista la proprietà, ed erige un piccolo castello dove poter pernottare dopo le estenuanti partite di caccia, senza essere costretto a dover rientrare a Saint-Germain o a Parigi. Il giovane Luigi XIV ne rimane a sua volta affascinato. La sua smania costruttiva è inesauribile. Ha già alle spalle importanti interventi sulle residenze reali esistenti, ma il Louvre, Fontainebleau, Saint-Germain, pur essendo residenze fastose, non appagano compiutamente le sue ambizioni. Il futuro Re Sole intravede nel piccolo castello del padre un enorme potenziale, un luogo dove edificare dal nulla una residenza che rifletta appieno la sua concezione della sovranità e della grandeur della Francia, e che sia interamente opera della sua dinastia.
Il re è colpito dalle terre che si estendono a perdita d’occhio tutto intorno, che permettono la creazione di un parco immenso. Infatti, per diverso tempo Luigi si accontenta di apportare minime modifiche all’edificio, mentre André Le Notre procede alla realizzazione dei giardini che incanteranno l’intera Europa, con boschetti, fontane, statue, aiuole fiorite e viali nel più puro stile francese. Si realizza un’incredibile opera idraulica, capolavoro ingegneristico del Seicento per alimentare le più di 50 fontane del parco con l’acqua della Senna. Il parco comprende anche due grandi bacini d’acqua navigabili, scenari di regate e battaglie navali.
I grandi lavori al palazzo cominciano nel 1668, sotto la direzione dell’architetto Le Vau, già celebre per la realizzazione del castello di Vaux-le-Vicomte insieme a Le Nôtre e Le Brun, E terminano solamente quarantadue anni dopo. Luigi XIV vuole a tutti i costi conservare l’edificio originario, che viene “avvolto” da una nuova costruzione in stile italianeggiante, con due padiglioni che affacciano sul parco, collegati da una terrazza. Successivamente vengono edificate due ali laterali che prolungano la facciata di Le Vau fino a una lunghezza complessiva di 670 metri, riservate ai Principi del sangue e alle persone con incarichi a Corte. La terrazza viene coperta, diventando la celeberrima Galleria degli Specchi magnificamente affrescata da Le Brun. Nel 1710 viene terminata anche la Cappella. All’estremità del parco sorge il Trianon di Marmo, poi Gran Trianon, dove il re può godere di un clima meno rigido di quello da lui stesso imposto a Versailles. Contemporaneamente, davanti al palazzo sorge la città, con le due grandi scuderie gemelle, necessarie per gestire l’immenso traffico di carrozze sempre in aumento da quando, nel 1682, il Re Sole eleva la reggia a sede della corte e del governo. Ai lati del cortile d’onore le ali dei ministri sono la sede dell’Amministrazione dello Stato. Poco a poco, Parigi viene abbandonata. Tutta la vita di corte si svolge a Versailles. Il Re Sole riesce nel suo grande obiettivo politico: asservire intorno a sé quella nobiltà ribelle che mai ha smesso di cospirare contro la sua dinastia. Imprigiona gli aristocratici in una gabbia dorata facendone dei servitori a corte, che si divertono con giochi, cacce, concerti e passeggiate, intrigando gli uni contro gli altri continuamente.
Le stanze sono decorate con grande sfarzo, ricche di marmi, preziosi arazzi, stucchi, ori e affreschi. Alle pareti i quadri delle collezioni reali, tra i quali la Gioconda. Versailles conosce, in un momento tra i più privilegiati, una fioritura dell’arte in tutti i suoi aspetti: il castello è un vero museo [lo definire più un teatro, il teatro dove la monarchia si mette in scena] dove chiunque è ammesso purché decentemente vestito. Abbandonata durante la reggenza del duca d’Orléans, che non la sopporta, rischia addirittura la demolizione. È questa la proposta del duca di Noailles, al quale l’onnipresente duca di Saint-Simon, assolutamente sbalordito e per un attimo senza parole (fatto veramente eccezionale) risponde: “Signore, se voi aveste a disposizione le fate con le loro bacchette magiche, allora sarei del vostro parere”, mettendo Noailles a tacere. Sotto il regno di Luigi XV, che desidera avere una vita personale in ambienti meno solenni di quelli del suo predecessore, viene creato l’Appartamento interno del Re, modificato continuamente per tutto il regno del sovrano alla ricerca della massima comodità. Altre modifiche vengono apportate a causa dei continui trasferimenti delle sue terribili figlie zitelle all’interno del castello. Viene eretto il Petit Trianon, concepito per Madame de Pompadour e inaugurato dalla Du Barry. Il teatro dell’Opera è terminato nel 1770, in tempo per poter celebrare con il giusto sfarzo il matrimonio del delfino Luigi Augusto con Maria Antonietta d’Austria. Con Luigi XVI, i grandi interventi di restauro progettati (completo rifacimento delle facciate sulla città, miglioramento dei locali e dei servizi) rimangono sulla carta a causa della disastrosa situazione finanziaria. Spettatrice della massima grandezza dei Borboni, Versailles lo è anche del loro tramonto. Proprio qui si tengono gli Stati Generali, inizio della fine per la monarchia. Nella notte tra il 5 e il 6 ottobre 1789, la folla giunta da Parigi per chiedere pane al re assalta il castello, e costringe i sovrani a trasferire la corte nelle polverose sale delle Tuileries. Versailles è abbandonata in fretta e furia. Nel 1792, dopo la caduta della monarchia, subisce un pesante saccheggio.
Anche dopo la Restaurazione, Versailles non è più residenza dei sovrani. Luigi Filippo ne fa un museo dedicato alla storia della Francia. Il Trianon viene abitato da Paolina Bonaparte e da Maria Luisa. Nel secondo Impero attira l’attenzione dell’imperatrice Eugenia, grande ammiratrice di Maria Antonietta, che riporta il palazzo e il parco al suo aspetto originario. Il destino vuole che il castello continui a partecipare attivamente alla vita del Paese. Nella Galleria degli Specchi viene proclamato il Reich tedesco nel 1871 e, qualche anno dopo, la Terza Repubblica. Nel 1919 infine ospita la firma del trattato di pace che sancisce la fine ufficiale della Prima Guerra Mondiale. Nel 1979 la reggia è dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, e nel 2003 ha preso il via un grande progetto di restauro del palazzo e del parco, per riportare la reggia all’antico splendore.
Lukas Alexander Benedetti
studente di giurisprudenza, appassionato di storia, arte e Royals
Aggiungo qualche informazione pratica per chi volesse fare un salto dalle parti di Versailles. Il periodo migliore è ovviamente la primavera-estate. Ci sono orde di turisti, ma il giardino e il parco sono nel loro massimo splendore e si possono trascorrere ore passeggiando senza meta nei viali e nei boschetti. Provare per credere.
Sulla reggia, sugli itinerari, sugli appartamenti che si possono visitare liberamente e su quelli per i quali occorre prenotare una guida (non turistica, un conferenziere vero e proprio) basta andare sul sito ufficiale che è in varie lingue fra cui il giapponese, ma non in italiano. Ok prendentene atto e basta. La visita vale il superamento dell’affronto mortale alla nostra lingua. Anzi, se avete tempo, vi consiglio una sosta di due giorni per godervi anche tutto il resto e cioè il Trianon e il Domaine de Marie Antoinette, cioè Petit Trianon e Hameau. Per visitare l’enorme parco e tutti gli edifici in esso contenuti potete noleggiare una bici ma anche prendere il trenino elettrico che vi porterà nei pressi dei luoghi più significativi. Visto tutto quello che dovete vedere potete riprendere un altro trenino e proseguire. I costi non sono bassissimi, ma ne vale la pena.
A Versailles si arriva comodamente da Parigi con la RER, alla stazione basterà seguire il fiume di gente che si incammina verso la reggia, per strada troverete anche agenzie turistiche che con un minimo di sovrapprezzo vi vendono i biglietti, può valerne la pena perché le file sono immense. Il primo impatto con Versailles può essere un tantino deludente perché entrate dal cortile d’onore e nonostante il cancello dorato e la statua equestre di Luigi, lo spiazzo davanti è praticamente un immenso parcheggio di bus.
Vi sconsiglio vivamente di pranzare o fare merenda in zona (sia per i costi, sia per la qualità), ma una validissima alternativa è il pic nic. Nel senso che prima di partire da Parigi vi rifornite di baguette, formaggi, frutta, macaron e tutto quello che vi piace (tutti i quartieri della capitale francese hanno un mercato all’aperto spesso anche la domenica) e poi vi fate il vostro personalissimo déjuner sur l’herbe magari intorno al laghetto nei pressi dell’Hameau de la reine.
tutte le foto sono di Lukas Alexander Benedetti